Chi di noi in questi giorni non è piacevolmente vittima del tormentone Netflix con il filone delle truffe sia al femminile, sia al maschile, dei due capolavori della serie Netflix Original “Inventing Anna” e il “Truffatore di Tinder”.

Irremovibili dallo schermo, ci siamo lasciati trascinare in quello che è senza dubbio ciò che si chiama FENOMENO TELEVISIVO con una serie e un film rispettivamente, molto interessanti e davvero pungenti, disarmanti, crudi, una fonte e spunto per riflessioni più profonde.

A prima vista, potrebbero sembrare due classici film o serie basati sulla truffa, sull’illusione della ricchezza facile e veloce, ma a ben vedere, sono un lungimirante dipinto della nostra società con spaccati di vita odierna che a noi personalmente hanno fatto riflettere.

Lungi da noi il voler fare spoiler per chi ancora non abbia avuto il piacere di vedere questi due titoli, ma non possaimo fare a meno di considerare come il Culto del Dio Denaro al giorno d’oggi abbia portato due giovani millennial, perché in entrambi i casi ambedue i protagonisti hanno meno di 30 anni, a essere fagocitati letteralmente dalla brama di fare soldi facilmente e velocemente ingannando la società e il prossimo.

E la domanda che sorge spontanea è: quali valori hanno i giovani di oggi se la loro massima aspirazione è quella di diventare ricchi ad ogni costo, fare la bella vita sfruttando i meccanismi della società a discapito di tutti e tutto?

Possibile che le nuove generazioni vivano solo di apparenza, immagine, finzione e sono pronti a fare carte false (letteralmente in questi due casi del film e della serie) per ottenere ricchezza, fama, status symbol, senza alcun duro lavoro, impegno e sacrificio?

IL CULTO DEL DIO DENARO

Certamente la nostra società non aiuta le generazioni dei giovani, poiché viviamo in un mondo di social, di Instagram, di Tik Tok, di pura finzione, di ostentazione di ricchezza, di soldi facili, di beni di consumo di ogni sorta,  case, macchine, outfit, accessori, vacanze, finanche di animali, tutto rigorosamente di extra lusso.

Le persone usano filtri per il proprio viso sulle storie dei social, ritoccano le foto, i video, ritoccano i post, usano la finzione e l’arte del camuffare per ogni cosa, dai vestiti firmati falsi ai ritocchi sul proprio viso e corpo di chirurgia estetica.

Si vive di finzione, di apparenza, ogni cosa deve essere perfetta: la casa, la famiglia, il partner, la macchina, gli outfit, gli accessori, i locali, gli hotel, i posti che si frequentano, la gente con cui si esce, tutto deve essere rigorosamente cool, al top, sempre al meglio, ad maiora, sempre more.

I giovani di oggi sono già a 25 anni completamente camuffati, rifatti dalla testa ai piedi: seno finto, labbra finte pompate a canotto, naso rifatto, zigomi rifatti, filler e punturine già dai 20 anni, liposuzione, extension ai capelli, extension ciglia finte, sopraccigli finte, unghie finte, protesi al gluteo e molto altro.

A 18 anni le ragazzine come regalo non vogliono più il viaggio con le amiche, vogliono il reno rifatto come le showgirl, vogliono la prima punturina, vogliono la borsa che porta la Ferragni.

Tutti i giovano soprattutto le ragazze teenager ostentano atteggiamenti da grandi già a 14 anni, da sex bomb, da fatalone del rimorchio come fossero delle femme fatale esperte di sesso e uomini fin dalla pubertà.

Il sentimento dell’amore, la ricerca del vero amore o in generale una relazione basata sui sentimenti non sono neanche più contemplate.

Non si ha più il ragazzetto o la ragazzetta del liceo, il primo amore, il primo bacio, ormai a 20 anni si ha già la lista dei numerosi incontri botta e via o di fugaci relazioni vane e senza senso, lunga come la lista delle spese la domenica per la settimana.

