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Alimenti & le loro Proprietà

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Novembre è un mese autunnale ricco di molti ortaggi e frutti saporiti e dalle ottime proprietà organolettiche.

In questo mese difatti, sono gli ortaggi appartenenti alla famiglia delle crucifere le migliori da consumare, che conquistano sempre più spazio in cucina e dunque, le verdure più gettonate del periodo autunnale.

Cavoli, cavolfiori, cavoletti di Bruxelles, broccoli, con il loro basso apporto calorico e un buon contenuto di acqua, fibre, sali minerali e vitamine, sono adatte a tutta la stagione fredda.

Sebbene le verdure del mese possano essere riassunte nel seguente elenco:

  • cavolo
  • cavoletto di Bruxelles
  • cavolfiore
  • broccoli
  • bietole
  • coste
  • cicoria
  • scarola
  • radicchio
  • carciofi
  • rapa
  • sedano rapa
  • topinambur
  • funghi, in particolare porcini e finferli;

certamente, tra questi, l’ortaggio per eccellenza del mese è la Zucca, ricca di vitamine e proprietà benefiche per la salute.

Quale vero toccasana per l’organismo, il corpo e l’umore, è un ortaggio povero di calorie e ottimo se cucinato in diverse maniere, sia a zuppa, sia in padella e si presta facilmente. a tantissimi utilizzi

Scopriamo insieme tutte le sue caratteristiche.

CARATTERISTICHE & PROPRIETA’

Con il suo colore arancione molto caratteristico e il sapore vellutato dal retrogusto dolciastro, la zucca è certamente un ortaggio particolare e l’eccellenza del mese di novembre.

Viene raccolto a partire dalla fine del mese di agosto in estate fino al mese di novembre nel quale viene celebrato come simbolo iconico del mese, con la famosa zucca di Halloween.

Le sue incredibili proprietà e benefici la rendono un ortaggio versatile e facile da utilizzare in cucina in molteplici pietanze e forme.

Quale frutto di una pianta appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, di cui ne esistono molte varietà e la cui raccolta avviene da settembre a novembre; la zucca è ricca di nutrienti e proprietà e a livello nutrizionale appartiene alla categoria delle verdure, e per questo può essere consumata regolarmente purché venga sempre rispetta la buona regola della variabilità e stagionalità.

Oltre ad avere un basso contenuto di calorie (26 kcal per 100 gr) ha anche un ridotto quantitativo di glucidi e di grassi, motivo per cui è consigliata anche ai diabetici e nelle diete ipocaloriche.

Esistono diverse varietà di zucca, tra le quali le più utilizzate in cucina sono:

  • zucca mantovana
  • zucca Delica
  • zucca gialla
  • zucca violina
  • zucca Butternut.

PROPRIETA’ & BENEFICI

Ricca di fibre, ha una composizione costituita per il 90% d’acqua, cosa che la rende facilmente digeribile e ottima per favorire la naturale funzionalità dell’intestino.

La zucca è ricca di nutrienti benefici per la salute e ha numerose proprietà:

  • Quale ortaggio di colore arancione è ricca di beta-carotene, una sostanza utilizzata dall’organismo per la produzione di vitamina A, utile per la salute di pelle, mucose e vista, soprattutto in presenza di luce scarsa, e dal fortissimo potere antiossidante, che limita la formazione di radicali liberi e aiuta anche nella prevenzione dei tumori. È ricca inoltre di altri antiossidanti, che abbassano il rischio di malattie croniche, come cancro e malattie cardiovascolari.
  • Contiene svariati minerali e vitamine, tra cui calcio, potassio, sodio, magnesio, fosforo e vitamine C ed E. Mentre il potassio aiuta a mantenere un corretto equilibrio idrico dell’organismo e delle mucose, la vitamina C aiuta la guarigione delle ferite, attenua i dolori articolari, riduce gli effetti negativi dello stress e previene malattie degenerative. Altre principali vitamine della zucca sono vitamina A e i folati, che potenziano il sistema immunitario.
  • Con la sua alta concentrazione di acqua e fibre, la zucca aiuta a migliorare il transito intestinale, combatte la stitichezza, riequilibra la flora, ha ottime proprietà diuretiche e contrasta la ritenzione dei liquidi.
  • E’ ricca di Omega-3, un grasso buono la cui azione aiuta a ridurre il colesterolo nel sangue, ad abbassare la pressione sanguigna e a migliorare la circolazione, evitando quindi l’insorgere di ictus, infarti e altre malattie cardiovascolari.
  • Ha influenza sull’umore grazie alla elevata presenza di sali minerali quali ad esempio il magnesio quale rilassante muscolare naturale che apporta benefici psico-fisici immediati, o il triptofano contenuto nella sua polpa che consiste in un amminoacido che contribuisce alla produzione della serotonina (l’ormone del buonumore), che regola il ciclo sonno/veglia, il senso di fame/sazietà e il tono dell’umore ed è quindi utile contro insonnia e depressione.
  • Grazie alle sue proprietà nutritive, emollienti e protettive la zucca è utilissima per la salute di pelle, unghie e capelli. Ingrediente perfetto per le maschere viso fai da te, la sua polpa può essere utilizzata per lenire infiammazioni della pelle, mentre le sue capacità antiossidanti la rendono ideale per mantenere la pelle giovane e levigata.
  • Favorisce la salute degli occhi e una buona vista.

I SEMI DI ZUCCA: proprietà & benefici

Ulteriore valore aggiunto di questo ortaggio è la presenza dei suoi semi, ricchissimi di molteplici benefici.

Considerati da molti un superfood, sono ricchi di proteine, di Omega3, di zinco, di magnesio e di fibre. Inoltre, sono considerati davvero efficaci nel combattere il livello di colesterolo, contribuendo all’ abbassamento del colesterolo cattivo nel sangue.

I semi proteggono il cuore grazie all’alto contenuto di magnesio e contengono cucurbitina, una sostanza che aiuta a proteggere la prostata e a contrastare patologie dell’apparato urinario maschile e femminile, aiutando anche a prevenire la cistite. Inoltre, hanno una rilevante efficacia antisettica, antinfiammatorie e antivirale.

CALORIE E VALORI NUTRIZIONALI

100 g di zucca apportano:

  • 18 kcal
  • Proteine 1,1 g
  • Grassi 0,1 g
  • Carboidrati 3,5 g
  • Zuccheri 2,5 g

CONTROINDICAZIONI

Se consumata in quantità adeguate, evitando un consumo eccessivo, la zucca non presenta particolari controindicazioni. Anche per i semi non vi sono particolari raccomandazioni, tranne quello di evitarne un consumo eccessivo in quanto i semi possiedono un più elevato contenuto calorico e lipidico rispetto a quello della polpa.

In caso di assunzione di farmaci o particolari condizioni di salute, è sempre consigliato consultare il medico.

Con il suo basso apporto di calorie, rapportato ai 100 g di razione, non fa ingrassare e può essere consumata anche in caso di dieta dimagrante.

Ricordiamo che nessun alimento fa ingrassare se assunto in quantità e frequenza adeguata.

 SCELTA E CONSERVAZIONE DELLA ZUCCA

La scelta di una zucca buona e matura si deve affidare nel caso sia intera al suono: dando dei leggeri colpetti sulla buccia il suono emesso dovrà risultare sordo.

Se invece si opta per la variante a pezzetti già sbucciata e tagliata, si dovrà osservare la superficie la quale dovrà risultare né troppo asciutta né troppo morbida, con i semi umidi e scivolosi.

E’ necessario anche controllare l’integrità del picciolo e la sua attaccatura ben salda alla buccia priva di ammaccature. Un altro importante rilevatore di freschezza sarà certamente la durezza della èpolpa al taglio.

Per la conservazione si consiglia di conservarla in un ambiente fresco ed asciutto anche per l’intero inverno in caso di zucca intera. Per la zucca a pezzi si consiglia la conservazione in frigo possibilmente avvolta in pellicola trasparente vicino alle altre verdure da consumare entro una settimana. Per una buona conservazione vanno evitate ammaccature alla buccia del frutto che possono accelerare il processo di deterioramento della polpa.

La zucca può essere anche congelata in freezer, dopo averla cucinata bollita o al vapore

 PULIZIA DELLA ZUCCA

E’ sempre consigliato effettuare un lavaggio pulente della zucca prima di qualsiasi tipo di impiego in cucina, anche se avvolta dalla buccia difatti, potrebbe racchiudere dei residui di sporcizia e tossine.

Inoltre, è consigliato tagliarla a metà e rimuovere con un cucchiaio i filamenti interni contenenti i semi. Si può rimuovere la buccia tagliando la zucca lungo le pieghe della trama esterna e poi è possibile tagliarla a spicchi o fette in base alla preferenza della ricetta che si vorrà effettuare.

 CUCINARE LA ZUCCA

Quale alimento molto versatile, la zucca può essere impiegata in cucina di diversi modi, sia come contorno sia come ingrediente principale di piatti dolci o salati.

È possibile cucinare la zucca in diverse forme il cui tempo di cottura varia in base alla modalità:

  • Bollita
  • Al vapore: la scelta migliore in permette di preservarne i nutrienti e le proprietà.
  • In forno: pratica e golosa alternativa alla padella.
  • In padella.

Nel panorama culinario sono numerose le ricette con la zucca ormai presenti e vi riportiamo non a caso un nostro articolo per qualche spunto:

https://auxiliawellness.it/ricetta-con-la-zucca/ .

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

  • β-Carotene and other carotenoids in protection from sunlight, The American Journal of Clinical Nutrition
  • Association of vitamin A and β-carotene with risk for age-related cataract: a meta-analysis, Nutrition
  • Selected vitamins and trace elements support immune function by strengthening epithelial barriers and cellular and humoral immune responses, British Journal of Nutrition
  • Technical advance: ascorbic acid induces development of double-positive T cells from human hematopoietic stem cells in the absence of stromal cells, Journal of leukocyte biology
  • Influence of nutrient-derived metabolites on lymphocyte immunity, Naturemedicine
  • Tabelle di composizione degli alimenti, CREA

Il Miele è stato fin dalla notte dei tempi, simbolo di bontà e delizia.

Che sia consumato nei dolci, come additivo o semplicemente gustato da solo è certamente un alimento molto gustoso e dai numerosi benefici e proprietà spesso utilizzati anche come cura o rimedio a diversi problemi di salute.

Il miele è certamente un indiscusso protagonista nel panorama gastronomico internazionale e in diverse culture e tradizioni, nelle quali viene considerato un ingrediente salutare per dolci e piatti, un condimento gourmet, una scelta sana come additivo per zuccherare e in generale è considerato un alimento d’élite, ricercato, sfizioso, ricco di proprietà e molto delizioso, una vera rarità che nel tempo ha confermato il motivo per il quale venisse definito “nettare degli dei”.

Approfondiamo insieme le sue preziose proprietà.

COMPOSIZIONE & CARATTERISTICHE[1]

Il miele è un prodotto che nasce dalla trasformazione effettuata da parte delle api di una combinazione di due elementi:

  • secrezioni dei fiori sotto forma di nettare
  • escrezione di alcuni insetti (melata), ossia un liquido denso e appiccicoso ricco di zuccheri secreto da piccoli insetti il cui nutrimento è la linfa delle piante. Gli insetti in grado di produrre la melata sono gli afidi e le cocciniglie. Tale produzione di melata avviene dal processo digestivo dei liquidi vitali della pianta con conseguente espulsione di scorie. Gli insetti difatti, succhiano la linfa dalla pianta, la digeriscono, assorbono i nutrienti che gli occorrono per la propria sopravvivenza ed espellono come scoria la melata.

