Categoria

Food

Categoria

Dicembre = NATALE.

Dicembre è il mese del Natale, delle luci e decorazioni natalizie, delle ricette speciali, delle tavole imbandite, dei regali, dei bambini e della famiglia.

Dicembre è anche il mese dei sognatori, in quanto il Natale ci ricorda ogni anno che è possibile esprimere dei desideri e che se veramente ci crediamo possono avverarsi.

E cosa c’è di più bello per prepararsi al Natale di cimentarsi e sperimentare tante nuove idee per decorazioni natalizie raffinate ed originali?

Per creare la giusta atmosfera e ricreare lo spirito natalizio non bisogna sottovalutare l’importanza delle decorazioni e della Tavola di Natale ben imbandita.

Pigne, candele, decorazioni con le foglie sono le decorazioni più gettonate che non devono mai mancare, e oggi qui riproponiamo idea originali per apparecchiare e decorare la tavola di Natale con decorazioni raffinate, di classe ed eleganti.

GLI STILI

Gli stili nell’apparecchiare la tavola sono molti, ma è importante scegliere uno stile in particolare e ricreare tutte le decorazioni della casa in modo che siano coordinate e ben abbinate.

Decorare con gusto significa essere attenti ai colori, alle forme, agli accostamenti, alla gusta combinazione di luci e colori che stiano bene con il resto della casa e si intonino al meglio con ogni particolare.

Addobbare non si riduce a comprare una semplice tovaglia rossa natalizia alla quale abbinare i tovaglioli e i bicchieri.

Di seguito proponiamo diversi stili che si adattano a differenti gusti e tipologie di casa.

MISE EN PLACE: l’allestimento complete per rievocare il valore della Famiglia

La mise en place è un termine francese della ristorazione che sta ad indicare l’apparecchiatura, cioè il completo allestimento della tavola. Sebbene la mise en place sia una tradizione che in molti rifiutano è comunque un classico della tradizione che non muore mai. Questo evergreen è sempre ben accetto, perché elegante e stiloso.

Apparecchiare con una mise ne place non significa tuttavia buttare sulla tavola tutti i vari servizi da tavola che abbiamo, senza un nesso tra i vari elementi, ma si concretizza nel rimettere a tavola i vecchi servizi di famiglia, le posate della nonna, la tovaglia di famiglia e in generale tutti gli oggetti classici appartenenti alle generazioni del proprio nucleo familiare.

La tavola, come elemento centrale protagonista del Natale, riesce a riportare tutta la famiglia insieme a sedersi allo stesso tavolo, per desinare e per trascorre del tempo insieme collezionando ricordi piacevoli e importanti.

Per questo motivo la tavola è un elemento importante per il quale nulla va lasciato al caso e ogni elemento ha la sua importanza e anzi, una attenta cura dei dettagli farà sicuramente la differenza.

Per una mise en place impeccabile si consiglia di apparecchiare la tavola scegliendo la tovaglia adatta, posizionando i piatti e il tovagliolo al centro, eventualmente con un segnaposto.

Ricordare sempre che la forchetta va a sinistra e il coltello a destra, il bicchiere va posto a 1 cm dalla punta del coltello.

È possibile anche aggiungere un piattino per il pane posizionando per chi lo desideri dei fiori e altre decorazioni al fine di personalizzare ancora di più la tavola di Natale.

I COLORI DELLA TAVOLA DI NATALE: come abbinarli al meglio

I colori della tavola di Natale sono molto importanti, per questo, una possibile idea originale sarebbe abbinare i colori della tavola alle pareti di casa, soprattutto se colorate.

Con tale accorgimento si creerà continuità con la tavola scegliendo la colorazione del vostro muro per addobbi e decorazioni.

Se adorate le tavole romantiche, il rosa antico tenue è il colore più indicato, soprattutto se di tonalità delicata e pastello.

Anche il viola è un colore molto particolare ma che se ben combinato con il rosso e il verde acido crea degli effetti molto affascinanti.

Se vi piacciono i classici, certamente la combinazione oro e avorio è la più chic, e per una tavola più moderna e giovane l’argento è molto elegante e raffinato come alternativa all’oro.

E’ interessante anche giocare con i contrasti coloratissimi come con il verde, rosa, viola e persino l’arancione.

Se l’abbinamento classico verde e rosso vi sembra troppo pesante meglio imbandire la tavola con il bianco e il rosso, comunque tradizionale e chic, ma più leggero, fresco e delicato. Questo classico binomio può essere interpretato in modi diversi e permette facilmente di adattarsi al design e allo stile della casa. Se si sceglie questo binomio in versione moderna si potrà giocare molto sulle forme geometriche degli elementi decorativi: piatti quadrati, bicchieri rotondi, posate essenziali, centrotavola conici, tutto avrà un aspetto formale e rigoroso, proprio come vuole il design minimalista.

Per chi ami l’arredamento shabby chic, è possibile usare i colori bianco e rosso con lo stile geometrico sia per addobbare l’albero sia per decorare la tavola di Natale. Aggiungendo anche candele bianche, merletti di pizzo, pigne e ramoscelli, quali elementi facilmente reperibili e a basso costo, si creerà una perfetta tavola natalizia in stile shabby chic.

LA SCELTA DEI TESSUTI

Per decorare la tavola in maniera elegante e raffinata bisogna ricordare l’importanza della scelta dei tessuti della tovaglia. Se la tavola da pranzo è in legno naturale è bene evitare l’utilizzo della tovaglia, se invece si tratta di un tavolo da pranzo moderno meglio optare per tessuti nelle nuances naturali.

Nella palette cromatica vi sono tantissime scelte di colori, ma per la tavola di Natale meglio sempre optare per le tonalità più discrete e chiare, come il bianco, il beige e le sfumature dei verdi e dei marroni.

Se optate per una tovaglia bianca e delle decorazioni oro o argento, l’atmosfera delle feste non potrà essere più preziosa. La tovaglia bianca, semplice o preziosa con pizzi e merletti diventa difatti, la base su cui potersi sbizzarrire con le decorazioni a tema, da posizionare giocando con abbinamenti di colori classici o audaci.

Se invece si prediligono tavole più gioiose meglio optare per tovaglie colorate damascate o scozzesi. La lista delle stampe natalizie alle quali attingere per le decorazioni è molto lunga: stelle di Natale, agrifogli, bacche rosse, alberelli, pupazzi di neve, Babbi Natale, fiocchi, ghirlande, cuoricini, fiori, stelline o scenari innevati.

DECORAZIONI FAI DA TE

Molto caratteristiche sono le decorazioni che si posizionano sulla tavola: i centrini, i segnaposto, il centro tavola e molto altro. Se desiderate avere delle decorazioni molto particolare certamente crearle in autonomia renderà il tutto più interessante. Ad esempio, si potrebbe optare per delle conchiglie o spighe o fiori particolari uniti a oggetti non convenzionali.

Per una tavola molto raffinata si può utilizzare il vetro per ogni decorazione.

Molto impegnativo nell’utilizzo, ma dall’effetto suggestivo è il muschio, per decorare vasetti, porta candele, centrotavola natalizi o sistemato qua e là sulla tavola apparecchiata.

Un elemento che non deve mai mancare è la decorazione a base di pigne da posizionare in ordine o sparse sulla tavola, molto adatte per chi ama lo stile country e quello rustico, le decorazioni natalizie con le pigne sono facili da realizzare e totalmente ecologiche.

Anche i rami d’abete, delle piantine, bacche rosse, rami secchi, sono tutti elementi decorativi molto green e allo stesso tempo Natalizi.

La GIUSTA ATMOSFERA: luci, candele, musica e profumi

Qualsiasi sia la scelta della vostra tavola, nessun addobbo o decorazione potrà essere perfetto se non accompagnato dalla giusta atmosfera.

Per rendere l’ambiente della casa caldo, accogliente, raffinato, elegante e affascinante non possono mancare le giuste luci, magari creando una atmosfera calda e accogliente con lampade a luce soffusa, colore caldo o evitando le luci forti prediligendo luci di una piantana o di lampade più piccole.

Anche l’uso di lampade di sale, molto belle, dalla proprietà benefiche e con la luce calma e distensiva color oro rosato, o ancora, l’uso di proiettori per il soffitto che proiettano luci e motivi molto differenti aiutano a creare una atmosfera molto intima ed elegante.

