Da molti anni questa disciplina è protagonista indiscussa di molti ambiti della psicologia, psicoterapia e filosofia.

Definiamola: “una parola inglese che vuol dire consapevolezza ma in un senso particolare. Non è facile descriverlo a parole perché si riferisce prima di tutto a un’esperienza diretta. Tra le possibili descrizioni è diventata “classica” quella di Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri di questo approccio. “Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”. Si può descriverla anche come di un modo per coltivare una più piena presenza all’esperienza del momento, al qui e ora”.

Spesso viene associata alla meditazione proprio perché si basa sulla meditazione consapevole (principale tradizione ereditata dal Buddhismo classico) e può essere definita “un livello introduttivo, iniziale di pratica di meditazione che sia adeguato e adatto a contesti quotidiani, all’esperienza di vita normale che sperimentiamo tutti i giorni. In sintesi un approccio che possa aiutarci a metterci in una diversa relazione col disagio, che prima o dopo, in un modo o nell’altro, tutti sperimentiamo”.

Non corrisponde tuttavia ad una tecnica di rilassamento, spesso scambiata per questo tipo di pratica in realtà non lo è poiché non è né un trance né un modo per “svuotare la mente e raggiungere il vuoto”. Non consente inoltre di essere un facile metodo di facile raggiungimento del benessere psico fisico né tantomeno una sorta di “spa emozionale”.

Erroneamente viene associata ad una sorta di “buonismo psicologico che ci permette di accettare tutto, accogliere acriticamente quello che ci accade, ad essere passivi nel nome dell’accettazione”.

 

Credit to: https://mindfulnessitalia.it

 

 

 

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