Una volta che la trasformazione viene attuata dal processo digestivo delle api, la materia che si forma viene depositata ed immagazzinata nelle cellette dei favi dell’alveare (se allo stato brado) o delle arnie (in caso siano api da apicoltura).

La differenza nella qualità del prodotto alimentare finale, il miele appunto, dipende tendenzialmente da diversi fattori:

  • lavoro delle api (la loro efficienza ed operosità come alveare)
  • condizioni ambientali in cui agiscono le api (clima, flora, fauna, inquinamento ecc.  ecc.)
  • intervento dell’uomo: le azioni che porta avanti per favorirne la produzione, l’estrazione, la disposizione per il cliente devono seguire procedure ben strutturate e definite.

Difatti, la produzione di miele è molto aleatoria, cambia di anno e anno e non è mai regolare. Per tale motivo molti apicoltori (gli allevatori di api) a volte si occupano attivamente della nutrizione delle api istallando delle vere e proprie mangiatoie con dispenser piene di sostanze nutrienti quali acqua zuccherata. Questa operazione da un lato migliora la resa globale dell’arnia, ossia la struttura artificiale costruita appositamente per le api in sostituzione dell’alveare naturale per facilitare la produzione di miele), dall’ altro penalizza sapore e odore del prodotto stesso.

L’intervento dell’uomo nel processo produttivo del miele ha altre interazioni sulle caratteristiche organolettiche e gustative dell’elemento in diversi aspetti:

  • l’uomo manipola la flora circostante le arnie
  • sceglie il periodo di raccolta e il metodo (colatura, centrifugazione ecc.)
  • sceglie eventuale pastorizzazione dell’alimento
  • sceglie le condizioni di lavorazione, conservazione e trasporto.

Ovviamente ad oggi la produzione del miele è diventata argomento cruciale e fonte di forti dibattiti in ogni contesto alimentare ed ambientale per la forte risonanza che avrebbe a livello globale la scomparsa delle api come specie animale in quanto in via d’estinzione in continuo rischio, per via di due aspetti fortemente criticati:

  • antropizzazione ambientale (l’intervento dell’uomo sull’ambiente naturale allo scopo di adattarlo, e quindi trasformarlo e alterarlo, ai suoi interessi, spesso con effetti ecologicamente nefasti in termini di modificazioni irreversibili dell’ambiente; ne sono esempî l’agricoltura, il diboscamento, la costruzione di di abitazioni, di impianti agricoli o industriali, ecc.)
  • utilizzo di insetticidi in agricoltura.

Il valore delle api quale specie FONDAMENTALE sul pianeta risiede nella loro insostituibile funzione di IMPOLLINATORI delle piante permettendone così la FECONDAZIONE, RIPRODUZIONE E SOPRAVVIVENZA DELLA FLORA sul pianeta. Senza la presenza delle api le piante non si potrebbero riprodurre e finiremmo per non avere più specie vegetali sulla terra in breve tempo, compromettendo non solo la flora ambientale, ma anche le colture coltivate per scopi umani quali alimentazione umana e animale (per gli allevamenti intensivi).

Per ovviare a questo grande problema si può partecipare alle molte iniziative di volontariato che mirano come organizzazioni a sensibilizzare la popolazione sul tema e ad agire concretamente per il rispetto, la salvaguardia e la protezione della specie.

LA CRISTALIZZAZIONE[2]

Il miele solitamente allo stato naturale si presenta né totalmente solido, né totalmente liquido, bensì, cristallizzato.

Il processo di cristallizzazione è un processo naturale che ne verifica la purezza e genuinità.

I tempi di cristallizzazione variano in base alla tipologia di pianta: alcuni tipi cristallizzano in tempi più brevi e altri che presentano allo stato liquido per un tempo maggiore (ad esempio il miele di acacia).

Se sottoposto ad un riscaldamento oltre i 45 C° il miele assume lo stato liquido ma oltre tale temperatura si possono danneggiare sia gli enzimi, sia le vitamine e altre sostanze nutritive.

Nell’ambito industriale il processo di pastorizzazione è molto diffuso e consente la liquefazione permanente del miele, ma poiché utilizza temperature sopra i 45 gradi centigradi, procura danni biologici al prodotto.

Difatti, la migliore degustazione del miele è consigliabile, se utilizzato come dolcificante di bevande quale latte, tè o tisane, non aggiungerlo mai a bevande bollenti ma aspettare che si raffreddi inquanto le alte temperature distruggono la maggior parte delle sostanze nutritive del miele.

Le tipologie di miele dipendono da:

  • fonte da cui proviene il nettare
  • zona di produzione
  • variazione metereologiche/climatiche.

Tali tipologie di miele si differenziano per:

  • colore
  • aroma
  • consistenza.

La conservazione ottimale del miele avviene per massimo 2 anni, senza lasciarlo invecchiare per tanto tempo in quanto si evita così, la perdita delle sostanze nutritive e caratteristiche organolettiche, che nel tempo tendono a deteriorarsi.

PROPRIETA’ NUTRIZIONALI [3]

Come prodotto di origine animali il miele è altamente calorico.

Su 100 g di prodotto si riscontrano circa 300 kcal derivanti interamente da zuccheri semplici che implicano che l’apporto energetico del prodotto sia non irrilevante.

Spesso viene consigliato come dolcificante per ricette e bevande al posto del comune zucchero granulare da tavola (saccarosio o fruttosio) grazie al suo differente potere edulcorante, ossia il potere dolcificante che si basa sulla capacità addolcente della sostanza.

Per potere dolcificante si intende “il rapporto tra la concentrazione di una soluzione di saccarosio e quella di un dolcificante che ha la stessa intensità di sapore”. Ad esempio, una soluzione acquosa contenente 0,25 grammi di acesulfame, a parità di volume e tipo di solvente, produce un sapore dolce analogo a quello di una soluzione contenente 50 grammi di zucchero. Di conseguenza, il potere dolcificante dell’acesulfame è pari a 200 (50/0.25).

Per l’abbondante presenza di fruttosio, il miele un potere dolcificante leggermente superiore allo zucchero raffinato.

La scelta di utilizzare il miele al posto dello zucchero è vantaggiosa solo se si mantiene la stessa porzione di prodotto aggiunto in quanto il miele contiene il 33 % di calorie in meno rispetto al saccarosio ed al fruttosio granulare. Se invece, se ne aggiunge troppo, si vanifica l’effetto dell’apporto calorico inferiore rispetto allo zucchero.

Il miele ha un potere dolcificante che varia in base alla sua composizione. I mieli, infatti, non sono tutti uguali.

Nota: anche lo stesso “potere dolcificante” è un parametro che varia – talvolta di parecchio – a seconda della fonte bibliografica e dell’ente di ricerca.

Poichè fruttosio, glucosio e saccarosio – gli altri glucidi sono contenuti in misura decisamente inferiore – hanno un potere dolcificante diverso tra loro, la risultate del rapporto tra la loro quantità e quest’ultimo parametro determinerà il potere dolcificante del miele in oggetto. A ciò bisogna inoltre aggiungere che il miele conteiene circa il 20% d’acqua, mentre il saccarosio è quasi totalmente asciutto.

Attribuendo al saccarosio un potere dolcificante pari a “1”, il miele oscilla da 0,7-0,8 a 1,1.

Il miele ha un contenuto calorico più basso (304 Kcal per 100 grammi contro le 392 dello zucchero tradizionale e le 362 dello zucchero di canna) perché più ricco di acqua. Nonostante ciò, un cucchiaino di miele fornisce più calorie e carboidrati rispetto ad un cucchiaino di zucchero, a causa del maggior peso specifico. Il miele, specie se non cristallizzato, è inoltre più difficile da dosare.

Difatti, il miele sebbene abbia un minore apporto calorico rispetto allo zucchero, ha spesso indice glicemico e carico glicemico quasi uguale a quello dello zicchero ed è sconsigliato nelle diete contro sovrappeso, diabete mellito di tipo 2 e ipertrigliceridemi e favorisce la carie dentaria.

Dal punto di vista dei minerali alcuni lodano l’apporto di Ferro, ma non è così sostanzioso come in altri prodotti, e vi è una discreta presenza di vitamina B e vitamina C e che comunque le molecole del miele in generale subiscono l’aumento della temperatura in senso negativo (se processati con la pastorizzazione) perdendo molte delle suddette proprietà.

Le proprietà più rilevanti del miele sono:

  • azione antiinfiammatoria
  • azione decongestionante
  • azione emolliente (buona soluzione per faringiti).

Altre proprietà benefiche:

  • facilmente digeribili (perché composto da zuccheri semplici quali saccarosio, fruttosio e glucosio)
  • ricco di minerali, vitamine e principi attivi fitoterapici delle piante dalle quali le api estraggono il nutrimento
  • elemento vivo e rivitalizzante poiché contiene enzimi, vitamine, oligominerali, sostanze antibiotico-simili e altre sostanze.
  • Molto benefico per molti organi e tessuti dell’organismo (cuore, muscoli, fegato, vie respiratorie, sangue e ossa)

È consigliato un consumo di 20-30 g/giorno in sostituzione dello zucchero raffinato, salvo controindicazioni (esempio diabete mellito tipo 2).

TIPI DI MIELE [4]

I benefici in termini fitoterapeutici derivanti dall’assunzione del miele dipendono prettamente dalle caratteristiche della pianta dalla quale le api attingono il nutrimento.

In base al tipo di miele si possono avere degli effetti sulla salute:

  • Miele di tiglio: in caso di eccitabilità nervosa, insonnia;
  • Miele di timo ed eucalipto: in caso di infezioni respiratorie;
  • Miele di agrumi: proprietà antispasmodiche e sedative;
  • Miele di rosmarino: insufficienze epatiche, colescistopatie;
  • Miele di castagno: ricostituente, rimineralizzante.

 

 

 

 

 

 

 

[1] Riccardo Borgacci, laureato in Scienze motorie e in Dietistica.

[2] Riccardo Borgacci, laureato in Scienze motorie e in Dietistica.

[3] Riccardo Borgacci, laureato in Scienze motorie e in Dietistica.

[4] Riccardo Borgacci, laureato in Scienze motorie e in Dietistica.

I frutti di bosco sono sicuramente una tipologia di quei frutti primaverili che non possono mancare nella routine di una dieta sana e bilanciata.

Lamponi, mirtilli neri, mirtilli rossi, more, ribes e fragoline di bosco sono preziosi e straordinari alleati per la salute in quanto ricchi di antiossidanti, sostanze benefiche che ci proteggono dalle malattie e che ci aiutano a prevenire e a contrastare le infezioni.

Numerosi studi scientifici sono stati direzionati su tali frutti in quanto ciò che colpisce l’attenzione degli scienziati è la notevole varietà di proprietà benefiche che possiedono.

Si possono cogliere in montagna o comprare freschi in supermercati o negozi bio di livello e apportano notevoli benefici affiancati dal loro gusto sfizioso e inconfondibile.

LE PRINCIPALI PROPRIETA’ & BENEFICI

1.Fanno bene al cuore

Le fragole e i mirtilli ed in generale tutti i frutti rossi e i frutti di bosco, sono stati indicati come ricchi di vitamine e davvero salutari. Gli esperti sia statunitensi sia britannici hanno svolto ricerche e studi sulle condizioni di salute delle donne e hanno messo in luce come i frutti di bosco possano essere benefici per il loro cuore. Per proteggere il cuore nello studio in questione gli esperti indicano che dovremmo mangiare fragole e frutti di bosco almeno tre volte alla settimana.