La scelta di luci decorative da attaccare alla porta, alle tende, al camino, o di piccole lampade con motivi di luci decorative è una ottima opzione per una atmosfera davvero seducente.

Le candele sono un altro espediente per illuminare e rendere tutto l’ambiente molto intimo, chic e delicato, da posizionare sia sulla tavola sia nell’ambiente della casa, su comodini, tavolini, sugli scaffali e anche al bagno per intrattenere gli ospiti anche in questo ambiente.

Anche la musica è fondamentale: la scelta della giusta playlist non può mancare, con melodie natalizie o lounge, jazz, classiche, basta che siano messe di sottofondo, come colonna sonora rilassante ma mai invadente del contesto.

Infine, per rendere l’invito a casa una vera esperienza sensoriale a 360 gradi non possono mancare i diffusori di aromi per una aromaterapia che intrattenga l’ospite in maniera delicata, coprendo anche gli odori della cucina e rendendo l’atmosfera ancora più raffinata.

Novembre è un mese autunnale ricco di molti ortaggi e frutti saporiti e dalle ottime proprietà organolettiche.

In questo mese difatti, sono gli ortaggi appartenenti alla famiglia delle crucifere le migliori da consumare, che conquistano sempre più spazio in cucina e dunque, le verdure più gettonate del periodo autunnale.

Cavoli, cavolfiori, cavoletti di Bruxelles, broccoli, con il loro basso apporto calorico e un buon contenuto di acqua, fibre, sali minerali e vitamine, sono adatte a tutta la stagione fredda.

Sebbene le verdure del mese possano essere riassunte nel seguente elenco:

  • cavolo
  • cavoletto di Bruxelles
  • cavolfiore
  • broccoli
  • bietole
  • coste
  • cicoria
  • scarola
  • radicchio
  • carciofi
  • rapa
  • sedano rapa
  • topinambur
  • funghi, in particolare porcini e finferli;

certamente, tra questi, l’ortaggio per eccellenza del mese è la Zucca, ricca di vitamine e proprietà benefiche per la salute.

Quale vero toccasana per l’organismo, il corpo e l’umore, è un ortaggio povero di calorie e ottimo se cucinato in diverse maniere, sia a zuppa, sia in padella e si presta facilmente. a tantissimi utilizzi

Scopriamo insieme tutte le sue caratteristiche.

CARATTERISTICHE & PROPRIETA’

Con il suo colore arancione molto caratteristico e il sapore vellutato dal retrogusto dolciastro, la zucca è certamente un ortaggio particolare e l’eccellenza del mese di novembre.

Viene raccolto a partire dalla fine del mese di agosto in estate fino al mese di novembre nel quale viene celebrato come simbolo iconico del mese, con la famosa zucca di Halloween.

Le sue incredibili proprietà e benefici la rendono un ortaggio versatile e facile da utilizzare in cucina in molteplici pietanze e forme.

Quale frutto di una pianta appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, di cui ne esistono molte varietà e la cui raccolta avviene da settembre a novembre; la zucca è ricca di nutrienti e proprietà e a livello nutrizionale appartiene alla categoria delle verdure, e per questo può essere consumata regolarmente purché venga sempre rispetta la buona regola della variabilità e stagionalità.

Oltre ad avere un basso contenuto di calorie (26 kcal per 100 gr) ha anche un ridotto quantitativo di glucidi e di grassi, motivo per cui è consigliata anche ai diabetici e nelle diete ipocaloriche.

Esistono diverse varietà di zucca, tra le quali le più utilizzate in cucina sono:

  • zucca mantovana
  • zucca Delica
  • zucca gialla
  • zucca violina
  • zucca Butternut.

PROPRIETA’ & BENEFICI

Ricca di fibre, ha una composizione costituita per il 90% d’acqua, cosa che la rende facilmente digeribile e ottima per favorire la naturale funzionalità dell’intestino.

La zucca è ricca di nutrienti benefici per la salute e ha numerose proprietà:

  • Quale ortaggio di colore arancione è ricca di beta-carotene, una sostanza utilizzata dall’organismo per la produzione di vitamina A, utile per la salute di pelle, mucose e vista, soprattutto in presenza di luce scarsa, e dal fortissimo potere antiossidante, che limita la formazione di radicali liberi e aiuta anche nella prevenzione dei tumori. È ricca inoltre di altri antiossidanti, che abbassano il rischio di malattie croniche, come cancro e malattie cardiovascolari.
  • Contiene svariati minerali e vitamine, tra cui calcio, potassio, sodio, magnesio, fosforo e vitamine C ed E. Mentre il potassio aiuta a mantenere un corretto equilibrio idrico dell’organismo e delle mucose, la vitamina C aiuta la guarigione delle ferite, attenua i dolori articolari, riduce gli effetti negativi dello stress e previene malattie degenerative. Altre principali vitamine della zucca sono vitamina A e i folati, che potenziano il sistema immunitario.
  • Con la sua alta concentrazione di acqua e fibre, la zucca aiuta a migliorare il transito intestinale, combatte la stitichezza, riequilibra la flora, ha ottime proprietà diuretiche e contrasta la ritenzione dei liquidi.
  • E’ ricca di Omega-3, un grasso buono la cui azione aiuta a ridurre il colesterolo nel sangue, ad abbassare la pressione sanguigna e a migliorare la circolazione, evitando quindi l’insorgere di ictus, infarti e altre malattie cardiovascolari.
  • Ha influenza sull’umore grazie alla elevata presenza di sali minerali quali ad esempio il magnesio quale rilassante muscolare naturale che apporta benefici psico-fisici immediati, o il triptofano contenuto nella sua polpa che consiste in un amminoacido che contribuisce alla produzione della serotonina (l’ormone del buonumore), che regola il ciclo sonno/veglia, il senso di fame/sazietà e il tono dell’umore ed è quindi utile contro insonnia e depressione.
  • Grazie alle sue proprietà nutritive, emollienti e protettive la zucca è utilissima per la salute di pelle, unghie e capelli. Ingrediente perfetto per le maschere viso fai da te, la sua polpa può essere utilizzata per lenire infiammazioni della pelle, mentre le sue capacità antiossidanti la rendono ideale per mantenere la pelle giovane e levigata.
  • Favorisce la salute degli occhi e una buona vista.

I SEMI DI ZUCCA: proprietà & benefici

Ulteriore valore aggiunto di questo ortaggio è la presenza dei suoi semi, ricchissimi di molteplici benefici.

Considerati da molti un superfood, sono ricchi di proteine, di Omega3, di zinco, di magnesio e di fibre. Inoltre, sono considerati davvero efficaci nel combattere il livello di colesterolo, contribuendo all’ abbassamento del colesterolo cattivo nel sangue.

I semi proteggono il cuore grazie all’alto contenuto di magnesio e contengono cucurbitina, una sostanza che aiuta a proteggere la prostata e a contrastare patologie dell’apparato urinario maschile e femminile, aiutando anche a prevenire la cistite. Inoltre, hanno una rilevante efficacia antisettica, antinfiammatorie e antivirale.

CALORIE E VALORI NUTRIZIONALI

100 g di zucca apportano:

  • 18 kcal
  • Proteine 1,1 g
  • Grassi 0,1 g
  • Carboidrati 3,5 g
  • Zuccheri 2,5 g

CONTROINDICAZIONI

Se consumata in quantità adeguate, evitando un consumo eccessivo, la zucca non presenta particolari controindicazioni. Anche per i semi non vi sono particolari raccomandazioni, tranne quello di evitarne un consumo eccessivo in quanto i semi possiedono un più elevato contenuto calorico e lipidico rispetto a quello della polpa.

In caso di assunzione di farmaci o particolari condizioni di salute, è sempre consigliato consultare il medico.

Con il suo basso apporto di calorie, rapportato ai 100 g di razione, non fa ingrassare e può essere consumata anche in caso di dieta dimagrante.

Ricordiamo che nessun alimento fa ingrassare se assunto in quantità e frequenza adeguata.

 SCELTA E CONSERVAZIONE DELLA ZUCCA

La scelta di una zucca buona e matura si deve affidare nel caso sia intera al suono: dando dei leggeri colpetti sulla buccia il suono emesso dovrà risultare sordo.

