Il legame tra Corpo e Mente è stato studiato in diversi ambiti dalla scienza nel corso dei millenni.

Esistono numerosi studi, ricerche ed evidenze scientifiche della forte connessione tra la psiche e le funzioni vitali del nostro organismo.

Non a caso, in numerose occasioni si nota come la mente influenzi positivamente o negativamente le funzioni dell’organismo e i processi di guarigione indipendentemente dalle cure, medicine assunte o terapie che si attuano per curare, sanare o guarire un disturbo o una patologia.

L’uomo è un’ unità psico-fisica-spirituale e deve essere compreso alla luce del paradigma Bio-Psico-Sociale, di cui, ciascuna parte non può essere scissa.

L’uomo è fatto di ANIMA e CORPO, PSICHE E SOMA, dove Psiche è il soffio vitale, la mente, e Soma è il corpo, i quali si muovono dinamicamente e mutevolmente in una dialettica infinita come due facce della stessa medaglia.

Il Corpo (Soma: dal gr. σῶμα «corpo»; lat. scient. -soma, secondo elemento di parole composte della terminologia scient., soprattutto biologica (cromosoma, mesosoma, oosoma, ecc.), che significa, in genere, «corpo») e Mente (Psiche) si influenzano vicendevolmente in quanto, il nostro ESSERE è un’unità, un TUTTO INDIVISIBILE.

Ricordiamo che in caso di malessere da parte della psiche il soggetto può esserne cosciente ed esprimerlo, magari anche ricorrendo all’aiuto di uno specialista della salute mentale; se invece di questo disagio psichico non c’è consapevolezza e c’è scarsa dimestichezza con le faccende della psiche, è il nostro corpo a farsi portatore di questo pesante macigno.

Questo meccanismo è noto, in psicologia, psichiatria e prima di tutto in psicoanalisi, con il termine “somatizzazione”: con questo processo, il corpo diventa portavoce di un malessere psicologico che nella mente sembra non avere modo di risuonare.

Non a caso esiste una intera branca del sapere detta Psiconcologia (psicologia applicata alla oncologia) che spiega in maniera esaustiva le connessioni tra salute mentale e corporea e della quale parleremo nei prossimi articoli.

Oggi analizzeremo una scienza particolare, la PNEI-PsicoNeuroEndocrinoImmunologia– disciplina che studia le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici.

Riportiamo di seguito maggiori dettagli.

DEFINIZIONE e CARTTERISTICHE[1]

“La PNEI – PsicoNeuroEndocrinoImmunologia – è lo studio delle relazioni tra i grandi sistemi di regolazione dell’organismo umano: il nervoso, l’endocrino e l’immunitario, e tra questi e la psiche cioè l’identità emozionale e cognitiva che contraddistingue ciascuno di noi.

I vari sistemi (PNEI – psichico, neurologico, endocrino ed immunitario) interagiscano tra loro per il raggiungimento di un’omeostasi interna dell’organismo.

A prova di tutto ciò, è stato dimostrato che le cellule immunitarie sono in grado di interpretare i messaggi provenienti dal sistema nervoso autonomo (SNA) e dal cervello.

Se mente e corpo (Psiche e Soma) sono dunque in grado di interagire, non risulta difficile accettare l’idea che l’umore (inteso come disposizione mentale, più o meno positiva, all’interpretazione degli stimoli) possa regolare, o quantomeno influenzare (o se preferiamo, interferire con) il sistema nervoso centrale, quello ormonale e quello immunitario.

Ogni stato emotivo quale amore, paura, piacere, dolore, ansia, rabbia, eccetera, con le sue complesse sfumature definite comunemente sentimenti, è generato dagli elaborati che avvengono nelle zone “nobili” (corteccia, lobo limbico, etc.) del cervello.

Questi stati emotivi vengono diffusi in tutto il corpo (e, quindi, nei singoli organi e apparati) mediante una via bioeletttrica (gli impulsi nervosi neuronali e nevrogliali) e grazie all’intervento di sostanze biochimiche definite “liganti” (che modulano il segnale fra le singole cellule), comprendenti neuropeptidi, neurotrasmettitori e ormoni.

Questi “liganti” e i relativi recettori (“serrature” specifiche situate sulla membrana cellulare) sono presenti in ogni parte del corpo e non solo nel sistema nervoso.

Ciò significa che tutto il corpo “pensa” (anche se in maniera più o meno impegnativa, a seconda della zona interessata) e che ogni cellula “sente” e prova “emozioni”, elabora le proprie informazioni e le trasmette ad ogni altra cellula attraverso una fittissima rete di comunicazione per cui ogni aspetto psicofisico umano può essere visto come una parte di un’unica realtà.

Le basi molecolari delle emozioni possono dunque essere definite come i messaggeri che trasportano informazioni per collegare tra loro i grandi sistemi dell’organismo in un’unica unità funzionale che possiamo definire corpo/mente.