 

2.Prevengono l’invecchiamento

Uno studio sui frutti di bosco condotto dall’Università di Parma ha portato alla luce gli effetti benefici di questi frutti nella prevenzione dell’invecchiamento. In questo caso, i benefici dei frutti di bosco sono dovuti soprattutto alla ricchezza di polifenoli, delle molecole fondamentali per arginare i danni causati dai radicali liberi e per prevenire patologie croniche, oltre che per migliorare le capacità cognitive.

3.Aiutano a dimagrire

Per chi ha problemi nel dimagrimento potrebbe trovare la soluzione mangiando i frutti di bosco.

Difatti, mangiare tre porzioni di frutti di bosco al giorno infatti aiuterebbe a bruciare i grassi e consumare calorie per produrre energia. Sarebbe merito soprattutto degli antiossidanti secondo un nuovo studio condotto negli Stati Uniti che evidenzia i benefici del resveratrolo contenuto nei frutti di bosco.

4.Prevengono le infezioni

I frutti di bosco, con particolare riferimento ai mirtilli rossi del tipo cranberry, prevengono le infezioni urinarie e aiutano a combatterlo. A livello erboristico in caso di infezioni urinarie si consiglia infatti di assumere dell’estratto di mirtilli rossi sotto forma di succo per alleviare bruciore e fastidi.

5.Limitano il colesterolo

I frutti di bosco, con particolare riferimento ai mirtilli rossi, che sono stati oggetto di uno studio specifico, aiutano a limitare il colesterolo e a bruciare i grassi. Secondo i ricercatori, i mirtilli rossi della varietà Vaccinium vitis-idaea potrebbero prevenire l’aumento di peso nelle persone che seguono una dieta non troppo sana e ricca di grassi e contribuire a tenere sotto controllo il colesterolo alto.

6.Abbassano la pressione in menopausa

Tra i frutti di bosco più amati troviamo i mirtilli neri che contribuiscono ad abbassare la pressione con particolare riferimento alle donne in menopausa. Secondo uno studio condotto in Florida basterebbe mangiare una scodella di mirtilli al giorno per proteggere il cuore e per contribuire ad abbassare la pressione in menopausa. Un altro contributo utile, secondo gli esperti, arriva dall’estratto di mirtilli in polvere, che è stato testato in questo studio.

7.Contrastano le infiammazioni

In tutti i frutti di boscosi riscontrano potenti proprietà antinfiammatorie e abbondanza di antiossidanti. I lamponi in particolare aiutano a prevenire e a contrastare le infiammazioni grazie alla loro azione depurativa, diuretica e rinfrescante che accelera la guarigione di tutte le infiammazioni articolari. In questa fattiscpecie, i lamponi non vengono consigliati solo come alimento ma anche come ingredienti per impacchi da applicare su piccole ferite e scottature solari.

8.Migliorano la memoria

Mangiare i frutti di bosco potrebbe essere d’aiuto per migliorare e preservare la memoria, soprattutto negli anziani. Il merito è ancora una volta degli antiossidanti presenti in questi frutti. Secondo gli studi di alcuni ricercatori, gli anziani che consumano spesso frutti di bosco riescono a rimandare il sopraggiungere del declino cognitivo di alcuni anni grazie agli antociani, tra le sostanze antiossidanti più potenti contenute nei frutti di bosco.

9.Riducono il rischio di Alzheimer

Gli antiossidanti presenti nei frutti di bosco potrebbero essere tra i migliori alleati per ridurre il rischio di Alzheimer e per contrastare gli effetti negativi dell’invecchiamento sulla mente e sul sistema nervoso. Secondo l’American Chemical Society, i frutti di bosco contengono polifenoli che sarebbero in grado di prevenire l’Alzheimer aiutando a disgregare l’accumulo di tossine dannose nel nostro organismo.

10.Sono una fonte importante di acido folico

I frutti di bosco sono una fonte importante di acido folico, una sostanza davvero indispensabile in gravidanza per proteggere il bambino da eventuali problemi di sviluppo. Se di solito alle donne in gravidanza viene consigliata l’integrazione di acido folico per prevenire ogni tipo di rischio, bisogna considerare che tale sostanza è importante per tutti noi, in particolare per proteggere la salute cardiovascolare e il nostro cervello.

Chi di noi non ama gli avocado?

Questo frutto verde e burroso dal gusto ineguagliabile è uno dei frutti di maggior successo dell’ultimo secolo.

Da alimento grasso per viziosi, oggi viene considerato un Supercibo, che andrebbe mangiato tutto l’anno.

La storia di successo senza eguali dell’avocado nel XXI secolo deriva dal suo consumo no stop durante tutto il corso dell’anno lo rende tra i frutti più apprezzati, gustati e super richiesti.

Utilizzato negli antipasti, è ormai onnipresente in quasi tutti i menù, soprattutto in numerosi piatti gourmet e in generale è molto gettonato dagli amanti del fitness e degli spuntini light, sfiziosi e salutari.

La sua diffusione capillare a livello globale ne ha fatto un vero Guru dei Superfood, un elemento immancabile nella dieta di ognuno di noi, tanto da renderlo famoso, di moda e super gettonato in ogni parte del mondo.

La sua fortuna risiede non solo nel fatto di essere un frutto ricco di grassi vegetali che apportano benefici, ma anche dall’essere stato introdotto dalla fine degli anni ‘70-’80 come frutto di tendenza salutare e benefico per la salute, quale piatto principale negli aperitivi e negli spuntini dei VIP e degli sportivi e amanti del benessere.

Tutta la fama dell’avocado ha tuttavia un retrogusto amaro, fatto di corruzione, giochi di potere tra produttori, politici e malavitosi, sfruttamento indiscriminato delle risorse del territorio, distruzione e annientamento dell’ambiente e di habitat fondamentali per l’equilibrio del pianeta, sfruttamento della manodopera a basso costo, discriminazione raziale ed etnica e una lotta di potere feroce per il controllo di un mercato dal valore di miliardi di dollari.

Riportiamo di seguito tutti vati ambiti e relative dinamiche.

L’AVOCADO OGGI NEL MONDO: situazione globale[1]

Nel mondo, al giorno d’oggi vengono consumate circa 5 milioni di tonnellate di avocado ogni anno.

La potenza economica dell’avocado come super motore di una industria di successo messicana nell’ industria alimentare ha un valore di più di 2,5 miliardi di dollari l’anno.

I profitti sono numerosi per i coltivatori che considerano la produzione di avocado come una benedizione.

Tuttavia, il suo commercio si è trasformato nel tempo in una maledizione, a causa della dilagante corruzione nel territorio messicano e sudamericano che in generale ha sviluppato nel tempo numerosi crimini per costringere i coltivatori locali al pagamento del pizzo e ha portato ad estorsioni di denaro dal commercio locale con omicidi e rapimenti alle famiglie dei coltivatori che si rifiutavano di piegarsi alla mano corrotta dei signori degli avocado.

Come fonte di guadagno l’avocado è molto importante in america latina, ma è anche fonte di oppressione, estorsioni e omicidi.

In Cile ad esempio, la produzione di avocado è una parte fondamentale del commercio nazionale, ma prosciuga le scarse risorse idriche del territorio.

Chiamato Oro Verde è un prodotto molto gettonato al quale tutti provano ad arrivare.

CALIFORNIA: STORIA E CAUSE DELLA DIFFUSIONE DELLA COLTIVAZIONE DELL’AVOCADO NEGLI STATI UNITI

In California, l’avocado si è trasformato da sapore locale a superstar mondiale, grazie all’imprenditorialità dei produttori locali che circa dagli anni ’60 trasformarono le coltivazioni di arachidi o le produzioni di pollame in coltivazioni di avocado, le prime a diffondere l’avocado a livello capillare.

Per la coltivazione degli avocado si necessita di un clima mite, umidità, temperatura a 22 gradi.

Sono frutti molto delicati e se restano per più di 4 ore ad una temperatura minore di 0 gradi subiscono danni e per questo, si preferisce la coltivazione in collina in quanto l’aria fredda tende a scendere, mentre la calda salendo mantiene le condizioni ottimali per la coltivazione di questi frutti.

In California si produce il 95% della produzione americana di avocado, grazie alla presenza di pendii giusti e microclimi più adatti. I 2/ 3 delle coltivazioni della California sono concentrati in due contee specifiche.

L’avocado viene definito localmente come pera alligatore, ma il suo nome  deriva da ahuacatl, termine azteco per “testicolo”.

L’industria dell’avocado, si è sviluppata nel corso del 900 grazie all’interesse nazionale sempre maggiore per la produzione di cibi sani.

La scoperta che L’avocado Fuerte fosse ricco di sostanze nutritive, e sostanze quali potassio, fibre e grassi monoinsaturi raccomandati dai medici ne incrementò notevolmente la produzione.

Nel corso degli anni ’70, la coltivazione e produzione di avocando nel sud della California iniziò l’ascesa e i margini di guadagno erano alti.

I coltivatori pubblicizzavano l’avocado quale lussuoso frutto esotico del west coast per raffinati chef casalinghi.

Gli anni ’70 sanciscono l’ascesa e la fine dell’avocado Fuerte con l’arrivo di una nuova varietà, l’avocado Hass.

Questa varietà era comparsa alla fine degli anni ’20, nata dall’albero del cortile di un postino della California, e negli anni ’70 si affermò grazie alle sue indubbie qualità: era più cremoso e con la buccia più spessa e ruvida resisteva meglio al trasporto, aveva un periodo vegetativo più lungo ed era più piccolo del Fuerte in modo che i consumatori lo potessero finire prima che potesse marcire.

Inoltre, essendo più maneggevole, facile da trasportare e impacchettare, veniva commercializzato più facilmente (in una sola cassetta a parità di dimensioni della stessa, di avocado Hass ne entrano più del doppio della varietà Fuerte).

Il suo gusto e le sue dimensioni erano molto apprezzati dai consumatori e la sua ascesa diede uno slancio non indifferente all’industria dell’avocado.

Negli anni ’80, un problema di immagine minacciava la produzione degli avocado: con la diffusione degli amanti del fitness e della linea, l’avocado sembrava troppo unto e grasso, ma per garantire gli interessi dell’industria coltivatori venne costituito il Comitato per l’avocado della California, che in cambio di una percentuale dei profitti dei coltivatori proteggeva l’immagine pubblica dell’avocado.

L’immagine di un avocado salutare e buono era però stata introdotta dal Comitato che era comunque sovvenzionato dai coltivatori, nonostante ciò, negli anni ’70 e ’80 la coltivazione degli avocado è cresciuta ancora di più: venivano coltivati in ogni punto della California con un tasso di crescita fortissimo e tra il ’70 e l’85 gli acri dei terreni agricoli destinati alla coltivazione di avocado sono più che quadruplicati e il valore economico dei loro raccolti è passato da meno di 25 milioni di dollari a 162 milioni.

Molti professionisti delle grandi città che si ritiravano nelle campagne per una vita più tranquilla comprando dei terreni, iniziarono ad investire nella coltivazione di avocado vedendo come nelle zone limitrofe chi possedesse terreni li avesse destinati a questa tipologia di coltivazione in cambio di cospicui profitti.