Se invece si opta per la variante a pezzetti già sbucciata e tagliata, si dovrà osservare la superficie la quale dovrà risultare né troppo asciutta né troppo morbida, con i semi umidi e scivolosi.

E’ necessario anche controllare l’integrità del picciolo e la sua attaccatura ben salda alla buccia priva di ammaccature. Un altro importante rilevatore di freschezza sarà certamente la durezza della èpolpa al taglio.

Per la conservazione si consiglia di conservarla in un ambiente fresco ed asciutto anche per l’intero inverno in caso di zucca intera. Per la zucca a pezzi si consiglia la conservazione in frigo possibilmente avvolta in pellicola trasparente vicino alle altre verdure da consumare entro una settimana. Per una buona conservazione vanno evitate ammaccature alla buccia del frutto che possono accelerare il processo di deterioramento della polpa.

La zucca può essere anche congelata in freezer, dopo averla cucinata bollita o al vapore

 PULIZIA DELLA ZUCCA

E’ sempre consigliato effettuare un lavaggio pulente della zucca prima di qualsiasi tipo di impiego in cucina, anche se avvolta dalla buccia difatti, potrebbe racchiudere dei residui di sporcizia e tossine.

Inoltre, è consigliato tagliarla a metà e rimuovere con un cucchiaio i filamenti interni contenenti i semi. Si può rimuovere la buccia tagliando la zucca lungo le pieghe della trama esterna e poi è possibile tagliarla a spicchi o fette in base alla preferenza della ricetta che si vorrà effettuare.

 CUCINARE LA ZUCCA

Quale alimento molto versatile, la zucca può essere impiegata in cucina di diversi modi, sia come contorno sia come ingrediente principale di piatti dolci o salati.

È possibile cucinare la zucca in diverse forme il cui tempo di cottura varia in base alla modalità:

  • Bollita
  • Al vapore: la scelta migliore in permette di preservarne i nutrienti e le proprietà.
  • In forno: pratica e golosa alternativa alla padella.
  • In padella.

Nel panorama culinario sono numerose le ricette con la zucca ormai presenti e vi riportiamo non a caso un nostro articolo per qualche spunto:

https://auxiliawellness.it/ricetta-con-la-zucca/ .

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

  • β-Carotene and other carotenoids in protection from sunlight, The American Journal of Clinical Nutrition
  • Association of vitamin A and β-carotene with risk for age-related cataract: a meta-analysis, Nutrition
  • Selected vitamins and trace elements support immune function by strengthening epithelial barriers and cellular and humoral immune responses, British Journal of Nutrition
  • Technical advance: ascorbic acid induces development of double-positive T cells from human hematopoietic stem cells in the absence of stromal cells, Journal of leukocyte biology
  • Influence of nutrient-derived metabolites on lymphocyte immunity, Naturemedicine
  • Tabelle di composizione degli alimenti, CREA

Si sa il cibo è EMOZIONE.

CUCINARE e ancora di più MANGIARE sono atti di vera PASSIONE.

PREPARARE DEL BUON CIBO è una vera e propria ARTE e l’arte nasce dal talento ma soprattutto dall’amore, dai sentimenti e dalle emozioni che imprimiamo nell’opera, che sia una tela, una scultura, uno spartito o anche per l’appunto, una pietanza.

Esiste dunque, un sodalizio inequivocabile tra il cibo in sé, la preparazione dello stesso e l’amore di chi si occupa della sua preparazione.

La cucina come atto d’amore è quel processo naturale e fisiologico che porta alla creazione di una pietanza, che noi appunto chiamiamo CIBO che comporta nutrimento non solo per il corpo, ma anche per lo spirito, un nutrimento per l’organismo e per l’essere.

Il cibo come ogni cosa è ENERGIA, e per l’appunto la cucina bioenergetica tiene in considerazione la valenza energetica del cibo sia dal punto di vista nutrizionale sia come rapporto olistico tra energia e alimentazione. Questo tipo di cucina enfatizza il passaggio e il suo effetto dell’energia che si impiega preparando le pietanze con amore al cibo stesso.

La trasmissione di questa energia dal sentimento dello chef al piatto in tavolo determina una valenza differente, un valore aggiunto al cibo che non diventa più un mezzo per assumere valori energetici sterili calcolabili da tabelle, ma un mezzo per alimentare corpo, mente e spirito.

La cucina energetica è il connubio perfetto tra l’amore, la predisposizione emotiva che mettiamo nel preparare una pietanza e la valenza energetica dell’alimento in sé.

Mangiare e nutrirsi non diventa più dunque un mero atto meccanico, e il nutrimento non è più un gesto meccanico, automatico, involontario e sterile, bensì, una trasmissione di energia dalle azioni nutrite delle emozioni del cuoco, al piatto stesso.

Nutrirsi con il cibo e l’alimentazione diventano così a tutti gli effetti delle azioni DINAMICHE, ricche di emozioni, pensieri ed esperienze culturali, religiose, relazionali.

Non vi è più la concezione di nutrire l’organismo come fosse una macchina, ma si nutre noi stessi, il nostro essere, la nostra essenza, noi come PERSONA.

Vediamo di seguito tutti i dettagli.

DEFINIZIONE & CARATTERISTICHE [1]

Sebbene ormai abituati e vessati da un’epoca sterile, asettica e inquinata ambientalmente e culturalmente dalla cultura industriale di massa consumistica che ha ormai deturpato il pianeta, un ritorno ad una concezione più intima e pura di rapporto con la nostra Madre Terra (e con i suoi prodotti offerti come frutti generosi) e un ritorno ad una alimentazione più spirituale e olistica sono certamente doverosi.

La cucina bioenergetica nasce dall’esigenza di ritrovare quel rapporto che gli antichi e le popolazioni più vicine alla natura ancora posseggono, nel quale nutrirsi e gli alimenti siano a tutti gli effetti uno scambio di energia tra la terra, la natura e noi come individui, veicolata dalle emozioni di chi prepara le pietanze.

Quando cuciniamo e prepariamo un piatto, di fatto stiamo imprimendo i nostri sentimenti, il nostro amore, le nostre emozioni, pensieri, retaggio culturale in quell’elemento ed è per questo che quando si assaggia un piatto si ha la netta sensazione che in esso scorrano attimi di vita e memorie negli aromi e nei sapori.

Ci siamo accorti tutti durante la vita come un piatto preparato con cura e amore dalla mamma, il papà, la nonna, un amico, il partner, siano piatti carichi di amore, che abbiamo quel qualcosa in più che lo distingue da tutti gli altri.

Ogni piatto cucinato con l’emozione del momento nel quale ci mettiamo del nostro, raccoglie di fatto i sapori degli attimi di vita riconducibili a quello specifico momento, raccontandoci ciò che sentiamo e proviamo in quel dato periodo storico.

La cucina si dice sia VIVA proprio per questo motivo.

ALIMENTAZIONE BIOENERGETICA: il dualismo cibo-energia

Per comprendere il vero significato della cucina bioenergetica dobbiamo comprendere che in natura tutto scorre, vi è un vero flow energetico costante che fluisce in tutti gli elementi naturali, e dunque anche negli alimenti.

Ogni alimento ha una propria valenza energetica intrinseca di partenza derivante dall’ origine, caratteristiche proprie, il terreno in cui nasce, il periodo, dal sapore, odore e colore.

Tale potenziale energetico può essere modificato o incentivato attraverso la conservazione, la cottura e gli ingredienti che vengono abbinati ad esso quali esempio spezie, condimenti ecc.

Attraverso questa azione, cucinare gli alimenti significa trasformare l’energia dei prodotti da potenziale energetico a pietanza finita, addizionando anche la nostra energia facendola fluire al loro interno, attraverso la manipolazione degli elementi, la cottura, il rispetto delle tempistiche rispettando la natura dell’alimento senza deturparlo o snaturarlo.

Ad esempio la cottura più idonea per le verdure è scottarle appena, non lessarle, per non perdere la loro naturale vitalità.

Alcuni cibi tendono a contrarre liquidi e altri tendono a dilatare liquidi. Maggiore è il contenuto di acqua maggiore sarà l’effetto dilatante. Minore è il contenuto di acqua e più hanno effetto contraente. La cottura interviene quindi, bilanciando l’equazione secondo le nostre esigenze.