Si vive perennemente attaccati al mito del culto del Dio Denaro, tutto è legato ai soldi, tutti vogliono essere ricchi e fare la bella vita.

I modelli che ci propinano sono le influencer come Ferragni, le Kardashian, le supermodelle, le showgirl, personaggi televisivi, gli atleti del MBA, del calcio, i ricchi in generale che sempre hanno tutto e il meglio.

Sfogliando i social si ha l’impressione di vivere nel mondo perfetto, si trovano solo post di gente felice, in posti super cool, sempre coppie in posa che sembrano super innamorati e poi si odiano e si tradiscono alle spalle che ostentano la loro “bellezza” solo per farsi notare, amiche in posa con i labbroni gonfiati a bocca di gallina, famiglie in posa per farsi notare, donne perennemente seminude che mostrano quanto sono belle e sexy con scuse di paesaggi solo per farsi notare, per mettersi in mostra in vetrina, come fossero delle bambole vuote.

Le donne maggiormente sono vittima di questa continua ostentazione, sia giovani che mature (le cosiddette MILF che ormai spopolano sui social per le loro pose osè, di ostentazione di giovinezza a tutti costi sempre e comunque, mangiatrici di uomini più delle 20enni), sono un esempio lampante del degrado della figura femminile nel nostro tempo.

I valori di semplicità, amore vero, purezza, onestà, fedeltà e amore per il bello naturale ormai sono confinati ai quei pochi solitari sognatori che seguono spesso l’arte del viaggio, della meditazione, degli sport all’aria aperta, che vivono di poco con il mantra less is more, ma che sono ricchi di vita, passioni, esperienze e che amano se stessi e gli altri donando al mondo la loro parte con amore e sincerità.

Vedendo il mondo dei social, tutto filtri e finzione al confronto le nostre vite sembrano vuote, problematiche, prive di significato poiché la vista di tutta quella “perfezione” induce le persone all’insoddisfazione, all’infelicità, a non essere grati di ciò che si ha, al volere sempre di più e non averne mai abbastanza, portando spesso a stress, ansia e depressione.

Si sviluppano sentimenti di invidia, energie negative verso se stessi e verso chi ha più di noi alimentando rabbia frustrazione, cattiveria e vera e propria crudeltà.

Non a caso dilagano i casi di bullismo, di violenza sulle donne sia fisica sia verbale, di depressione tra gli adolescenti, di aggressività fisica, psicologica, e virtuale (gli haters e i loro attacchi virtuali cattivi e meschini).

Dunque, non risulta difficile credere che due personaggi come Anna (di Inventing Anna) e il ragazzo protagonista del Truffatore di Tinder abbiamo scelto a soli 20 anni di fingersi per quelli che non erano al fine di ottenere facili guadagni, ricchezze e status symbol attraverso gli strumenti della truffa e del raggiro.

Fingersi una ricca ereditiera tedesca per poter entrare nella alta società Newyorkese di Manhattan, conquistare uno status e addirittura, vivere per mesi in hotel a 5 stelle senza mai pagare il conto (o pagando con finti bonifici), comprare vestiti per migliaia di dollari (frodando con le sue stesse carte di credito, una vecchia ricca signora sua mentore o sperperando alcuni fondi che la banca le aveva concesso come anticipo), fare voli su jet privati solamente perché sembrasse essere una vera ricca senza saldare il conto e convincere tutti della propria provenienza ricevendo favori e molti soldi da tutti coloro che la protagonista ha come contatto, sono un esempio lampante di come il culto del Dio Denaro permetta a chi ha fegato, acume, pelo sullo stomaco e savoir-faire di ingannare la società con i suoi stessi raggiri.