Molti ex allevatori di bestiame o di produzione per mangimi di bestiame comprarono terreni sui quali investire nell’industria dell’avocado.

Nel 1998 la coltivazione di avocado sembrava essere un trend in forte ascesa come ottimo investimento sul quale puntare soprattutto perché in un anno il valore di un acro del terreno per la coltivazione di avocado era salito del 27%.  Mentre i frutteti della Contea di San Diego, un terzo del raccolto per lo Stato, venivano distrutti per fare spazio a nuove case.

In questo modo, la riserva di avocado, ossia l’offerta, si stava riducendo, mentre la domanda pro capite per questo frutto sarebbe cresciuta, con grossi vantaggi per i produttori.

La incredibile crescita appena descritta nella produzione di avocado veniva tutelata dal Governo Stati Uniti, che protesse la California dalla concorrenza dei competitor stranieri, soprattutto dal Messico, al fine di evitare che si imponessero sul mercato.

 MESSICO: LA SUPER POTENZA DELL’AVOCADO

La nascita dell’industria dell’avocado ha radici nel territorio del Messico.

Luogo di crescita ideale per l’avocado, con copiosi raccolti in grado di minare l’intera produzione americana.

Per tale motivo, per anni il Governo Statunitense tenette chiusi i confini all’importazione di avocado messicano per molto tempo.

Nel 1993, con la firma del contratto NAFTA da parte di Stati Uniti, Canada e Messico, venne sancito il libero scambio di beni aprendo il mercato e i propri confini ad una nuova ondata di scambi e commerci.

Tutti i coltivatori di avocado del territorio statunitense furono contrari alla stipula del NAFTA, in quanto ne percepivano la minaccia sapendo come fosse più conveniente e facile importare avocado dal Messico piuttosto che aiutare la produzione locale. Inoltre, i produttori statunitensi sapevano che la produzione messicana fosse 10 o 15 volte superiore la loro e li avrebbe letteralmente schiacciati.

Con l’apertura graduale del mercato americano degli Stati Uniti agli avocado messicani dal 2007, le previsioni di una totale disfatta del mercato locale vennero contraddetti, in quanto l’ondata messicana risollevò il mercato degli USA: se prima gli avocado erano presenti solo in alcuni periodi dell’anno in quanto frutti stagionali, la produzione locale produceva solo per alcuni periodi mentre con l’arrivo dei prodotti messicani che venivano prodotti tutto l’anno vennero riempiti quei buchi temporali che l’offerta locale non era mai stata in grado di sanare.

Con l’arrivo degli avocado messicani i consumatori furono più felici perché poterono consumarli tutto l’anno e nonostante la domanda crescente, la grande fornitura da parte del Messico ne ha tenuti bassi i prezzi per molto tempo.

Solo negli USA, negli ultimi 10 anni il consumo di avocado è più che raddoppiato.

Il mercato dura tutto l’anno ed è dominato dalla produzione Messicana.

Negli Stati Uniti si consumano tra le 997 e il 1 milione e 130 mila tonnellate, e in California la produzione è circa di 130 mila tonnellate, dunque una piccola parte rispetto alla domanda richiesta e consuamata nel solo mercato degli Stati Uniti.

LA PRODUZIONE MESSICANA: IL MICHIOCAN

Con l’entrata in vigore del NAFTA, un solo stato rispettava i requisiti necessari per importare avocado nel territorio degli Stati Uniti: il Michoacan, il primo esportatore di avocado dal Messico verso gli USA.

Questo stato ha fatto la sua fortuna con la produzione e il commercio di avocado per gli stati Uniti, con un posto di lavoro su 5 legato a questa industria.

Un terzo di tutta la produzione di avocado consumata nel mondo viene generata nel Michoacan:

vengono prodotti circa un milione e 451 tonnellate di avocado ogni anno.

Oltre un milione di avocado al giorno della varietà Hass, che costituisce l’80 % del raccolto mondiale di avocado totali, vengono processati nelle grandi fabbriche ed impianti di lavorazione, imballaggio e confezionamento degli avocado.

La presenza di sempre più macchinari tarati per questa varietà ci fa comprendere come il loro dominio sia forte anche in futuro.

IL COSTO SANGUINOSO DEL GUADAGNO DELL’INDUSTRIA MESSICANA DELL’AVOCADO

La redditività e i profitti ottenuti dalla entrata in vigore del NAFTA e della libera circolazione degli avocado dal Messico agli USA ha avuto un costo sanguinoso in termini di vite.

L’avocado essendo molto redditizio si è ben presto trasformato in una calamita per i guadagni facili e dunque, per corruzione e la violenza nello spietato crimine organizzato messicano.

Le città la cui maggiore entrata si basa sulla produzione e commercio dell’avocado sono veri e propri campi di battaglia e teatri di guerra: con intere città che si reggono sul business degli avocado e delle armi automatiche.

Il tasso di violenza e criminalità in tali città è altissimo e vi sono spesso gruppi armati di irregolari non governativi che dirigono le grandi fabbriche e le esportazioni del commercio dell’avocado.

L’apertura dei mercati grazie alla stipula del NAFTA, è stata provvidenziale per il crimine organizzato in quanto è concisa con il periodo nel quale i vecchi cartelli che guadagnano con il narco traffico erano allo sbando.

Tali cartelli si stavano dividendo in gruppi sempre più piccoli a causa dei continui scontri e battaglie tra loro per la supremazia.

Negli anni ’90, il Cartello del golfo, che guadagnava dal traffico di droga, governava il proprio business con la corruzione, pagando mazzette ai funzionari del governo e alle forze dell’ordine.

Nel Michoacan, la prosperità del business del narco traffico andava di pari passo con quella dell’avocado e vigeva una legge non scritta secondo la quale i narcotrafficanti non toccavano la popolazione locale civile, secondo un codice di condotta che tutti i narcotrafficanti tentavano di rispettare più possibile.

Con l’introduzione dei Los Zetas, un commando di truppe armate o truppe derelitte, addestrate da consulenti israeliani, americani e francesi che vennero ingaggiate dai narco trafficanti, la violenza sulla popolazione locale crebbe a dismisura.

Il cartello del Golfo, fu il primo a reclutare questi gruppi di elitè, che abituati alle paghe basse delle forze dell’ordine e alle condizioni di rischio nelle quali lavoravano non ci pensarono due volte a essere assoldati dai ricchi narcotrafficanti che offrivano paghe 5-10 volte superiori, migliori condizioni lavorative e sostegno in caso di morte alle loro famiglie.

Tale situazione durò fino alla fine degli ’90, quando i Los Zetas formarono un proprio cartello, sperimentando una nuova ondata di affari: estorsioni e rapimenti della popolazione locale.

IL cambiamento delle organizzazioni criminali messicane consisteva non più solo nella produzione di droga destinata al narco traffico, ma anche a spremere quanti più soldi possibili dalle risorse locali disponibili, ossia delal industria dell’avocado nel nostro caso.

Con la apertura dei mercati, il libero scambio dell’accordo NAFTA, la conseguente esportazione di avocado verso gli Stati Uniti e il grosso margine di profitto all’orizzonte, le bande e i cartelli delle organizzazioni criminali hanno iniziato a vessare e fare violenze sul gruppo di piccoli produttori di avocado che erano passati dall’essere semplici produttori al guadagnare milioni grazie alla esportazione verso il suolo americano.

Con questo nuovo giro di soldi, le bande davano mazzette e tangenti ai funzionari agricoli per avere la lista dei nomi e indirizzi dei produttori e agricoltori di avocado più ricchi.

Molti produttori di avocado diventati ricchi subirono attacchi, rapimenti per riscatti milionari, torture, uccisioni e minacce da parte di cartelli e bande.

Questi attacchi dipendevafcno dal fatto che in Michoucan la maggioranza della produzione agricola di avocado avviene in terreni di meno di 10 ettari e un terreno di 10 ettari fruttava anche più di 100 mila dollari l’anno anche con i prezzi molto bassi.

Nel 2006, Enrique Calderon, il presidente del momento decise di agire contro i cartelli al fine di annientarli attraverso una invasione interna del Michoacan, uccidendo e arrestando i capi dei cartelli, che però sopravvissero, dividendosi in bande criminali più piccole.

Con il commercio della droga arrestato e con i guadagni ormai compromessi da tale mossa governativa, le bande puntarono sull’estorsione come fonte di guadagno primario.

I Los Zetas iniziarono a uccidere e imbrogliare i loro alleati locali che ribellandosi fondarono un nuovo gruppo: la Familia Michoacana, un gruppo nazionalista di rivolta nato come controffensiva al Los Zetas.

La familia MIchoacana si considerava essere un gruppo composto da veri messicani, attaccati alla loro terra, al contrario dei Los Zetas visti come mercenari e assassini.

I componenti della Familia Michoacana venivano considerati dei liberatori della patria dai residenti locali, proprio perché combattevano i Los Zetas, ma presto divennero aguzzini di primo livello che si sostituirono ai Los Zetas e che puntavano a spremere la popolazione e le risorse locali sempre di più.

Se non bastasse, in quel periodo, il guacamole prese piede nella cultura americana come spuntino leggero, gustoso e immancabile soprattutto se consumato con patatine davanti ad una partita di football.

Nondimeno, attraverso la pubblicità del periodo si arrivò a consumare guacamole finanche al super bowl, e ancora oggi oltre il 6 % delle importazioni di avocado dal Messico sono destinate al consumo per questo evento durante quel singolo we.

Nel solo 2009, da stime del governo Messicano le bande criminali hanno ricavato oltre 150 milioni di dollari dall’industria dell’avocado. Lo stato del Michoacan, detenne il numero più elevato di rapimenti e di richieste di pizzo nei confronti dei produttori di avocado.

Nel 2010 la Familia Michoacana si divise ancora, con il nuovo gruppo scissionista chiamato i Cavalieri Templari che basò il suo guadagno sulle estorsioni all’industria dell’avocado.

Passarono dall’estorcere soldi tramite i rapimenti e minacce o tramite il pizzo ai produttori e agricolturi di avocado, al voler detenere il controllo totale dell’industria e del mercato.

Iniziarono a stabilire delle quote per i coltivatori, incendiare magazzini e camion per obbligare i produttori ad accettare tali quote.

Raggiunto il massimo potere, i cavalieri Templari controllarono tutto il territorio e attuarono tantissimi abusi di ogni tipo sulla popolazione locale.

Con l’aumento della produzione la rovinarono appositamente, la diminuirono per evitare il crollo dei prezzi, come fossero un OPEC dell’industria dell’avocado.

Nel 2011, le esportazioni di avocado dal Michoacan hanno sfiorato gli 800 milioni di dollari e i cartelli iniziarono a rapire i parenti dei coltivatori più ricchi.

Per difendersi dai Cavalieri Templari la popolazione locale fondò una banda di difesa chiamata Auto Defenza, un movimento di auto difesa, per barricare le città con mura e difese e perquisendo le persone in entrate alla città al fine di difendere i campi di avocado e le famiglie di agricoltori.

IL problema, come sempre, fu che in questa banda entrarono anche i cirminali, che volevano distruggere i Cavalieri Templari solo per prendere il loro posto nel controllo del business dell’avocado.

La popolazione locale, venne decimata, perché i locali con armi improvvisate di fortuna provarono a farsi giustizia da soli.

I soldi derivanti dal business degli avocado dominano la vita politica,sociale, ed economica e la milizia del gruppo di Auto Defenza ha un buon rapporto con il governo federale in tutto il Michoacan.