ORIGINI & STORIA

La cucina bioenergetica trova le sue radici nella dietetica orientale, uno dei pilastri della medicina orientale cinese.

Secondo tale teoria, negli alimenti vi sono peculiarità terapeutiche e curative che vanno ad interagire con la costituzione individuale insita nell’organismo e sull’aspetto fisico, psicologico ed emotivo della persona andando a rienergizzare e riequilibrare laddove sussistano stati di deficit e debolezza dell’energia vitale nel soggetto in questione.

“Ad esempio, in questo periodo dell’anno, l’autunno è associato all’organo Polmone della loggia Metallo. Esso porta i liquidi, l’aria e l’energia vitale verso l’interno e quindi tende ad introiettare, a raccogliere. Al polmone si associa la respirazione, e senza di esso non potrebbe avvenire l’atto stesso.

Il sapore legato a questo organo così importante in autunno, dove l’umidità tende ad aumentare, è l’amaro che d’altro canto tende a seccare, eliminando l’umidità in eccesso, ad agglomerare ed irrigidire in quanto sapore Yin astringente.

Questo sapore ovviamente avrà la sua funzione andando verso il basso e l’interno attribuendo anche delle potenzialità evacuative, molto utili come mezzo per eliminare tossine che causano il tipico innalzamento febbrile ad esempio”.[2]

In questo periodo dunque, è bene cuocere ogni alimento in maniera da conferire del calore aggiuntivo alla pietanza eliminando i cibi freddi di frigo e rinfrescanti che male si abbinano alla stagione autunnale.

“Cibi tipici e ottimali da consumare in questa stagione sono i cibi dal sapore amaro quindi:

  • tarassaco,
  • rafano,
  • rosmarino,
  • rapa rossa,
  • rapa bianca,
  • cavolo,
  • alcuni tipi di funghi ma senza eccedere
  • come cereale, l’amaranto.

Questi cibi sono ideali per conciliare il periodo di letargo che il corpo inizierà ad intraprendere e la diluzione conseguente delle energie corporee che tenderanno a celarsi e rientrare.

Per non rinunciare al piacere di un cibo fresco quale ad esempio la frutta, un metodo per inserirlo comunque nella dieta del mese è quello di consumarlo rendendolo più adatto alla stagione che si sta vivendo; ad esempio mangiando mele cotte, con aggiunta di zenzero e cannella che oltre che donare una fragranza piacevole stemperando l’effetto di umidità che viene a crearsi nel nostro organismo nel periodo autunnale: : muco, infiammazioni, sinusiti, riniti ecc, donano anche un effetto di dessert autunnale buono e nutriente.

 

 

 

 

[1] Roberta Guidi, naturopata presso la Scuola Italiana di Naturopatia dell’Istituto di Medicina Naturale

[2] Biosalus.net

Il Miele è stato fin dalla notte dei tempi, simbolo di bontà e delizia.

Che sia consumato nei dolci, come additivo o semplicemente gustato da solo è certamente un alimento molto gustoso e dai numerosi benefici e proprietà spesso utilizzati anche come cura o rimedio a diversi problemi di salute.

Il miele è certamente un indiscusso protagonista nel panorama gastronomico internazionale e in diverse culture e tradizioni, nelle quali viene considerato un ingrediente salutare per dolci e piatti, un condimento gourmet, una scelta sana come additivo per zuccherare e in generale è considerato un alimento d’élite, ricercato, sfizioso, ricco di proprietà e molto delizioso, una vera rarità che nel tempo ha confermato il motivo per il quale venisse definito “nettare degli dei”.

Approfondiamo insieme le sue preziose proprietà.

COMPOSIZIONE & CARATTERISTICHE[1]

Il miele è un prodotto che nasce dalla trasformazione effettuata da parte delle api di una combinazione di due elementi:

  • secrezioni dei fiori sotto forma di nettare
  • escrezione di alcuni insetti (melata), ossia un liquido denso e appiccicoso ricco di zuccheri secreto da piccoli insetti il cui nutrimento è la linfa delle piante. Gli insetti in grado di produrre la melata sono gli afidi e le cocciniglie. Tale produzione di melata avviene dal processo digestivo dei liquidi vitali della pianta con conseguente espulsione di scorie. Gli insetti difatti, succhiano la linfa dalla pianta, la digeriscono, assorbono i nutrienti che gli occorrono per la propria sopravvivenza ed espellono come scoria la melata.

Una volta che la trasformazione viene attuata dal processo digestivo delle api, la materia che si forma viene depositata ed immagazzinata nelle cellette dei favi dell’alveare (se allo stato brado) o delle arnie (in caso siano api da apicoltura).

La differenza nella qualità del prodotto alimentare finale, il miele appunto, dipende tendenzialmente da diversi fattori:

  • lavoro delle api (la loro efficienza ed operosità come alveare)
  • condizioni ambientali in cui agiscono le api (clima, flora, fauna, inquinamento ecc.  ecc.)
  • intervento dell’uomo: le azioni che porta avanti per favorirne la produzione, l’estrazione, la disposizione per il cliente devono seguire procedure ben strutturate e definite.

Difatti, la produzione di miele è molto aleatoria, cambia di anno e anno e non è mai regolare. Per tale motivo molti apicoltori (gli allevatori di api) a volte si occupano attivamente della nutrizione delle api istallando delle vere e proprie mangiatoie con dispenser piene di sostanze nutrienti quali acqua zuccherata. Questa operazione da un lato migliora la resa globale dell’arnia, ossia la struttura artificiale costruita appositamente per le api in sostituzione dell’alveare naturale per facilitare la produzione di miele), dall’ altro penalizza sapore e odore del prodotto stesso.

L’intervento dell’uomo nel processo produttivo del miele ha altre interazioni sulle caratteristiche organolettiche e gustative dell’elemento in diversi aspetti:

  • l’uomo manipola la flora circostante le arnie
  • sceglie il periodo di raccolta e il metodo (colatura, centrifugazione ecc.)
  • sceglie eventuale pastorizzazione dell’alimento
  • sceglie le condizioni di lavorazione, conservazione e trasporto.

Ovviamente ad oggi la produzione del miele è diventata argomento cruciale e fonte di forti dibattiti in ogni contesto alimentare ed ambientale per la forte risonanza che avrebbe a livello globale la scomparsa delle api come specie animale in quanto in via d’estinzione in continuo rischio, per via di due aspetti fortemente criticati:

  • antropizzazione ambientale (l’intervento dell’uomo sull’ambiente naturale allo scopo di adattarlo, e quindi trasformarlo e alterarlo, ai suoi interessi, spesso con effetti ecologicamente nefasti in termini di modificazioni irreversibili dell’ambiente; ne sono esempî l’agricoltura, il diboscamento, la costruzione di di abitazioni, di impianti agricoli o industriali, ecc.)
  • utilizzo di insetticidi in agricoltura.

Il valore delle api quale specie FONDAMENTALE sul pianeta risiede nella loro insostituibile funzione di IMPOLLINATORI delle piante permettendone così la FECONDAZIONE, RIPRODUZIONE E SOPRAVVIVENZA DELLA FLORA sul pianeta. Senza la presenza delle api le piante non si potrebbero riprodurre e finiremmo per non avere più specie vegetali sulla terra in breve tempo, compromettendo non solo la flora ambientale, ma anche le colture coltivate per scopi umani quali alimentazione umana e animale (per gli allevamenti intensivi).

Per ovviare a questo grande problema si può partecipare alle molte iniziative di volontariato che mirano come organizzazioni a sensibilizzare la popolazione sul tema e ad agire concretamente per il rispetto, la salvaguardia e la protezione della specie.

LA CRISTALIZZAZIONE[2]

Il miele solitamente allo stato naturale si presenta né totalmente solido, né totalmente liquido, bensì, cristallizzato.

Il processo di cristallizzazione è un processo naturale che ne verifica la purezza e genuinità.

I tempi di cristallizzazione variano in base alla tipologia di pianta: alcuni tipi cristallizzano in tempi più brevi e altri che presentano allo stato liquido per un tempo maggiore (ad esempio il miele di acacia).

Se sottoposto ad un riscaldamento oltre i 45 C° il miele assume lo stato liquido ma oltre tale temperatura si possono danneggiare sia gli enzimi, sia le vitamine e altre sostanze nutritive.