La PNEI – Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia rappresenta quel settore di ricerca che abbraccia un ampio ventaglio di discipline scientifico umanistiche e, in definitiva, si pone come strumento unificante di vari aspetti del complesso quadro dei fenomeni di adattamento dell’organismo”.[2]

Questa disciplina consiste in un nuovo modello di cura della persona, il quale viene impiegato nella gestione dell’interazione reciproca tra il comportamento, l’attività mentale, il sistema nervoso, il sistema endocrino e la risposta immunitaria degli esseri umani.

Difatti, la malattia viene intesa non più come semplice definizione di una patologia determinata da specifiche cause (come ad esempio la contaminazione batterica), ma come un UNICUM, un insieme di interazioni psicosociali su cui è possibile intervenire.

Il concetto di PNEI, ormai presente nel panorama medico da circa 30 anni, ben si sposa con questo concetto di UNICUM suddetto per il quale agisce a livello di organismo su diversi piani (attraverso l’attività mentale, il sistema nervoso, il sistema endocrino e la risposta immunitaria degli esseri umani) in modo da studiare e poi applicare in modo unificato sistemi psico-fisiologici che come detto sono stati analizzati da sempre in maniera separata e indipendente.

La PNEI integra questi assi neuro-ormonali:

  • l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
  • l’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide
  • l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi
  • l’asse ipotalamo-spinale-midollare.

A metà degli anni ’80 la ricerca scientifica ha scoperto la produzione da parte dei linfociti (tipi di globuli bianchi e quindi adibiti al sistema immunitario) dell’ormone TSH (ormone ipofisario che stimola la tiroide alla produzione di T3 e T4) e altre molecole con attività neuroendocrina.

Inoltre, la ricerca ha evidenziato come il linfocita può ricevere segnali sia dal sistema nervoso centrale, che dal sistema endocrino.

Dunque, esiste un’unica rete funzionale e integrata costituita da mediatori comuni che sono le citochine, i neurotrasmettitori e gli ormoni (rispettivamente mediatori del sistema immunitario, del sistema nervoso e del sistema endocrino).

Questi 3 sistemi lavorano quindi insieme coordinati e i mediatori (molecole) agiscono su tutti e tre i sistemi e possono influenzare non solo il proprio apparato di provenienza, ma anche gli altri.

Gli ormoni ad esempio (che siamo abituati a catalogare come appartenenti al sistema endocrino) sono invece in grado di influenzare anche la risposta immunitaria e di agire in sinergia con il sistema nervoso e il sistema immunitario (e viceversa).

La PNEI è quindi un’interazione dell’assetto psicologico, neuropsicologico ed emotivo con la sfera chimico-fisica e organica della biologia della vita, in condizioni di salute e di malattia.

L’omeostasi corporea avviene grazie all’autoregolazione di questa rete che riceve input di natura psicologica, infettiva, ecc.

APPLICAZIONE della PNEI

La chiave di applicazione della PNEI consiste nella prevenzione delle malattie.

Difatti in caso di sistema PNEI attivo e ben funzionante si attua una prevenzione efficace contro le malattie e patologie.

Questo dipende dal fatto che lo stato psicoemotivo ed affettivo di una persona influenza e modifica il decorso di una malattia. Ecco quindi che la mente è in grado di influenzare la cura delle malattie.

Le malattie o patologie che si possono contrarre dipendono da una serie variabile di fattori ambientali e genetici che attuano dei disturbi o cambiamenti nell’assetto dell’equilibrio psico-fisico della PNEI dell’organismo.

Il mantenimento di un SANO EQUILIBRIO DIPENDE FORTEMENTE DA FATTORI QUALI:

  • salute psicologica
  • corretta alimentazione
  • sistema immunitario forte

In aggiunta a tali fattori altre componenti del sistema possono influenzare ed intervenire per ripristinare l’equilibrio del sistema e correggere eventuali anomalie dello stesso influenzando l’umore, riducendo lo stress, correggendo problematiche endocrine.

Tra le componenti che attuano tale influenza ricordiamo sempre:

  • corretta alimentazione
  • ore di sonno
  • attività fisica
  • bere adeguatamente
  • no alcol
  • no fumo
  • no droghe

Grazie alla PNEI, il concetto di interazione e interconnessione della azione della mente sul corpo e viceversa, secondo dei meccanismi e proprietà chimico-fisiche autonome che si influenzano l’uno l’altro.

La PNEI, risulta dunque una disciplina intesa come OLISTICA, che tiene conto dei disturbi del paziente non solo dal punto di vista del corpo ma anche considerando la sfera psico-emotiva del soggetto.

Questo aspetto biochimico di RETE O NETWORK dell’Organismo tra tutti i suoi sistemi rispecchia a pieno e conferma il concetto energetico dei canali energetici sfruttati nelle discipline di medicina complementare, come metodi di cura non tradizionali quali agopuntura, osteopatia, riflessologia, yoga, dietoterapie specifiche, meditazione di vari orientamenti, ecc.

STORIA[3]

La prima dimostrazione importante in termine di riconoscimento di una interazione tra i differenti sistemi dell’organismo avvenne nel 1936, quando Hans Selye dimostrò che la reazione di stress (IZ stress e adattamento) è indipendente dalla natura dello stimolo e ricerche successive portano alla luce la correlazione tra stress e molteplici fattori, dimostrando che lo stress può essere attivato da fattori fisici, infettivi, psichici.