Il vero potere non era nelle mani del Governo federale ma nelle mani dei ricchi agricolturi che hanno istituito nel tempo milizie personali per la propria auto difesa e quella della popolazione locale controllando di fatto i governi locali.

Le auto defenzas furono integrate nella polizia di stato (gli sono state date autopattuglie come simbolo del potere, armi e divise di ordinanza) solo per dire che siano sotto il controllo dello stato.

Come regione degli avocado, la proclamazione del potere delle auto defezas sono ancora oggi un vero e proprio resoconto del fallimento delle autorità governative federali.

Il Michoacam rimane tutt’oggi uno dei posti più pericolosi del Messico.

 CHILE: l’IMPATTO DELL’AVOCADO SULLE RISORSE IDRICHE

In Chile, in molti paesini e villaggi vicini a corsi d’acqua, fiumi, canali e sorgenti la situazione idrica è catastrofica.

Se prima del 2008 la popolazione locale riusciva ad accedere ad acqua potabile senza problemi da queste fonti, dopo il 2008 fino ad oggi, la popolazione è costretta ad affidarsi ad autobotti di fortuna che arrivano di tanto in tanto sporadicamente, senza vere garanzie.

L’acqua di molti canali e fiumi è stata prosciugata a casa delle coltivazioni di avocado che si trovano intorno a tali villaggi.

Nel Cile centrale la siccità è letteralmente esplosa negli ultimi 10 anni per colpa della produzione di avocado, che richiesti in quantità maggiori ogni anno per tutto l’anno necessitano sempre di più di acqua e terreni per la coltivazione.

La coltivazione dell’avocado è così fondamentale per la economia e l’agricoltura del Chile, tanto da superare le esigenze di acqua potabile della popolazione locale e avere la priorità sulle vita degli stessi Chileni.

L’ACQUA: IL PROBLEMA DELLA GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE NELLA PRODUZIONE DELL’AVOCADO

L’acqua rimane un problema importante nel processo produttivo dell’avocado: occorrono circa 68 litri per produrre un solo avocado.

Per tale motivo, l’acqua rimane la risorsa più importante nella guerra al controllo del business dell’avocado.

Tornando al territorio del Cile la provincia di Petorca è la zona dove si produce la maggiore produzione di avocado.

L’accesso alle risorse idriche in Cile è molto dispotico: viene concesso per la produzione dell’avocado ma non alla popolazioni locali.

In Cile il sistema dei diritti dell’acqua deriva dalle idee degli economisti cileni che negli anni ’70 studiavano negli USA nella Università di Chiacago seguendo le idee del Guru e Professore di economia Milton Freedaman, resposnabile delle teorie sul Mercato libero negli Stati Uniti.

Tali idee furono riportate in patria da tali economisti e applicate al sistema di gestione dell’acqua potabile facendole diventare leggi, e nel 1981, con l’avallo del Presidente Pinochet, l’acqua è stata privatizzata.

il modello economico ha implementato la privatizzazione di molte risorse naturali cilene allo scopo di renderne più efficiente la gestione, ma senza la giusta supervisione dello Stato,  privati cittadini e aziende non hanno avuto spazio a causa di ricchi speculatori che si sono accaparrati le risorse idriche migliori.

Sebbene l’avocado non sia di origine cilena, il territorio isolato del Cile ha permesso che la produzione di frutta rimanesse al sicuro dalle malattie esterne.

Tuttavia, l’ente Americano limitava le importazioni di avocado cileno ancora prima del NAFTA.

A metà anni ’90 il Cile aumentò la produzione ed esportazione dell’avocado verso gli Stati Uniti  e le conseguenti richieste per l’accesso alle risorse idriche aumentarono vertigionasamente, soprattutto nelle zone di Ligua e Petrorca.

Molti coltivatori che desideravano più acqua di quella di cui avevano diritto, si appropriarono illegalmente con canali e pozzi segreti delle risorse idriche che deviavano l’acqua dai fiumi verso le piantagioni.

Grazie a quell’acqua sottratta illegalmente e l’apertura del mercato americano, la produzione di avocado in Cile decollò da 50 mila tonnellate a 250 mila tonnellate in soli 10 anni.

Il modello agro industriale ha depredato significativamente e illegalmente e indiscriminatamente tutto il territorio e le risorse idriche portando i due principali fiumi a prosciugarsi completamente, privando la popolazione povera locale l’accesso all’acqua.

Drammatico è stato l’ompatto delle coltivazioni di avocado su tutto il territorio, sulle risorse e sulla popolazione locale. Viene data priorità alla produzione di avocado.

Non per tutti i produttori la produzione di avocado garantisce loro la vita e il sostentamento.

Difatti, molti produttori del fondo valle sono stati schiacciati dai più grandi e potenti e lasciati soli sono stati costretti a chiudere per via della mancanza dell’acqua. I pozzi e i canali a loro destinati sono stati prosciugati a causa della depredazione dei produttori più grandi.

I piccoli produttori non possono permettersi di pagare per l’accesso all’acqua e non essendo in grado di produrre  sono costretti a vendere la loro terra ai coltivatori più grandi.

Il terreno cileno non si presta benissimo alla coltivazione di avocado, in quanto rimane troppo secco, l’unico modo per garantire che l’avocado cresca bene è quello di crescerlo in collina portando la giusta quantità di acqua che necessita.

Per tale motivo, l’accesso alle risorse idriche si è trasformato nel punto cardine della lotta continua per il controllo del potere di questo business.

Oggi in Cile si sono oltre 30 mila ettari destinati alla produzione di Avocado Hass.

Dopo il Perù il Cile è il più grande esportatore di avocado verso l’Europa e verso la Cina.

La Cina di recente, soprattutto per la classe media, ha sviluppato una passione per gli avocado importandoli principalmente dal Cile, con un incremento di 1000 volte negli ultimi 7 anni.

La produzione di avocado garantisce certamente la stabilità economica MA NON PUO’ ANDARE A DISCAPITO DELLO SFTUTTAMENTO DELLE RISORSE AMBIENTALI CON RIPERCUSSIONI SU AMBIENTE E POPOLAZIONE LOCALE.

CALIFORNIA: IL PROBLEMA DELL’ACQUA

Anche in California, alcuni piccoli coltivatori californiani temono per l’accesso alle risorse idriche e temono che in futuro dovranno cedere la loro fetta di mercato (di un mercato che hanno loro stessi fondato negli anni ’70) ai produttori più grandi del Messico del Cile.

Il business degli avocado è stato minacciato dalle enormi stagioni di siccità degli ultimi 10 anni che hanno portato le risorse idriche a prosciugarsi enormemente.

CONCLUSIONI

Non esistono soluzioni semplici per il mercato degli avocado: criminalità, risorse idriche sotto attacco e poco controllate e disastri ambientali sono all’ordine del giorno.

Sta a noi consumatori capire come aiutare il mercato attraverso la richiesto di certificazioni per avocado equosolidali.

[1] Rotten: la guerra degli avocado- Netflix Documtario

 

Nella stagione primaverile si riscopre il piacere del mangiare sano e gustoso.

Numerosi sono i prodotti che si possono mangiare in questa stagione dal gusto delizioso e dalle benefiche proprietà per la salute.

I cibi sfiziosi della primavera, sani, gustosi, bene si adattando alle diete tipiche di questa stagione cosiddette light; atte prettamente a purificare, disintossicare e riequilibrare l’organismo.

Il nostro umore e il nostro appetito crescono in concomitanza dell’allungamento delle giornate e per evitare che questa crescita porti a mangiare sregolato o a fare sgarri non salutari, si possono sfruttare gli innumerevoli frutti e ortaggi di stagione che bene si prestano come spuntini sani, leggeri e gustosi senza appesantire l’organismo e senza buttare all’aria gli sforzi della gettonata dieta detox portata avanti per superare la temuta prova costume.

I primi calori, le fresche brezze, i profumi e le essenze dei fiori che la primavera porta con sé sono tipici di questo periodo, come tipici sono gli alimenti di stagione che aiutano non solo la salute, ma anche le tasche.

Difatti, acquistare gli alimenti di stagione impedisce al rincaro dei prezzi di gravare sul portafoglio e di poter risparmiare comprando prodotti freschi, di stagione e a prezzi calmierati.

Di seguito riportiamo spunti e curiosità sugli alimenti tipici di stagione e i loro relativi benefici.

ALIMENTI DI STAGIONE

Un primo elenco di frutti di stagione potrebbe essere il seguente:

  • albicocche
  • 
amarene
  • asparagi
  • asparagi selvatici (veri asparagi selvatici oppure getti giovani di luppolo, rovo ecc.)
  • barba di frate
  • bietole
  • carciofi (gli ultimi)
  • carciofini da conservare
  • cavolfiori
  • cavoli cappucci
  • cicoria da taglio
  • ciliegie
  • cime di rapa
  • cipolle bianche
  • cipollotti
  • cornetti
  • coste
  • crescione
  • erbette
  • fagiolini
  • fave
  • finocchi
  • fragole
  • indivia
  • insalatine primaverili (lattughino, pasqualina, cicorino, raperonzolo ecc.)
  • kiwi italiani
  • lattughe (romana, da taglio, riccia, rossa, gentile, a cappuccio)
  • mandarini
  • nespole giapponesi
  • patate novelle
  • piselli
  • porri
  • prataioli o champignon
  • radicchi rossi
  • radici amare
  • rape
  • ravanelli
  • scorzonera – scorzobianca
  • sedano di Verona
  • spinaci
  • taccole
  • tarassaco o soffione o dente di leone
  • tartufi
  • valerianella o songino o gallinella
  • verze
  • zucchine

Se nel primo periodo della primavera porteremo nei piatti alcuni alimenti presenti in inverno, altri sapori più tipici della primavera saranno i protagonisti della seconda parte del trimestre.

LA FRUTTA PRIMAVERILE

Con l’uscita dall’inverno si potrà approfittare ancora di kiwimele e pere, preparando frullati e macedonie arricchite dagli ultimi mandarini e mandaranci.

Ottime spremute di arance tardive possono essere preparate per sostenere le difese naturali nel periodo delicato del cambio di stagione.

Arriva anche il tanto atteso momento dei frutti rossi per la gioia degli occhi e del palato è: si comincia dalle fragole, incaricate di dare ufficialmente il via alla primavera, per proseguire, nel mese di aprile e maggio, con le ciliegie.

La specialità delle fragole e ciliegie al naturale è che conservano intatte le ottime proprietà che le contraddistinguono, dalla ricchezza di vitamine e minerali rivitalizzanti all’azione diuretica e depurativa che aiuta a rimettersi in forma dopo la stagione fredda.

A questo proposito a primavera è una buona idea mettere nel carrello anche frutti esotici come ananas, avocado e mango.

L’ananas è un alleato della buona circolazione e delle gambe leggere, l’avocado è molto nutriente, energetico e salutare, ottimo per colazioni primaverili sane e sostanziose.

Il mango, fresco e ricco di minerali e potassio, aiuta ad affrontare meglio i primi caldi che ci trovano spesso impreparati. Per arricchire la dieta di potassio aggiungiamo alla lista della spesa anche le banane.

Andando incontro all’estate, tra maggio e giugno, si consiglia di consumare le prime varietà di albicocche e pesche precoci, le nespole del Giappone e i primi meloni.

Un vero toccasana sono tutti i frutti di colore giallo e arancione, idratanti e ricchi di betacarotene, per preparare la pelle ai primi bagni di sole.