Nell’ambito industriale il processo di pastorizzazione è molto diffuso e consente la liquefazione permanente del miele, ma poiché utilizza temperature sopra i 45 gradi centigradi, procura danni biologici al prodotto.

Difatti, la migliore degustazione del miele è consigliabile, se utilizzato come dolcificante di bevande quale latte, tè o tisane, non aggiungerlo mai a bevande bollenti ma aspettare che si raffreddi inquanto le alte temperature distruggono la maggior parte delle sostanze nutritive del miele.

Le tipologie di miele dipendono da:

  • fonte da cui proviene il nettare
  • zona di produzione
  • variazione metereologiche/climatiche.

Tali tipologie di miele si differenziano per:

  • colore
  • aroma
  • consistenza.

La conservazione ottimale del miele avviene per massimo 2 anni, senza lasciarlo invecchiare per tanto tempo in quanto si evita così, la perdita delle sostanze nutritive e caratteristiche organolettiche, che nel tempo tendono a deteriorarsi.

PROPRIETA’ NUTRIZIONALI [3]

Come prodotto di origine animali il miele è altamente calorico.

Su 100 g di prodotto si riscontrano circa 300 kcal derivanti interamente da zuccheri semplici che implicano che l’apporto energetico del prodotto sia non irrilevante.

Spesso viene consigliato come dolcificante per ricette e bevande al posto del comune zucchero granulare da tavola (saccarosio o fruttosio) grazie al suo differente potere edulcorante, ossia il potere dolcificante che si basa sulla capacità addolcente della sostanza.

Per potere dolcificante si intende “il rapporto tra la concentrazione di una soluzione di saccarosio e quella di un dolcificante che ha la stessa intensità di sapore”. Ad esempio, una soluzione acquosa contenente 0,25 grammi di acesulfame, a parità di volume e tipo di solvente, produce un sapore dolce analogo a quello di una soluzione contenente 50 grammi di zucchero. Di conseguenza, il potere dolcificante dell’acesulfame è pari a 200 (50/0.25).

Per l’abbondante presenza di fruttosio, il miele un potere dolcificante leggermente superiore allo zucchero raffinato.

La scelta di utilizzare il miele al posto dello zucchero è vantaggiosa solo se si mantiene la stessa porzione di prodotto aggiunto in quanto il miele contiene il 33 % di calorie in meno rispetto al saccarosio ed al fruttosio granulare. Se invece, se ne aggiunge troppo, si vanifica l’effetto dell’apporto calorico inferiore rispetto allo zucchero.

Il miele ha un potere dolcificante che varia in base alla sua composizione. I mieli, infatti, non sono tutti uguali.

Nota: anche lo stesso “potere dolcificante” è un parametro che varia – talvolta di parecchio – a seconda della fonte bibliografica e dell’ente di ricerca.

Poichè fruttosio, glucosio e saccarosio – gli altri glucidi sono contenuti in misura decisamente inferiore – hanno un potere dolcificante diverso tra loro, la risultate del rapporto tra la loro quantità e quest’ultimo parametro determinerà il potere dolcificante del miele in oggetto. A ciò bisogna inoltre aggiungere che il miele conteiene circa il 20% d’acqua, mentre il saccarosio è quasi totalmente asciutto.

Attribuendo al saccarosio un potere dolcificante pari a “1”, il miele oscilla da 0,7-0,8 a 1,1.

Il miele ha un contenuto calorico più basso (304 Kcal per 100 grammi contro le 392 dello zucchero tradizionale e le 362 dello zucchero di canna) perché più ricco di acqua. Nonostante ciò, un cucchiaino di miele fornisce più calorie e carboidrati rispetto ad un cucchiaino di zucchero, a causa del maggior peso specifico. Il miele, specie se non cristallizzato, è inoltre più difficile da dosare.

Difatti, il miele sebbene abbia un minore apporto calorico rispetto allo zucchero, ha spesso indice glicemico e carico glicemico quasi uguale a quello dello zicchero ed è sconsigliato nelle diete contro sovrappeso, diabete mellito di tipo 2 e ipertrigliceridemi e favorisce la carie dentaria.

Dal punto di vista dei minerali alcuni lodano l’apporto di Ferro, ma non è così sostanzioso come in altri prodotti, e vi è una discreta presenza di vitamina B e vitamina C e che comunque le molecole del miele in generale subiscono l’aumento della temperatura in senso negativo (se processati con la pastorizzazione) perdendo molte delle suddette proprietà.

Le proprietà più rilevanti del miele sono:

  • azione antiinfiammatoria
  • azione decongestionante
  • azione emolliente (buona soluzione per faringiti).

Altre proprietà benefiche:

  • facilmente digeribili (perché composto da zuccheri semplici quali saccarosio, fruttosio e glucosio)
  • ricco di minerali, vitamine e principi attivi fitoterapici delle piante dalle quali le api estraggono il nutrimento
  • elemento vivo e rivitalizzante poiché contiene enzimi, vitamine, oligominerali, sostanze antibiotico-simili e altre sostanze.
  • Molto benefico per molti organi e tessuti dell’organismo (cuore, muscoli, fegato, vie respiratorie, sangue e ossa)

È consigliato un consumo di 20-30 g/giorno in sostituzione dello zucchero raffinato, salvo controindicazioni (esempio diabete mellito tipo 2).

TIPI DI MIELE [4]

I benefici in termini fitoterapeutici derivanti dall’assunzione del miele dipendono prettamente dalle caratteristiche della pianta dalla quale le api attingono il nutrimento.

In base al tipo di miele si possono avere degli effetti sulla salute:

  • Miele di tiglio: in caso di eccitabilità nervosa, insonnia;
  • Miele di timo ed eucalipto: in caso di infezioni respiratorie;
  • Miele di agrumi: proprietà antispasmodiche e sedative;
  • Miele di rosmarino: insufficienze epatiche, colescistopatie;
  • Miele di castagno: ricostituente, rimineralizzante.

 

 

 

 

 

 

 

[1] Riccardo Borgacci, laureato in Scienze motorie e in Dietistica.

[2] Riccardo Borgacci, laureato in Scienze motorie e in Dietistica.

[3] Riccardo Borgacci, laureato in Scienze motorie e in Dietistica.

[4] Riccardo Borgacci, laureato in Scienze motorie e in Dietistica.

A settembre tutti necessitiamo di una piano per ricominciare ad impostare nella nostra routine delle sane abitudini, che siano di allenamento, alimentazione, cura del nostro corpo o cura della nostra spiritualità/psiche, è importante come non mai essere ben organizzati.

Dopo il periodo di vacanze, nel quale ci lascia andare liberamente e con spensieratezza anche a tavola concedendosi qualche peccato di gola in più, è tempo di ritornare ad uno stile di vita più sano ed equilibrato.

Nella alimentazione, per evitare di incorrere in sgarri o pietanze improvvisate, è possibile ritornare a delle sane abitudini ispirandosi a ricette già testate.

Oggi proponiamo delle ricette detox facili da preparare, sane, gustose e sicuramente detossinanti, che aiutano l’organismo a disintossicarsi, eliminare le scorie accumulate durante il periodo estivo e a rigenerarsi recuperando in autonomia il proprio naturale equilibrio.

RICETTE

  • SMOOTHIE ALLA BARBABIETOLA

La colazione è il primo passo nell’iter di depurazione quotidiano.

Per una colazione, una merenda pomeridiana o uno spuntino di metà mattinata sano e depurativo si può optare per uno smoothie alla barbabietola, ottenuto centrifugando una barbabietola precotta, una pera e una carota.

Si comincia tagliando a pezzi la barbabietola, si lava la carota, la si taglia facendola a pezzettini e la si deve scottare per qualche minuto in acqua bollente. Una volta che la carota sia fredda, la si unisce alla barbabietola tagliata e alla pera sbucciata e si effettua la centrifuga nel frullatore ottenendo un fantastico smoothie autunnale.

  • BOWL DI FICHI, OLIVE E CROSTINI DI PANE

Una ricetta light fantastica e facilissima è la bowl a base di fichi e olive con aggiunta di crostini di pane.

Il potere energetico e antiossidante dei fichi, aggiunto al loro gusto dolce e saporito li rendono perfetti per accompagnare i piatti i salati in maniera originale.