La protagonista, fingendosi molto ricca riesce a fare credere a tutti di possedere un Fondo Fiduciario in Germania al quale non può accedere prima dei 25 anni, convincendo dapprima, il suo nuovo fidanzato, che in preda al lancio della sua start-up possiede dei fondi dai suoi finanziatori che sperpera per mantenere il loro stile di vita e mantiene Anna per due anni in giro per il mondo, facendo insieme a lei la bella vita tra hotel, yacht e soggiorni di lusso.

In un secondo tempo, l’abilità di Anna è tale, da riuscire a convincere banche e broker finanziari di Wall Street di possedere questo fondo tedesco (attraverso e-mail, documenti finti e addirittura spacciandosi con un simulatore per la distorsione della voce per il suo agente tedesco responsabile del Fondo), tanto da permetterle quasi di ottenere un finanziamento di 44 milioni di dollari da diverse banche per l’apertura di un nuovo locale esclusivo per l’elitè culturale di Manhattan (per il quale tramite conoscenze facoltose con le quali era entrata in contatto con l’inganno spacciandosi per un ricca benestante, era riuscita a mettere su un team per la costruzioni e all’allestimento del locale tra cui chef, architetti, agenti immobiliari e esperti di moda di fama mondiale); che avrebbe consolidato e coronato il suo sogno di diventare una imprenditrice di successo a New York.

L’ardire di Anna è talmente grande da voler truffare anche le sue amiche, con le quali fa un viaggio in Marocco in un hotel extra lusso per il quale la sua carta di credito non risulta valida ovviamente (in quanto vuota) e che costringe la sua amica ad utilizzare la propria carta di credito e quella aziendale della società per la quale lavora, per un valore di spesa di 60 mila dollari che ovviamente, non le vengono restituiti da Anna e per i quali, la sua amica finisce sotto accusa dalla propria azienda rischiando il licenziamento e denunciando Anna con un articolo finito su Vanity Fair, che le permetterà di ricevere un risarcimento e uscire dai guai con l’azienda.

Grazie a questa denuncia Anna è ormai in trappola e costretta a scappare inizia il tuo declino.

Alla fine, non riesce ad ottenere i Fondi per poco (per un orpello burocratico), viene smascherata perché non salda i conti degli hotel in cui alloggia da troppi mesi e con le banche che le negano il credito, non riesce a continuare la farsa, facendola finire in prigione sotto processo per il quale sarà riconosciuta colpevole di frode per molti capi di accusa.

Allo stesso modo, il protagonista di Tinder riesce a fare la bella vita viaggiando tra le capitali di tutta Europa, spacciandosi talvolta per un ricco magnate del commercio dei diamanti, una spia israeliana del MOSSAD , un militare di alto rango, un business man, ingannando giovani donne accalappiate su Tinder mostrando loro una vita ovattata e costellata di soldi e mondanità per attirarle nella propria rete, offrendogli viaggi e soggiorni in hotel e ristoranti a 5 stelle o promettendogli case lussuose per una finta convivenza futura; alle quali poi chiede migliaia di dollari come aiuto per sfuggire da situazioni di pericolo inventate a puntino come scusa plausibile per la richiesta di denaro.

Il protagonista truffa per milioni di dollari tantissime donne usando le loro carte di credito, facendole indebitare con mutui e prestiti o facendosi inviare soldi cash senza mai restituire le somme ricevute, con un sistema a catena Pozzi che permette di fare la bella vita con una donna grazie ai soldi prestati da un’altra donna, per poi truffarne altre ancora, facendosi prestare soldi da tutte per mantenere le nuove donne e il proprio stile di vita tra feste, cene, hotel, vestiti, jet e yacht, in un loop continuo che si reitera sempre.

Quello che sconvolge maggiormente non deve essere che una giovane brillante di talento abbia ingannato politici, banchieri, personaggi della alta società o che un giovane riesca a spacciarsi per un ricco imprenditore per avvicinare donne ingenue da sfruttare, del resto i truffatori ci sono sempre stati; ma ciò che dovrebbe colpire davvero è che questi due personaggi ci siano riusciti perché la società glielo ha permesso.