Riassumendo, l’elenco dei frutti disponibili a primavera comprende:

  • Kiwi
  • Mele
  • Pere
  • Mandarini
  • Mandaranci
  • Arance
  • Fragole
  • Ciliegie
  • Ananas
  • Avocado
  • Mango
  • Banane
  • Pesche
  • Albicocche
  • Nespole
  • Melone

LA VERDURA PRIMAVERILE

Da marzo a maggio, gli asparagi sono la verdura primaverile per eccellenza, immancabili nei menù di Pasqua e perfetti per torte di sfoglia, primi piatti, insalate, ma anche polpette e burger vegetariani, zuppe e creme.

Gli asparagi si contraddisguono per e poche calorie, tante fibre e potassio e sono ottimi per chi cerca un ingrediente saporito per una dieta snellente.

Gli agretti sono gli altri protagonisti della stagione: poco calorici e depurativi sono anche gli agretti, protagonisti, insieme agli asparagi, dei mesi di marzo, aprile e maggio.

Chiamati a seconda delle zone anche barba di frate o lischi, gli agretti sono perfetti come contorno, in frittata, per primi piatti di pasta o di riso.

Durante il mese di marzo ottimi sono i finocchi, da mangiare crudi in un’insalata di lattuga primaverile, insieme alle carote, disponibili tutto l’anno e sempre utili al benessere con la loro dose di fibre e vitamine.

Per le insalate, ricordiamo di aggiungere ai nostri piatti primaverili i ravanelli. Pochissime calorie, vitamine del gruppo B, vitamina C, i ravanelli sono un vero affare per chi vuole mantenersi in forma.

Come le altre verdure amare, i ravanelli hanno spiccate virtù antinfiammatorie e contribuiscono all’efficienza del sistema immunitario.

Come tutte le altre verdure amare, ricordiamo che è anche periodo di mammole, varietà di carciofi adatta a tante ricette gustose.

Per contorni e non solo, arrivano le patate novelle e alcune varietà di funghi primaverili.

Nel mondo dei legumi è il momento perfetto per le fave e per i piselli freschi, in attesa, andando verso l’estate, di mettere in insalata i fagiolini.

Poco calorici nella media dei legumi, piselli, fave e fagiolini saziano senza appesantire, l’ideale nella bella stagione.

Infine, primavera significa anche fiori di zucca e a giugno le prime zucchine di stagione, insieme ai pomodorini precoci e ai primi cetrioli.

Nella lista delle verdure primaverili inseriremo quindi:

  • Asparagi
  • Agretti
  • Finocchi
  • Lattuga
  • Carote
  • Ravanelli
  • Mammole
  • Patate novelle
  • Funghi primaverili
  • Fave
  • Piselli
  • Fagiolini
  • Fiori di zucca
  • Zucchine
  • Pomodorini
  • Cetrioli

LO STUDIO DELL’ISTITUTO AUXIOLIGICO ITALIANO[1]

Riportiamo un interessanre studio riportato dall’Istituto Auxiologico: Auxologico è una Fondazione no profit riconosciuta come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) dal 1972, con 17 strutture ospedaliere, diagnostiche e poliambulatoriali in Italia.

Auxologico è una comunità di medici, ricercatori, tecnici, personale sanitario e amministrativo di oltre 2600 persone che ogni giorno mettono a disposizione il proprio impegno e la propria professionalità per la cura della persona.

La mission di Auxologico è mettere a disposizione le cure sanitarie più aggiornate, efficaci e personalizzate, trasferendo i progressi della ricerca scientifica all’attività diagnostica e ospedaliera.

“I cibi consumati nella giusta stagione apportano la maggior quantità di vitamine e sostanze nutritive. In questo articolo scopriremo quali sono i prodotti tipici della primavera con cui arricchire la nostra alimentazione.

QUALE FRUTTA CONSUMARE?

Se a marzo “resistono” arance, kiwi, limoni, mandarini, mele, e pere, ad aprile largo alle fragole e alle nespole, a maggio deliziamoci con le ciliegie (e le fragole e nespole che resistono), quindi a giugno ci coloriamo di arancione con le albicocchepesche, e susine.

Chi dice primavera, dice anche fragole. La fragola è a basso contenuto calorico, ricco di vitamine C, A, B e B9 così come in potassio e antiossidanti.

Per renderlo un alimento salutare, tuttavia, bisogna fare attenzione a non nasconderlo sotto una nuvola di panna montata o zucchero bianco. Puoi assaggiare la macedonia di fragole, con un po’ di limone, o semplicemente al naturale per apprezzare la sua vera dolcezza.

L’allergia alle fragole è una delle più diffuse tra i bambini: attenzione quindi al calendario dello svezzamento per i più piccoli. La fragola infatti è ricca di istamina, una sostanza che, se rilasciata in quantità eccessiva, può essere responsabile di reazioni cutanee, pruriti e altre fastidiose manifestazioni a livello respiratorio e gastrointestinale.

Allergie alla frutta

LE VERDURE DI PRIMAVERA

E per quanto riguarda la verdura disponibile nella stagione primaverile? Il nostro menù dice addio ad alcuni alimenti, ma si arricchisce con altri, tipici di questa stagione, altrettanto gustosi:

  • asparagi;
  • ravanelli;
  • carciofi;
  • spinaci;
  • finocchi;
  • rucola.

Tra i must della primavera, i protagonisti sono decisamente sono gli asparagi. Gli asparagi, bianchi, verdi o viola, sono un vero tesoro di salute. Ricco di vitamina B9, vitamina K, ferro, rame e fosforo, l’asparago è un’ottima fonte di antiossidanti ed è noto per la sua azione diuretica.

Per sfruttare al meglio le sue qualità nutrizionali ti suggeriamo di cucinarli al vapore.

Attenzione al consumo per chi soffre di colon irritabile (IBS , gonfiore intestinale): l’asparago è una verdura particolarmente fermentativa.

Un altro ortaggio stagionale molto abbondante in primavera è il ravanello. Piccolo, croccante e succoso ha molti  punti di forza. È ricco di vitamina C, potassio, fibre e zolfo. Ottimi nelle zuppein insalata o anche frullati.

Si possono anche sfruttare come snack spezza-fame se si sta attenti ai Kg di troppo!

Non dimentichiamo di mangiare carciofi, spinaci, finocchi e rucola (i più rigogliosi a maggio).

Alimentazione d’inverno

IL PESCE IN PRIMAVERA

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, anche i pesci, come frutta e verdura, hanno le loro stagioni. Oltre al merluzzo e al nasello, la primavera è anche la stagione dello sgombro.

Questo piccolo pesce ha carne grassa e gustosa, è un’ottima fonte di vitamine B e D, di selenio, ferro e in particolare di omega-3, un acido grasso essenziale cioè da assumere esclusivamente con la dieta dato che il nostro corpo non è in grado di produrlo. Buono per il cuore e le arterie, lo sgombro è, inoltre, un pesce poco costoso utile da inserire spesso nei nostri menu settimanali! Acquistato fresco, basta grigliarlo o infornarlo in cartoccio con aromi e limone per apprezzare tutto il suo sapore.

È frequente vedere comparire in pescheria a primavera (tra marzo e giugno):

  • granchi;
  • leccia;
  • gallinella;
  • scorfano rosso.

LA CARNE DI STAGIONE

Le carni bianche aprono la stagione di primavera; il coniglio, in particolare, è facilmente digeribile, contiene molte proteine, soltanto il 5% di grassi e soprattutto poco colesterolo (circa 60 mg per 100 g di coniglio).

Agnelloanatrapollo e tacchino sono altre carni di stagione da prediligere, lago dunque alle carni bianche e magre.

I FORMAGGI IN PRIMAVERA

La primavera è sicuramente il momento migliore dei formaggi ovini e caprini per la particolare ricchezza del latte da cui sono prodotti (latte di pecora e capra). Prediligere i freschi o quelli poco stagionati.

Particolarmente saporiti quelli a breve stagionatura (pochi mesi) avvolti nel fieno fresco  dei pascoli di montagna in modo da arricchirli con gli aromi e i profumi di montagna.

I LEGUMI

La Primavera è la stagione ideale per gustarsi i primi legumi freschi (e non secchi, in latta o brik o surgelati).

Via libera dunque a questi preziosi alimenti ricchi di proteine e poveri di grassi soprattutto: piselli, e fave sono assolutamente da provare divertendosi a sbaccellarli dal loro baccello. Ottimi scottati al vapore e da aggiungere alle insalate o da inserire nelle zuppe.

piselli sono un buon modo per assumere proteine, vitaminesali minerali fibre utili alla regolarità intestinale. I baccelli freschi di piselli (molto ricchi in sali minerali), si possono conservare e riutilizzare come ingrediente in passati e vellutate da cucinare con verdure di stagione.

Le fave sono ideali nei menu di primavera anche per il loro elevato contenuto in ferro. Quelle più giovani (verde chiaro) sono ottime da mangiare anche crude, mentre generalmente si consumano cotte/stufate. Sono però controindicate per chi è affetto da favismo, una patologia genetica che determina l’assenza di un enzima capace di metabolizzare alcune sostanze presenti in questo legume, quindi attenzione.

Anche le fave ci aiutano a non sprecare; da provare le scorze di fave spadellate.

Infine, primavera significa anche giornate più lunghe e clima mite, non dimenticare di mantenersi attivi con una bella camminata.

[1] https://www.auxologico.it/

Nel mondo alimentare sono molteplici gli alimenti con proprietà benefiche per la salute.

La grande varietà di climi, piante e fiori, fin dall’antichità, ha permesso di ottenere dalla flora qualsiasi tipo di benefici con i relativi vantaggi: benefici curativi, nutritivi, decorativi e in generale portatori di benessere sia per il corpo, sia per la mente.

Tra gli alimenti dai rilevanti benefici sulla salute, sicuramente si annoverano i particolari e cosiddetti Tuberi della Salute, tuberi utilizzati come base per l’alimentazione di molti paesi in via di sviluppo dalle proprietà benefiche notevoli e poco conosciuti in Europa.

I 5 tuberi della salute sono:

  • Batata o patata dolce
  • Manioca
  • Yam o igname
  • Taro
  • Topinambur

Sebbene in Europa si consumi molto la patata comune, questi 5 tuberi sono consumati maggiormente nei paesi tropicali e hanno caratteristiche tali da renderli molto più speciali, soprattutto per i tuberi quali il taro, lo yam o igname e la manioca, da cui si ottiene la farina di tapioca (o fecola di tapioca) molto utilizzata nelle cucine locali.

Riportiamo di seguito tutti i dettagli.

1.LA BATATA O PATATA DOLCE

La Batata il cui nome tecnico è Ipomea batatas, è meglio nota come patata dolce o patata americana e consiste in una radice tuberiforme, dal sapore dolce, commestibile e ricca di amido.

Sebbene ricordi il sapore di una comune patata, non appartiene alla famiglia delle Solacenee alla quale invece appartengono le comuni patate.

La sua origine deriva dal territorio tropicale delle Americhe nel quale ancora oggi si attua la maggiore produzione a livello mondiale.

In Italia, si coltivano le patate americane maggiormente nel territorio della Puglia e del Veneto.

Le sue proprietà benefiche consistono nell’apporto di vitamina A, e di vitamina C, di potassio, ferro, magnesio e flavonoidi.