Per una tavola da 4 persone occorrono:

  • 100 gr di fichi maturi
  • 100 gr di mandorle
  • 1 confezione di olive nere
  • 1 confezione di insalata.

Dopo aver tostato le mandorle in padella a fuoco lento, tagliarle a tocchettini. Versare i pezzettini di mandorle nel recipiente con l’insalata, aggiungendo olive e i fichi sbucciati e tagliati. Condire con del succo di limone, poco olio e un pizzico di sale. Per rendere il tutto ancora più gustoso si possono aggiungere delle more e dei crostini caldi tostati e croccanti.

  • STRACCETTI DI POLLO CON AVOCADO E POMODORINI

Il caldo dell’estate protraendosi anche a settembre rende le insalatone miste un modo davvero ottimale per mangiare sano e gustoso in modo light.

La ricetta che proponiamo per due persone prevede:

  • 100 grammi di pomodori datterini
  • due confezioni di insalata
  • un avocado di medie dimensioni
  • 180 grammi di petto di pollo.

Una volta lavati i pomodorini e l’avocado bisogna tagliarli a piccoli pezzi, e mescolarli in una ciotola insieme all’insalata. Nel frattempo, cuocere il pollo in una padella antiaderente fino a doratura ottimale. Una volta pronto, tagliare il pollo a fettine sottili e unirlo al resto dell’insalata. Servire nei piatti accompagnando il tutto da croccante pane integrale tostato.

  • CARCIOFI ALLE ERBE

Ottimo per depurarsi e perdere peso, il carciofo aiuta la diuresi e grazie alla presenza di inulina contribuisce a mantenere sotto controllo il livello di zuccheri nel sangue.

La ricetta per due persone prevede:

  1. Due carciofi di medie dimesioni
  2. Olio, limone, cucchiaini di semi di senape, erbette tritate.

Dopo aver fatto bollire i carciofi in una pentola per mezz’ora si prepara il condimento in una ciotola a parte, mescolando olio, i semi di senape e le erbe.

Aggiungere quindi un po’ di succo di limone per condire i carciofi tagliati a metà, con il composto appena preparato e servire in tavola.

  • ZUPPA DI CAROTE E ZENZERO

Se si è una amante delle zuppe certamente non si potrà resistere a questa ricetta a base di carote e zenzero.

Per due persone:

  • carote di medie dimensioni
  • una cipolla
  • due lamelle di zenzero
  • uno spicchio d’aglio
  • 100 grammi di lenticchie
  • due gambi di sedano.

Come primo passo si tagliano le carote, la cipolla e il sedano a fette e si cuociono in soffritto con l’aglio e le due fettine di zenzero.

Dopo qualche minuto, aggiungere al soffritto anche le lenticchie. Successivamente si può sfumare il soffritto con un po’ di succo d’arancia se si vuole rendere ancora più sfiziosa la ricetta. Lasciare cuocere la zuppa per 45 minuti, aggiungendo ogni tanto un po’ di brodo vegetale.

A fine cottura, frullare il composto e servire a tavola.

Con l’arrivo dell’estate tutti sogniamo una abbronzatura perfetta, quel colore dorato che ci ricorda il mare, la spiaggia e la vita in vacanza.

Raggiungere una abbronzatura ottimale non sempre è facile per tutti.

Difatti, in base al fototipo di pelle e al colorito, al tempo disponibile per l’esposizione e al modo in cui si prende il sole, cambia di molto il risultato che si ottiene e per questo, un aiuto esterno potrebbe giovare.

Per ottenere una abbronzatura uniforme esistono gli integratori solari come ausilio utile e non dannoso per la salute.

Scopriamone insieme tutte le caratteristiche

DEFINIZIONE & CARATTERISTICHE

Gli integratori solari sono vitamine, minerali, estratti di erbe o di piante. Presenti in commercio sotto forma di pillole, compresse, capsule, gocce o bustine possono rappresentare un ottimo alleato per l’estate perché aiutano la pelle a prepararsi al sole, favorendo un’abbronzatura più compatta, naturale ed omogenea.

I BENEFICI

Gli integratori solari rafforzano le difese della pelle esposta al sole, favorendo un’abbronzatura intensa e duratura e contrastando il danno ossidativo indotto dal sole, responsabile del fotoinvecchiamento. Stimolano anche la produzione di melanina, pigmento responsabile dell’abbronzatura e sostanza fondamentale per difendere la pelle dalle radiazioni ultraviolette.
Favoriscono la formazione del collagene ed il mantenimento di una pelle normale e abbronzata. Riducono l’eventuale reazione infiammatoria associata all’eccessiva esposizione al sole (eritema).

COMPOSIZIONE

All’interno degli integratori solari vi sono un mix di sostanze come carotenoidi, vitamine ed oligoelementi.
In particolare, i principi attivi come la tirosina ed i carotenoidi ottimizzano l’effetto benefico dei raggi solari, aumentando la produzione di melanina. Quelli a base di beta-carotene, precursore della vitamina A, stimolano la sintesi di collagene e di melanina oltre a difendere la pelle dalle scottature. Flavonoidi, resveratolo, acido alfa-lipoico, lutenia e licopene aiutano invece aiutano a proteggere la pelle dal danno ossidativo.
Gli integratori solari possono contenere anche vitamina A, C, E, PP e rame, selenio, rame, zinco, collagene e coenzima Q10 che contribuiscono a proteggere dai radicali liberi, all’idratazione della pelle e alla rigenerazione cellulare.
Recenti studi hanno dimostrato che il picnogenolo, estratto dal pino marittimo e ricco di flavonoidi, è una sostanza antiossidante molto potente e aiuta a rallentare i processi di invecchiamento cutaneo e a favorire un’abbronzatura più compatta, naturale ed omogena.

GLI INTEGRATORI SOLARI & L’ALIMENTAZIONE

Gli integratori solari sono da supporto ad una corretta alimentazione e non vanno considerati come sostituti di una dieta sana e completa. Durante la stagione estiva è utile assumere cibi quali carote, spinaci, lattuga, radicchio, meloni, arance, frutti di bosco, pesce, tutti alimenti in grado di preparare la pelle al sole e di mantenere un’abbronzatura sana.
Va inoltre ricordato che l’uso degli integratori solari non possono compensare comportamenti scorretti, come quello di esporsi al sole oltre alla comparsa dell’eritema solare con conseguente ustione solare.

TIPOLOGIE DI INTEGRATORI

Non esistono integratori solari diversi per ciascun tipo di pelle. I fototipi I e II sono più suscettibili al sole perché si difendono peggio rispetto agli altri fototipi, in quanto producono meno e più lentamente melanina e, pertanto, devono prestare più attenzione durante l’esposizione solare.
Per tali fototipi meglio prediligere integratori solari a base di tirosinasi, enzima che partecipa alla sintesi di melanina e di antiossidanti che aiutano a ridurre l’azione negativa dei radicali liberi e dell’invecchiamento cutaneo.
Il loro uso è particolarmente indicato in quei soggetti affetti da patologie che emergono in seguito all’esposizione solare come le luciti o l’orticaria solare.

POSOLOGIA

Gli integratori solari andrebbero assunti almeno un mese prima rispetto all’esposizione solare e assunti per circa tre mesi durante il periodo estivo. Sono da assumere sia se l’esposizione solare è in un posto al mare, sia in montagna sia se si pratica sport o attività di vario tipo all’aperto.

EFFETTI COLLATERALI E CONTROINDICAZIONI

Senza un adeguato controllo medico gli integratori possono causare effetti indesiderati, sia per la concomitanza di patologie o di trattamenti farmacologici con cui possono interferire sia per la potenziale tossicità che oligoelementi e vitamine possono esercitare sull’organismo in caso di eccessiva assunzione.
Particolare attenzione va prestata anche nei confronti di bambini e donne in gravidanza e allattamento per cui è consigliabile consultare il proprio dermatologo di fiducia prima dell’assunzione.

 

I frutti di bosco sono sicuramente una tipologia di quei frutti primaverili che non possono mancare nella routine di una dieta sana e bilanciata.

Lamponi, mirtilli neri, mirtilli rossi, more, ribes e fragoline di bosco sono preziosi e straordinari alleati per la salute in quanto ricchi di antiossidanti, sostanze benefiche che ci proteggono dalle malattie e che ci aiutano a prevenire e a contrastare le infezioni.