Come è stato possibile vi chiederete.

E’ stato possibile perché in una società basata sulla finzione e sull’ apparenza, avere i giusti vestiti, il giusto look, conoscere le modalità di vita della alta società, sapere come comporsi con i ricchi, conoscere i loro usi, costumi, cosa mangiano, cosa bevono, frequentare i locali giusti, con la gente che conta davvero, i VIP, sapere cosa è considerato di lusso, chic, alla moda, cosa invece è pacchiano, kitsch, e fuori luogo, avere dei profili social molto appariscenti, ben costruiti, permette di costruire una identità completamente fasulla basata sulla finzione che però viene presa in considerazione da tutti perché è il modello stesso frutto della nostra società.

Essere ricchi, belli e famosi oggigiorno è alla portata di tutti coloro che con audacia e determinazione, sappiano fare i passi giusti e sappiano usare l’arte della simulazione al meglio come arma.

Del resto tutti i personaggi di successo solitamente ricorrono alla chirurgia per migliorare il proprio aspetto, fanno carte false per entrare nel giro giusto e magari frequentare il tipo giusto come aggancio per entrare nel mondo di quelli che davvero contano.

Siamo circondati dalla simulazione, dalla falsità dalla ostentazione e apparenza e non ci deve suonare strano che due tipi come questi descritti da Netflix siano due giovani millennial che invece di investire nello studio, nella carriera basata sul sacrificio e sulla dedizione, abbiamo usato gli strumenti moderni dei social e della tecnologia per ingannare al meglio.

Questo aspetto è ciò che dovrebbe spaventarci, pensare che i giovani di oggi abbiamo come modelli personaggi così.

La cosa interessante è che entrambi questi due protagonisti hanno cambiato i loro nomi e hanno origini umili e povere: lei russa di una povera cittadina della Germania centrale, figlia di immigrati russi in Germania, paese dal quale scappa perché sempre emarginata e considerata strana e diversa; lui povero israeliano della periferia della città di Tel Aviv, che inizia a truffare a 16 anni cambiando nome fin da subito e scappando da Israele.

L’EPILOGO SESSISTA DELLA NOSTRA SOCIETA’: differenza tra uomini e donne nel mondo della Truffa

Ancora più interessante è l’epilogo sessista della storia di questi due truffatori.

Lei accusata di frode per diversi capi di accusa, finisce in prigione per 15 anni, ridotti a 5 e dopo qualche anno, poiché avente un permesso di soggiorno scaduto, viene deportata in un luogo bunker per chi non ha più i documenti per rimanere negli Stati Uniti e viene lasciata a morire là senza supporto o aiuto.

Lui, accusato di frode per 10 anni, esce dopo soli 5 mesi, mantiene il suo nome inventato, apre la sua start- up per la consulenza strategica per tutti gli imprenditori che vogliono avere successo e fare soldi facilmente, diventa un mental coach e mantiene il suo profilo Instagram da 100 000 followers facendo ancora la bella vita in giro per l’Europa.

Mentre la donna riceve un trattamento quasi fosse una strega da mettere al rogo, l’uomo invece non solo esce prima senza scontare le sue colpe, ma diventa un Guru del facile guadagno, un esempio, un Mentore che la gente segue e paga sborsando per il suo corso ben 400 dollari!!!

Questo esempio dimostra come ancora oggi lo stigma della diversità di genere abbia il suo peso non indifferente, non solo nelle pene che si attribuiscono a due truffatori di sesso diverso, ma anche ai commenti al concetto di truffa in sé.

Vi sono diverse ingiustizie molto sessiste:

  • Moralmente a primo impatto Anna è una truffatrice che merita la galera e viene subito additata come colpevole dalla opinione pubblica.