2. MANIOCA

Conosciuta anche con il nome di tapioca, cassava, yuca o alpin, la Manioca, o più tecnicamente Manihot esculenta è il secondo tubero della salute, molto importante perché dalla sua lavorazione si ottiene la farina di tapioca, alimento molto nutriente utilizzato per la preparazione di diversi piatti e soprattutto per le pappe per bambini in periodo di svezzamento.

Difatti, la farina di tapioca (o fecola di tapioca) essendo priva di glutine risulta molto delicata per l’intestino.

La manioca, ha una radice tuberiforme commestibile e come pianta originaria del Sud America viene utilizzata soprattutto in questo territorio.

La sua importanza deriva dal fatto che nei paesi in via di sviluppo rappresenta una grande fonte di carboidrati insieme allo Yam (o igname) e all’albero del pane per i paesi in via di sviluppo.

I tuberi della manioca sono ricchi di amido, calcio, fosforo e vitamina C e solitamente vengono cucinati con metodi simili a quelli impiegati per le patate.

Il maggiore consumo di manioca si registra in maggiormente nei paesi tropicali quali Africa, Asia, Sudamerica e nei Caraibi.

A seconda della varietà la manioca solitamente viene consumata dopo la cottura o dopo l’essicazione per evitare di consumare sostanze dannose che potrebbero essere presenti nel tubero crudo.

3.YAM O IGNAME

Prodotto dalle piante del genere Discorea, lo Yam o Igname, è un tubero ricco di amido, commestibile e consumato prettamente in Asia e Africa.

Spesso confuso con il tubero delle patate dolci americane, motivo per il quale negli USA spesso le patate dolci vengono chiamate Yam è tuttavia, un tubero con caratteristiche distinte.

Fonte di vitamine, carboidrati e proteine molto importante per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo ha un contenuto proteico più elevato rispetto alle comuni patate e rappresenta circa il 2% del peso del prodotto fresco.

4.TARO

La pianta del Taro tecnicamente chiamata (Colocasia esculenta) è l’origine dei preziosi tuberi del Taro, commestibili e simili alle patate.

Viene coltivato maggiormente nelle zone tropicali di tutto il mondo e consumato come base della dieta di svariate popolazioni asiatiche, africane e sudamericane.

Solitamente viene consumato come tubero fritto o lessato ed è ricco di proprietà nutrizionali simili a quelle possedute dalle patate dolci, con alcune differenze: contiene più calcio e il doppio del ferro.

Se ne sconsiglia il consumo a crudo poichè risulta tossico per il nostro organismo e provoca bruciori a livello della bocca.

Ricco di vitamina B, potassio e amido, una volta cotto è molto digeribile.

5.TOPINAMBUR

Il tubero del Topinambur, nome tecnico Helianthus tuberosus, noto come Carciofo di Gerusalemme o Rapa Tedesca ha numerose proprietà benefiche e ha un sapore delicato molto particolare.

Indicato per chi soffre di diabete, come sostituto delle comuni patate in quanto ha un bassissimo indice glicemico.

Il suo consumo è possibile sia nella variante cruda che cotta (in padella o al forno).

Considerato un tubero dietetico adatto alle diete ipocaloriche, contrasta la ritenzione idrica ed è una fonte di sali minerali come fosforo, rame, magnesio e ferro.

Per maggiori info visita il nostro articolo:

Il TOPINAMBUR (il Tubero Fit): proprietà, benefici e preparazione

L’alimentazione per essere efficace e bilanciata deve avvalersi di nutrienti e alimenti con proprietà benefiche di spicco.

Tra i molti tuberi interessanti dal punto di vista alimentare, oggi vogliamo analizzare il Topinambur (Helianthus tuberosus), detto anche Carciofo di Gerusalemme, rapa rossa, rapa tedesca e altre variazioni che di seguito illustreremo.

Tubero davvero particolare, il topinambur ha diverse proprietà rilevanti dai molti benefici anche sulle persone diabetiche.

Difatti, Il Carciofo di Gerusalemme o (Topinambur) è un tubero ricco di benefiche proprietà quali l’alta digeribilità, l’essere dietetico e la predisposizione a favorire le persone affette di diabete.

L’ASPETTO

Il Carciofo di Gerusalemme è una pianta erbacea perenne di origine del Nord America, il cui tubero, il Topinambur ha avuto una diffusione vasta in molte cucine europee.

Il topinambur ha l’aspetto di una radice bizzarra, spesso confusa con altri ortaggi e verdure, ed il suo aspetto ricorda di più un tubero simile alla patata, con un richiamo nell’aspetto allo zenzero e al tartufo, e un carciofo nel gusto.

Scopriamo insieme tutte le caratteristiche di questo curioso tubero.

LA STORIA E L’ORIGINE DEL NOME

La storia del carciofo di Gerusalemme è legata alla tradizione e alle usanze alimentari e culinarie dei nativi americani del Massachusetts e del Québec e conobbe la vera diffusione in Europa grazie all’esploratore Samuel de Champlain che lo importò in Francia per il suo gusto simile al carciofo e alla bietola, ma più dolce e piacevole.

Le sue proprietà benefiche a livello nutritivo e il relativo costo di acquisto a buon mercato, in aggiunta alle condizioni climatiche favorevoli alla coltura nel Vecchio Continente permisero la diffusione del tubero a livello capillare, soprattutto nelle fasce più povere della popolazione, già nel Seicento, come valida alternativa alla patata dolce.

Il motivo per cui si chiama Carciofo di Gerusalemme, potrebbe indurre a far pensare che sia un carciofo, la cui provenienza sia dalla città di Gerusalemme, in realtà, come suddetto, non può essere classificato come carciofo, ma ne ricorda solo il sapore.

Il motivo del richiamo alla città Israeliana deriva dalla denominazione che i Coloni Puritani anglosassoni giunti nel nuovo mondo diedero alla pianta erbacea in onore del concetto di fondazione di una Nuova Gerusalemme da stabilire nei nuovi territori appena scoperti.

Un altro rimando alla città di Gerusalemme deriva secondo altre fonti, dalla pronuncia errata dei popoli anglofoni della parola girasole, termine usata dai coloni di origine italiana per chiamare il fiore giallo della pianta.

Suona plausibile e verosimile la trasposizione errata della pronuncia anglofona delle parole girasole artichoke in Jerusalem artichoke, corrispondente inglese del carciofo di Gerusalemme.

Tuttavia, dobbiamo ricordare che sono diverse le varie declinazione del nome del Carciofo di Gerusalemme: topinambur, rapa tedesca, girasole del Canada, tartufo di canna:

  • Topinambur: denominazione derivante dalla francesizzazione del nome della tribù brasiliana dei Tupinambá (la quale coltivava e consumava questo ortaggio) che fece visita al Vaticano nel Seicento.
  • Girasole del Canada: il nome deriva dall’aspetto del fiore di questa pianta, molto simile a un girasole e i cui primi rinvenimenti sono avvenuti in Canada.
  • Rapa tedesca: nome risalente all’arrivo di questo ortaggio in Germania nel XVII secolo, dove la sua considerazione di alimento molto raffinato e apprezzato gli valse l’appellativo che sottolineasse l’appartenenza al paese stesso.
  • Tartufo canadese: nome coniato a causa della forma di questo alimento che nella sua grandezza ricorda i tartufi del Nord America.

CARATTERISTICHE e PROPRIETA’

Ortaggio pieno di svariate proprietà benefiche per l’organismo, è ricco di carboidrati di acqua e di inulina, una fibra alimentare solubile simile all’amido delle patate che viene però metabolizzata a livello del colon.

Per tale ragione è considerato un ottimo alimento probiotico, che permette lo sviluppo dei batteri buoni utili all’organismo (quali bifidobatteri e lattobacilli) per favorire la digestione.

L’apporto di tali batteri alla microflora intestinale connota il topinambur come ottimo alleato delle donne in allattamento e in gravidanza, poiché la loro presenza va a stimolare la produzione di latte materno.

Per provarlo nella dieta di tutti i giorni è possibile inserirlo facilmente o come piatto crudo o come piatto cotto.

La sua appartenenza ai Tuberi della Salute (sono i tuberi con proprietà benefiche per la salute quali la batata o patata dolce, il topinambur, la manioca e il taro) lo fa risultare un attimo alleato per il benessere fisico.

Il topinambur cotto, come tutti gli elementi vegetali oltre a non contenere colesterolo, apporta un notevole contenuto di fibre (100 grammi di topinambur cotto apportano al nostro organismo 2,7 grammi di fibre), per questo, consumarlo cotto conviene molto per arricchire di fibre intestinali l’intestino.

Le altre proprietà rilevanti sono:

  • Alto contenuto proteico
  • Aumento delle difese immunitarie
  • Efficace per combattere l’anemia
  • Riduzione dei livelli di zucchero nel sangue
  • Privo di glutine
  • Disintossicante
  • Accelera il metabolismo
  • Combatte stress stanchezza
  • Combatte e aiuta la stitichezza

Se invece analizziamo la casistica del topinambur crudo, si evince che le il contenuto di sali minerali e vitamine rimane inalterato e meglio conservato. A crudo, emerge la presenza preponderante di  di significative vitamine del Gruppo A, B e C, potassio (utile per il sistema immunitario a combattere stanchezza e stress), sodio, calcio, magnesio, piccole quantità di zinco zinco, ferro, rame, selenio, vitamina E, e manganese.

CALORIE, COLESTEROLO e INDICE GLICEMICO

Questo tubero è ottimo se inserito all’interno di una dieta ipocalorica e ipoglicemica in quanto permette l’assorbimento del colesterolo, la regolazione della glicemia e del glucosio nel sangue e il mantenimento di un benessere intestinale a lungo tempo.

La fortuna dal punto di vista dietetico, risiede nel fatto che il topinambur sia molto poco calorico (in 100 grammi vengono fornite al nostro corpo solo 73 calorie).

Non possiede colesterolo ed è dunque, super adatto a tutti coloro che sono a dieta o prendono farmaci per combattere i livelli troppo alti dello stesso.

L’indice glicemico del topinambur è pari a 50 e per tale motivo è considerato idoneo al consumo, proprio per il suo valore considerato basso se paragonato ad esempio con l’indice glicemico delle patate, più elevato di diversi punti e pari a 117 per le patate cotte al microonde, 93 per le patate cotte al vapore e 77 per le patate lessate.

BENEFICI

Sono molti i benefici che questo tubero apporta in termini di arricchimento dell’alimentazione dal punto di vista di fibre, antiossidanti, vitamine e sali minerali.

L’apporto di fibra in particolare, diminuisce i problemi relativi alla stitichezza favorendo l’uso corretto dell’intestino.

Contiene anche antiossidanti (la vitamina A, la vitamina C e la vitamina E) i quali in concomitanza con i flavonoidi e carotenoidi, contribuiscono a contrastare l’azione dei radicali liberi, proteggendo dalle infiammazioni e dalle forme virali quali influenza e raffreddore.

Infine, è un ottimo fornitore di ferro e folati, utili per le donne in gravidanza come prevenzione alle malformazioni del feto.

PULIZIA ED UTILIZZO

La sua forma bitorzoluta a buccia irregolare induce a pulire il tubero sciacquando e spazzolando sotto l’acqua la buccia per pulire via i residui di terra. Una volta sciacquato o lo si consuma a crudo o lo si sbuccia e poi taglia con un pelapatate facendo dei cubetti o delle forme a piacere.

Poiché come il carciofo tende ad annerire le mani è consigliato lasciarlo a mollo in bacinella con acqua e linone prima di procedere alla cottura.