Numerosi studi scientifici sono stati direzionati su tali frutti in quanto ciò che colpisce l’attenzione degli scienziati è la notevole varietà di proprietà benefiche che possiedono.

Si possono cogliere in montagna o comprare freschi in supermercati o negozi bio di livello e apportano notevoli benefici affiancati dal loro gusto sfizioso e inconfondibile.

LE PRINCIPALI PROPRIETA’ & BENEFICI

1.Fanno bene al cuore

Le fragole e i mirtilli ed in generale tutti i frutti rossi e i frutti di bosco, sono stati indicati come ricchi di vitamine e davvero salutari. Gli esperti sia statunitensi sia britannici hanno svolto ricerche e studi sulle condizioni di salute delle donne e hanno messo in luce come i frutti di bosco possano essere benefici per il loro cuore. Per proteggere il cuore nello studio in questione gli esperti indicano che dovremmo mangiare fragole e frutti di bosco almeno tre volte alla settimana.

 

2.Prevengono l’invecchiamento

Uno studio sui frutti di bosco condotto dall’Università di Parma ha portato alla luce gli effetti benefici di questi frutti nella prevenzione dell’invecchiamento. In questo caso, i benefici dei frutti di bosco sono dovuti soprattutto alla ricchezza di polifenoli, delle molecole fondamentali per arginare i danni causati dai radicali liberi e per prevenire patologie croniche, oltre che per migliorare le capacità cognitive.

3.Aiutano a dimagrire

Per chi ha problemi nel dimagrimento potrebbe trovare la soluzione mangiando i frutti di bosco.

Difatti, mangiare tre porzioni di frutti di bosco al giorno infatti aiuterebbe a bruciare i grassi e consumare calorie per produrre energia. Sarebbe merito soprattutto degli antiossidanti secondo un nuovo studio condotto negli Stati Uniti che evidenzia i benefici del resveratrolo contenuto nei frutti di bosco.

4.Prevengono le infezioni

I frutti di bosco, con particolare riferimento ai mirtilli rossi del tipo cranberry, prevengono le infezioni urinarie e aiutano a combatterlo. A livello erboristico in caso di infezioni urinarie si consiglia infatti di assumere dell’estratto di mirtilli rossi sotto forma di succo per alleviare bruciore e fastidi.

5.Limitano il colesterolo

I frutti di bosco, con particolare riferimento ai mirtilli rossi, che sono stati oggetto di uno studio specifico, aiutano a limitare il colesterolo e a bruciare i grassi. Secondo i ricercatori, i mirtilli rossi della varietà Vaccinium vitis-idaea potrebbero prevenire l’aumento di peso nelle persone che seguono una dieta non troppo sana e ricca di grassi e contribuire a tenere sotto controllo il colesterolo alto.

6.Abbassano la pressione in menopausa

Tra i frutti di bosco più amati troviamo i mirtilli neri che contribuiscono ad abbassare la pressione con particolare riferimento alle donne in menopausa. Secondo uno studio condotto in Florida basterebbe mangiare una scodella di mirtilli al giorno per proteggere il cuore e per contribuire ad abbassare la pressione in menopausa. Un altro contributo utile, secondo gli esperti, arriva dall’estratto di mirtilli in polvere, che è stato testato in questo studio.

7.Contrastano le infiammazioni

In tutti i frutti di boscosi riscontrano potenti proprietà antinfiammatorie e abbondanza di antiossidanti. I lamponi in particolare aiutano a prevenire e a contrastare le infiammazioni grazie alla loro azione depurativa, diuretica e rinfrescante che accelera la guarigione di tutte le infiammazioni articolari. In questa fattiscpecie, i lamponi non vengono consigliati solo come alimento ma anche come ingredienti per impacchi da applicare su piccole ferite e scottature solari.

8.Migliorano la memoria

Mangiare i frutti di bosco potrebbe essere d’aiuto per migliorare e preservare la memoria, soprattutto negli anziani. Il merito è ancora una volta degli antiossidanti presenti in questi frutti. Secondo gli studi di alcuni ricercatori, gli anziani che consumano spesso frutti di bosco riescono a rimandare il sopraggiungere del declino cognitivo di alcuni anni grazie agli antociani, tra le sostanze antiossidanti più potenti contenute nei frutti di bosco.

9.Riducono il rischio di Alzheimer

Gli antiossidanti presenti nei frutti di bosco potrebbero essere tra i migliori alleati per ridurre il rischio di Alzheimer e per contrastare gli effetti negativi dell’invecchiamento sulla mente e sul sistema nervoso. Secondo l’American Chemical Society, i frutti di bosco contengono polifenoli che sarebbero in grado di prevenire l’Alzheimer aiutando a disgregare l’accumulo di tossine dannose nel nostro organismo.

10.Sono una fonte importante di acido folico

I frutti di bosco sono una fonte importante di acido folico, una sostanza davvero indispensabile in gravidanza per proteggere il bambino da eventuali problemi di sviluppo. Se di solito alle donne in gravidanza viene consigliata l’integrazione di acido folico per prevenire ogni tipo di rischio, bisogna considerare che tale sostanza è importante per tutti noi, in particolare per proteggere la salute cardiovascolare e il nostro cervello.

In primavera tutti vogliamo sentirci in forma ed essere pronti per affrontare la stagione estiva al massimo.

La stagione primaverile è un’occasione per ripulire l’organismo dalle scorie dell’inverno e liberarci del peso delle abbuffate pesanti della stagione fredda, con un approccio appunto di purificazione a 360 gradi di tutto il corpo.

Tale purificazione si può attuare sia attraverso diete detox, sia con una alimentazione sana e bilanciata attenta al giusto apporto calorico ma pur sempre sfiziosa e deliziosa.

Non a caso, le insalate mixate con proteine, cereali, frutta, semi, salse e accompagnate da bevande leggere quali centrifughe, tisane e bevande detox, sono certamente la scelta più appropriata per mantenere la linea, alimentarsi in modo sano e allo stesso tempo gustare a pieno il piatto senza lasciare da parte il gusto.

Riportiamo diversi spunti per ricette di insalate light sane e gustose con un tocco di originalità.

RICETTE[1]

1-CAESAR SALAD LIGHT

Ingredienti per 4 persone

  • 650 g di filetti di petto di pollo
  • 100 g di yogurt magro
  • 120 g di lattughino
  • 2 cucchiai di olio evo
  • 1 spicchio d’aglio
  • 40 g di pane
  • 30 g di parmigiano
  • sale q.b.

2-INSALATA GRECA

Ingredienti per 2 persone 

  • 120 g pomodorini
  • 180 g feta
  • 30 g cetriolo
  • 10 g cipolla rossa
  • 20 g rucola
  • 10 ml olio extravergine d’oliva
  • 30 g olive nere denocciolate
  • sale q.b
  • pepe q.b
  • origano q.b.

3-LA NIZZARDA

Ingredienti per 2 persone

  • 1 peperone giallo 200 g
  • 150 g pomodorini
  • 1 cetriolo 150 g
  • 1 cipollotto fresco
  • 3 filetti di acciuga
  • 120 g tonno sgocciolato
  • 1 uovo sodo
  • 5-6 foglie basilico fresco
  • 1 cucchiaino olio extravergine d’oliva

4-INSALATA DI LENTICCHIE, TONNO E RUCOLA

Ingredienti per 4 persone

  • 200 g di lenticchie secche
  • 200 g di pomodorini ciliegini
  • 150 g di rucola
  • 150 g di tonno sottolio sgocciolato
  • sale q.b.
  • 1 cucchiaio di olio evo.

5-CAPRESE

Ingredienti per 4 persone

  • 4 pomodori maturi
  • 500 g mozzarella fior di latte
  • 2 cucchiai olio extravergine d’oliva
  • 1 basilico ciuffo
  • sale q.b
  • origano q.b.

6-INSALATA DI RUCOLA, UVA, CAPRINO E NOCCIOLA

Ingredienti per 4 persone

  • 200 g di uva bianca
  • 40 g di nocciole
  • 150 g di rucola
  • 200 g di caprino fresco
  • 2 cucchiai di olio evo
  • sale q.b.