Gli studi sancirono che indipendentemente dal tipo di agente stressante, si attiva una reazione neuroendocrina e neurovegetativa che libera ormoni e neurotrasmettitori dalle surrenali.

A metà degli anni Settanta, grazie al fisiologo tedesco Hugo Besedovsky venne dimostrato che la reazione di stress, con l’aumento della produzione del cortisolo da parte delle surrenali, causa una soppressione della risposta immunitaria.

Fu stabilito così il primo collegamento biologico tra cervello, stress e immunità.

Successivamente, nella seconda metà degli anni Ottanta, il fisiologo statunitense Edween Blalock dimostrò che i linfociti hanno recettori per gli ormoni e i neurotrasmettitori prodotti dal cervello e che, al tempo stesso, producono ormoni e neurotrasmettitori del tutto simili a quelli cerebrali.

Si ottenne nel mondo scientifico un risultato senza precedenti: venne dimostrata la comunicazione bidirezionale tra cervello e immunità.

È stato dimostrato che le fibre nervose periferiche, quelle che innervano l’insieme dell’organismo, rilasciano sostanze (neuropeptidi) che attivano o sopprimono la risposta immunitaria, mostrando così, per la prima volta, la possibilità che un’infiammazione abbia un’origine nervosa (infiammazione neurogenica).

Al tempo stesso è ormai chiaro che le citochine rilasciate dalle cellule immunitarie, viaggiando con il sangue o con i grandi nervi cranici (come il nervo vago), sono in grado di portare segnali fin dentro il cervello, e quindi di influenzare sia le attività biologiche (febbre, fame, sazietà, ecc.) sia quelle psicologiche (ansia, depressione).

Gli anni Novanta hanno visto una crescita significativa degli studi sulla neurobiologia delle emozioni.

 La disregolazione del sistema dello stress da parte di emozioni, traumi ed eventi stressanti in genere altera potentemente l’assetto e il funzionamento del sistema immunitario.

Se nel breve periodo il cortisolo, l’adrenalina e la noradrenalina (catecolammine) hanno un effetto tonificante anche sull’immunità, nel medio-­lungo periodo queste sostanze collocano la risposta immunitaria su una posizione inadatta a combattere virus e tumori.

Analogamente, la disregolazione dell’asse dello stress può favorire lo sviluppo di malattie autoimmuni di vario tipo.

Sul finire degli anni Novanta, i lavori del neuroscienziato statunitense Robert Sapolsky e di altri hanno dimostrato che l’alterazione del sistema dello stress e la sovrapproduzione di cortisolo possono causare atrofia dell’ippocampo, area cerebrale deputata alla formazione della memoria a lungo termine.

Studi a cavallo del 21° sec. dimostrano che, anche patologie come l’aterosclerosi e le cardiopatie in genere sono fortemente condizionate dall’umore: la depressione, con la sovrapproduzione di cortisolo e catecolammine, contribuisce ad alterare la parete interna dei vasi, favorendo la formazione della lesione aterosclerotica.

Così, taluni infarti e altri eventi cardiaci acuti, in presenza di disturbi dell’umore, possono trovare spiegazione nelle alterazioni vascolari prodotte dalle catecolammine e dallo squilibrio nel sistema della serotonina, la cui concentrazione diminuisce nel cervello, con effetti depressivi, mentre aumenta nel sangue con effetti di incremento della aggregazione piastrinica (effetti protrombotici).

Infine, ricerche del primo decennio del 21° sec., a opera soprattutto dello psichiatra belga Michael Maes e del   neurobiologo   francese   Robert   Dantzer,   hanno   dimostrato   che   una disregolazione immunitaria in senso infiammatorio può essere responsabile della sintomatologia che tradizionalmente viene riferita ai ‘disturbi di somatizzazione’ nonché ai tipici sintomi ‘psicosomatici’, che accompagnano sia disturbi di cui si occupano la psicologia e la psichiatria (ansia, depressione, sindrome da fatica cronica), sia disordini di carattere più propriamente medico (malattie autoimmuni, cancro).

SVILUPPI FUTURI

Con la Pnei viene a profilarsi un modello di ricerca e di interpretazione della salute e della malattia che vede l’organismo umano come una unità strutturata e interconnessa, dove i sistemi psichici e biologici si condizionano reciprocamente.

Ciò fornisce la base per prospettare nuovi approcci integrati alla prevenzione e alla terapia delle più comuni malattie, soprattutto di tipo cronico, e, al tempo stesso, configura la possibilità di andare oltre la storica contrapposizione filosofica tra mente e corpo nonché quella scientifica, novecentesca, tra medicina e psicologia, superandone i rispettivi riduzionismi, che assegnano il corpo alla prima e la psiche alla seconda.

 

[1]             https://www.mariacorgna.it

https://www.nurse24.it

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[2] https://www.mariacorgna.it

[3] https://sipnei.it/

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