CUCINA e ACCOSTAMENTI

È possibile consumarlo a piacere sia crudo, sia cotto in tutte le forme che si preferisce utilizzare secondo i gusti di ognuno: bollito, cotto a vapore, fritto, al forno o in padella. E’ molto buono con l’aggiunta di spezie, olio, limone per un condimento light e fit, con aglio e peperoncino per un condimento più saporito.

Come accostamenti molto saporiti suggeriamo di accompagnarlo con verdure o ortaggi di sapore e consistenza affini (patate dolci, carciofi) ma anche zucca e funghi. Come salse ottimo è il connubio con la senape e come spezie o erbe aromatiche, il timo. Se fatto crudo è ottimo a insalata con finocchi e arance e viene molto gustoso se abbinato a legumi e frutta secca quali nocciole, noci, mandorle e anacardi.

In ogni stagione l’agricoltura subisce una alternanza di colture in sincronia con l’evolversi delle stagioni stesse.

Conseguentemente, anche l’alimentazione dovrebbe adattarsi ai cambi stagionali in quanto, il nostro orologio biologico è sensibile alle variazioni del tempo e delle stagioni e le necessità del nostro organismo sono meglio soddisfatte se in sintonia con l’orologio della natura.

Difatti, è importante fornire al proprio corpo dei prodotti che siano tipici della stagione che attraversiamo poiché solitamente, la natura predispone esattamente la maturazione delle colture più idonee a soddisfare determinate necessità di vitamine, sali minerali e altri macronutrienti richiesti dal nostro corpo in quella stagione specifica.

Nello specifico della stagione invernale, è importante ricordare che la presenza del freddo induce l’organismo ad aumentare il fabbisogno calorico ed energetico e che le minori temperature sono preludio di possibili malanni o influenze da combattere aumentando le difese naturali del corpo.

La giusta alimentazione per l’inverno comprende una corretta fonte di nutrimento e un apporto energetico che possa sostenere la produzione di calore adeguato a mantenere la temperatura del corpo e il relativo metabolismo in equilibrio, evitando l’accumulo di tossine, grassi e colesterolo.

Ci sono determinati cibi che possono essere considerati i Must Have dell’inverno, adatti a riscaldare il corpo in maniera adeguata e completi dal punto di vista nutrizionale:

1) Piatti Caldi: i veri protagonisti dell’inverno sono e restano sempre le zuppe, minestroni e stufati. Di facile preparazione, molto nutrienti e salutari, riescono a saziare e contrastare il freddo facilmente. Per un abbinamento vincente si consiglia l’associazione legumi e cereali come zuppa, poiché molto salutari e ricchi di antiossidanti.

2) Verdure di stagione: ricchi di sali minerali e vitamine, le verdure a foglia verde come broccoli, spinaci, zucca, radicchio, verza, carote, patate dolci, bietole, cicoria e altri, sono i vegetali consigliati in inverno per aumentare le difese immunitarie e combattere il freddo. Sono ricchi di vitamina B e minerali quali potassio e magnesio molto importanti per il sistema nervoso e l’umore (contrastano l’irritabilità). Ad esempio, le verdure maggiormente consigliate sono:

  • Cicoria: ricca di antiossidanti, fibre e minerali (potassio e magnesio) contrasta anche il gonfiore.
  • Finocchi: sazianti, diuretici aiutano ad eliminare le tossine in eccesso grazie all’apporto di acqua e fibre. Sono ottime fonti di antiossidanti, tra cui i preziosi flavonoidi e la vitamina C.
  • Arance rosse: ricche di vitamina C e B, potenziano le difese dell’organismo, contengono potassio e magnesio come minerali e antiossidanti come gli antociani.
  • Rapa rossa: con azione sgonfiante e depurativa. Apporta diversi minerali tra i quali il potassio che aiuta a drenare ed eliminare i liquidi in eccesso. Ricca di acqua e fibre che facilitano lo smaltimento delle tossine.
  • Mele: ricchi di inulina e pectina, sono importanti per il rafforzamento dei batteri utili all’intestino responsabili di mitigare le infiammazioni e il gonfiore.
  • Broccoli: fonte di fibre e molte vitamine del gruppo B, quali B2, B5, B9, B12, sono molto utili per la linea, in quanto ricchi di acqua e poveri di calorie.
  • Cavolo: a crudo apporta molta vitamina C che potenzia le difese immunitarie e molte fibre prebiotiche utili per i batteri “buoni” dell’intestino.
  • Carciofi: con azione depurativa e drenante, contengono antiossidanti (antocianine e composti fenolici). Sono fonte di inulina, una fibra solubile che svolge un’attività prebiotica: nutre i batteri “buoni” che popolano l’intestino. Contiene infine, una grande varietà di vitamine del gruppo B, tra cui la vitamina B2, B3 e B5.
  • Spinaci: ottimi per fornire vitamina B, energia e combattere lo stress e la sensazione di affaticamento.
  • Kiwi: fonte eccellente di vitamina C (anche più degli agrumi). Apportano minerali quali magnesio e potassio utili per contrastare la stanchezza.

3) Frutta secca: la frutta secca come mandorle, noci e nocciole sono importanti aiuti per aumentare le difese immunitarie grazie al loro apporto di zinco e vitamina E. prevengono anche i segni causati dal freddo sulla pelle grazie al loro apporto di grassi polinsaturi e proteine vegetali. Bisogna solamente bilanciarne le quantità in quanto sono molto caloriche. Si consiglia di alternare questi elementi ai pasti principali sotto forma di spuntini.

4) Tè, tisane ed infusi: bevande calde che aiutano a mantenere una elevata temperatura corporea mantenendo una adeguata termoregolazione e combattendo così il freddo prevendo anche i malanni di stagione.

5) Cibi anti freddo: sono quelli che proteggono l’organismo e forniscono una adeguata energia per affrontare la stagione fredda. Tra questi troviamo:

  • Legumi: fagioli, lenticchie, ceci e piselli sono ottimi per sanare le carenze di ferro tipiche dell’inverno.
  • Cereali: carburante dell’organismo, forniscono l’energia aumentando la resistenza al freddo e sono fondamentali per aiutare il sano e regolare bilanciamento metabolico. La combo cereali-legumi è ancora più nutriente.
  • Frutta fresca: fonte di vitamina C importantissima per il rafforzamento delle difese immunitarie. Inoltre, i frutti essendo ricchi di fibra donano un senso di sazietà sfavorendo gli attacchi di fame e aiutano l’eliminazione delle tossine deleterie per l’organismo.
  •  Miele: elemento molto importante per le sue proprietà antibiotiche e balsamiche super benefiche per il corpo.
  • Spezie e condimenti: cannella, curcuma, zenzero e peperoncino sono un vero toccasana per il metabolismo e inoltre, aumentano la temperatura corporea.
  • Cioccolato fondente: ricco di magnesio e dal gusto indiscutibile, è sicuramente un alimento da poter consumare con molto piacere.

Ortaggio invernale molto interessante, le cime di rapa sono sicuramente importanti per la riuscita di un buon orto, proprio grazie alla loro facile adattabilità e gestione.

È una verdura tipica del centro sud ma può essere piantata anche al nord, a patto che lo si faccia non troppo tardi e scegliendo varietà precoci poiché il gelo potrebbe rovinare e compromettere il raccolto.

La pianta è anche conosciuta per i famosi friarielli (le infiorescenze più giovani delle cime di rapa), che sono diventate una prelibatezza e un ingrediente tradizionale molto amato dalla cucina romana e napoletana, negli ultimi anni sono tornate in auge anche nell’alta cucina a grande richiesta del pubblico.

La pianta delle cime di rapa

Le cime di rapa sono una pianta (con il nome tecnico di Brassica rapa sylvestris) che fa parte delle famiglie delle crucifere o brassicacee, la stessa di cavoli e broccoletti. È una pianta erbacea che raggiunge un’altezza di mezzo metro, con foglie verde chiaro e fiori a grappolo di colore giallo.

La Puglia e la Campania sono le regioni in cui la cima di rapa, chiamata anche broccoli di rapa, è una tra le colture maggiormente diffuse essendo un ortaggio fortemente presente nella tradizione culinaria locale.

Vengono solitamente cucinate o saltate in padella come contorno, o anche inserite come gustoso primo piatto in accompagnamento alla pasta, basti citare le famose orecchiette alle cime di rapa.

Il clima e il terreno adatti alle cime di rapa

Nonostante sia un ortaggio a coltivazione invernale, le cime di rapa non hanno forte tolleranza per i climi freddi. La pianta infatti, può venire fortemente danneggiata dal freddo e per tale motivo, al nord si predilige la scelta di varietà precoci che possano subire la raccolta prima del sopraggiungere del freddo calibrando accuratamente la scelta del momento della semina al fine di evitare che il gelo distrugga la coltura.

La temperatura ideale di germinazione è sui 25° centigradi, ossia di un clima caldo e secco, non difficile da raggiungere se si effettua la semina del campo alla fine dell’estate.

Per la gestione le cime di rapa sono di facile manutenzione, soprattutto in materia di terreno non necessita di importanti interventi di concimazione. Similmente alle verdure a foglia ha problemi con l’eccesso di azoto che potrebbe accumularsi in gruppi di nitrati nocivi per la pianta.

Si necessitano vangature ben drenate per preparare al meglio il terreno, essendo la pianta di origine autunnale, al fine di proteggerla dalle eventuali piogge autunnali.

Credit to: https://www.ortodacoltivare.it

Originaria del Perù, coltivata in Messico prima dai Maya e dagli Aztechi, la pianta del pomodoro è diventata una pianta fondamentale tra le colture da orto negli ultimi 200 anni. Negli anni sono state selezionate, moltissime varietà adattando la pianta ai climi più disparati.

Il Pomodoro è quell’ortaggio che non può mancare mai in un buon orto che si rispetti, soprattutto se domestico. Per questo, crediamo che qualche piccolo consiglio su come coltivarli possa essere utile.

E’importante considerare che la crescita naturale sia molto meglio di qualsiasi uso di pesticidi, nel rispetto delle buone usanze della coltivazione biologica, senza l’uso di insetticidi chimici di sintesi. Si prediligono i normali e naturali meccanismi di difesa. Lo scopo è ottenere dei sani ortaggi sostenibili.

Grazie alle molte varietà e ai mille utilizzi in cucina il pomodoro un ortaggio molto apprezzato (pensiamo al pomodoro a ciliegina fino al cuore di bue, dal classico pomodoro da salsa agli stravaganti pomodori neri).

Nulla è più buono di un pomodoro coltivato nel proprio giardino, la soddisfazione che dona dopo l’arduo lavoro è impagabile. Per questo, di seguito riportiamo alcuni consigli.

Il terreno e il clima adatti ai pomodori

Terreno: il terreno ideale per coltivare i pomodori è con ph=6, il suolo deve essere abbastanza sciolto e drenante, privo di ristagni d’acqua che favorirebbero malattie della pianta. Per ottenere un buon raccolto inoltre il terreno deve essere ricco di nutrimenti e sostanza organica. I pomodori infatti sono un ortaggio abbastanza “ingordo”.

Clima: anche se sono state selezionati tipi di pomodoro abbastanza resistenti al freddo si tratta comunque di una pianta che teme il gelo, e soprattutto che richiede un’ottima esposizione solare. Si possono coltivare pomodori praticamente in tutta Italia, a patto di avere un appezzamento baciato dal sole. La pianta teme anche un’aridità eccessiva, che può essere limitata da pacciamatura e irrigazioni.

 

 

 

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