Tuttavia, se analizziamo più a fondo la cosa, sebbene abbia inventato di possedere denaro, in realtà ne è stata costretta (se vogliamo) dai termini che la società impone per chi vuole un prestito dalle banche. Anna difatti, lo ha dovuto fare per avere la solita garanzia che le banche chiedono per fornire del credito e ottenere dei fondi che le avrebbero permesso di diventare una imprenditrice di successo. Questo successo inoltre, avrebbe dato lavoro a molti professionisti e avrebbe anche giovato e arricchito tutti coloro che la avevano supportata credendo nella validità del suo progetto. Dopotutto, il suo progetto avrebbe davvero arricchito tutti e non sarebbe stato una perdita, anzi un guadagno.

Se le banche avessero concesso fondi alle imprese start-up senza chiedere garanzie probabilmente Anna non avrebbe simulato il possesso di un fondo, avrebbe ricevuto il credito e avrebbe fondato la sua nuova società portando guadagno e successo a tutto il tuo entourage. Quindi, se la vediamo da un punto di vista capovolto, è la società che obbliga Anna a simulare la ricchezza, senza la quale non si possono chiedere fondi per aprire una società e diventare una imprenditrice di Successo.

  • Al contrario, il truffatore di Tinder, non solo truffa le donne per il solo scopo di divertirsi e fare la bella vita senza portare giovamento alcuno a nessuno se non a se stesso a discapito di tutte le donne con le quali ha relazioni, raggira, truffa e tradisce, ma viene anche liberato e reinserito in società quasi fosse un Dio del denaro, che non solo ha truffato il sistema uscendo illeso dal sistema giudiziario, ma al quale si concede anche la seconda occasione diventando addirittura un Guru del business!
  • Ad Anna la si rinchiude in un bunker per sempre, apolide e senza via d’uscita, al truffatore si permette di diventare un mentore nel mercato del business e si giudicano le donne che sono state da lui truffate come delle “idiote” perché fatte abbindolare dall’uomo ricco e dalla bella vita da mantenute che da brave “opportuniste” bramavano tutte.

Si continua a vedere le donne solo come cacciatrici di soldi, denaro, bella vita, truffatrici camuffate da donne in cerca di marito mentre l’uomo può truffare ingannare e poi farla franca.

Certamente sono d’accordo nel dire che queste donne truffate si sono lasciate truffare facilmente non solo per ingenuità, ma perché ancorate al concetto che l’uomo ricco con la vita di lusso sia più auspicabile rispetto ad un uomo senza status sociale che non promette altro che sacrifici e una vita semplice.

TUTTAVIA, la della nostra società è questo: le donne cerano e vogliono l’uomo ricco di successo con i soldi, solo per fare la bella vita che si vede ogni giorno e si desidera dai social, dai Media, dai modelli; e non cerano più un uomo buono, che le ami, le rispetti, che voglia la famiglia e si prenda carico dei bisogni dei propri cari.

Troppo frequentemente si preferiscono gli uomini dal facile guadagno, spesso anche sporco, all’uomo onesto e questo modello, è quello che viene propinato alle nuove generazioni di continuo.

Non vi è da stupirsi se uomini come il Truffatore di Tinder hanno potuto fare tali truffe.

Nonostante ciò, rimane la scottante differenza che ancora oggi dilaga del trattamento di una donna colpevole di truffa rispetto un uomo colpevole dello stesso misfatto.

 La prima additata a vita e ricoperta di uno stigma che mai le toglieranno: la finta ereditiera tedesca truffatrice.

Lui come il truffatore di Tinder che insegna alle nuove generazioni come fare soldi.

Queste differenze non possono non farci riflettere sul fatto che ancora oggi la donna non riceva un trattamento eguale neanche se meno colpevole di un uomo.

Questa disparità rappresenta l’aspetto per il quale il genere femminile sia discriminato e meriti di avere la giusta risonanza, per la quale ogni donna deve combattere giorno dopo giorno sul luogo del lavoro, in famiglia e in società.

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