7 – INSALATA CON BACCHE DI GOJI E POMODORINI

Ingredienti per 4 persone

  • 450 g di pomodori ciliegini
  • 200 g di lattughino
  • 40 g di bacche di goji essiccate
  • 40 g di noci
  • 2 cucchiai di olio evo
  • sale q.b.

8 – INSALATA DI GAMBERETTI E MANGO

Ingredienti per 4 persone

  • 1 mango
  • 500 g di gamberetti
  • 100 di lattughino
  • 100 g di rucola
  • 2 cucchiai di olio evo
  • ½ limone spremuto
  • 1 spicchio d’aglio
  • sale q.b.
  • pepe q.b.

9 – INSALATA DI PATATE E FAGIOLINI CON PESTO

Ingredienti per 4 persone:

  • 500 g di patate
  • 900 g di fagiolini
  • basilico fresco q.b.
  • 3 cucchiai di yogurt magro
  • 2 cucchiai di olio evo
  • 20 g di pinoli
  • sale q.b.
  • ¼ di spicchio d’aglio

10 – INSALATA DI VERDURE E TOFU GRIGLIATO

Ingredienti per 2 persone:

  • 1 peperone rosso (circa 200 g)
  • 1 peperone giallo (circa 200 g)
  • 400 g di zucchine
  • 250 g di melanzane
  • 200 g di tofu al naturale
  • 30 g di semi di sesamo, di lino e girasole
  • 1 cucchiaio e ½ di olio
  • foglie di basilico fresche
  • sale q.b.

[1] https://www.melarossa.it/

Chi di noi non ama gli avocado?

Questo frutto verde e burroso dal gusto ineguagliabile è uno dei frutti di maggior successo dell’ultimo secolo.

Da alimento grasso per viziosi, oggi viene considerato un Supercibo, che andrebbe mangiato tutto l’anno.

La storia di successo senza eguali dell’avocado nel XXI secolo deriva dal suo consumo no stop durante tutto il corso dell’anno lo rende tra i frutti più apprezzati, gustati e super richiesti.

Utilizzato negli antipasti, è ormai onnipresente in quasi tutti i menù, soprattutto in numerosi piatti gourmet e in generale è molto gettonato dagli amanti del fitness e degli spuntini light, sfiziosi e salutari.

La sua diffusione capillare a livello globale ne ha fatto un vero Guru dei Superfood, un elemento immancabile nella dieta di ognuno di noi, tanto da renderlo famoso, di moda e super gettonato in ogni parte del mondo.

La sua fortuna risiede non solo nel fatto di essere un frutto ricco di grassi vegetali che apportano benefici, ma anche dall’essere stato introdotto dalla fine degli anni ‘70-’80 come frutto di tendenza salutare e benefico per la salute, quale piatto principale negli aperitivi e negli spuntini dei VIP e degli sportivi e amanti del benessere.

Tutta la fama dell’avocado ha tuttavia un retrogusto amaro, fatto di corruzione, giochi di potere tra produttori, politici e malavitosi, sfruttamento indiscriminato delle risorse del territorio, distruzione e annientamento dell’ambiente e di habitat fondamentali per l’equilibrio del pianeta, sfruttamento della manodopera a basso costo, discriminazione raziale ed etnica e una lotta di potere feroce per il controllo di un mercato dal valore di miliardi di dollari.

Riportiamo di seguito tutti vati ambiti e relative dinamiche.

L’AVOCADO OGGI NEL MONDO: situazione globale[1]

Nel mondo, al giorno d’oggi vengono consumate circa 5 milioni di tonnellate di avocado ogni anno.

La potenza economica dell’avocado come super motore di una industria di successo messicana nell’ industria alimentare ha un valore di più di 2,5 miliardi di dollari l’anno.

I profitti sono numerosi per i coltivatori che considerano la produzione di avocado come una benedizione.

Tuttavia, il suo commercio si è trasformato nel tempo in una maledizione, a causa della dilagante corruzione nel territorio messicano e sudamericano che in generale ha sviluppato nel tempo numerosi crimini per costringere i coltivatori locali al pagamento del pizzo e ha portato ad estorsioni di denaro dal commercio locale con omicidi e rapimenti alle famiglie dei coltivatori che si rifiutavano di piegarsi alla mano corrotta dei signori degli avocado.

Come fonte di guadagno l’avocado è molto importante in america latina, ma è anche fonte di oppressione, estorsioni e omicidi.

In Cile ad esempio, la produzione di avocado è una parte fondamentale del commercio nazionale, ma prosciuga le scarse risorse idriche del territorio.

Chiamato Oro Verde è un prodotto molto gettonato al quale tutti provano ad arrivare.

CALIFORNIA: STORIA E CAUSE DELLA DIFFUSIONE DELLA COLTIVAZIONE DELL’AVOCADO NEGLI STATI UNITI

In California, l’avocado si è trasformato da sapore locale a superstar mondiale, grazie all’imprenditorialità dei produttori locali che circa dagli anni ’60 trasformarono le coltivazioni di arachidi o le produzioni di pollame in coltivazioni di avocado, le prime a diffondere l’avocado a livello capillare.

Per la coltivazione degli avocado si necessita di un clima mite, umidità, temperatura a 22 gradi.

Sono frutti molto delicati e se restano per più di 4 ore ad una temperatura minore di 0 gradi subiscono danni e per questo, si preferisce la coltivazione in collina in quanto l’aria fredda tende a scendere, mentre la calda salendo mantiene le condizioni ottimali per la coltivazione di questi frutti.

In California si produce il 95% della produzione americana di avocado, grazie alla presenza di pendii giusti e microclimi più adatti. I 2/ 3 delle coltivazioni della California sono concentrati in due contee specifiche.

L’avocado viene definito localmente come pera alligatore, ma il suo nome  deriva da ahuacatl, termine azteco per “testicolo”.

L’industria dell’avocado, si è sviluppata nel corso del 900 grazie all’interesse nazionale sempre maggiore per la produzione di cibi sani.

La scoperta che L’avocado Fuerte fosse ricco di sostanze nutritive, e sostanze quali potassio, fibre e grassi monoinsaturi raccomandati dai medici ne incrementò notevolmente la produzione.

Nel corso degli anni ’70, la coltivazione e produzione di avocando nel sud della California iniziò l’ascesa e i margini di guadagno erano alti.

I coltivatori pubblicizzavano l’avocado quale lussuoso frutto esotico del west coast per raffinati chef casalinghi.

Gli anni ’70 sanciscono l’ascesa e la fine dell’avocado Fuerte con l’arrivo di una nuova varietà, l’avocado Hass.

Questa varietà era comparsa alla fine degli anni ’20, nata dall’albero del cortile di un postino della California, e negli anni ’70 si affermò grazie alle sue indubbie qualità: era più cremoso e con la buccia più spessa e ruvida resisteva meglio al trasporto, aveva un periodo vegetativo più lungo ed era più piccolo del Fuerte in modo che i consumatori lo potessero finire prima che potesse marcire.

Inoltre, essendo più maneggevole, facile da trasportare e impacchettare, veniva commercializzato più facilmente (in una sola cassetta a parità di dimensioni della stessa, di avocado Hass ne entrano più del doppio della varietà Fuerte).

Il suo gusto e le sue dimensioni erano molto apprezzati dai consumatori e la sua ascesa diede uno slancio non indifferente all’industria dell’avocado.

Negli anni ’80, un problema di immagine minacciava la produzione degli avocado: con la diffusione degli amanti del fitness e della linea, l’avocado sembrava troppo unto e grasso, ma per garantire gli interessi dell’industria coltivatori venne costituito il Comitato per l’avocado della California, che in cambio di una percentuale dei profitti dei coltivatori proteggeva l’immagine pubblica dell’avocado.

L’immagine di un avocado salutare e buono era però stata introdotta dal Comitato che era comunque sovvenzionato dai coltivatori, nonostante ciò, negli anni ’70 e ’80 la coltivazione degli avocado è cresciuta ancora di più: venivano coltivati in ogni punto della California con un tasso di crescita fortissimo e tra il ’70 e l’85 gli acri dei terreni agricoli destinati alla coltivazione di avocado sono più che quadruplicati e il valore economico dei loro raccolti è passato da meno di 25 milioni di dollari a 162 milioni.

Molti professionisti delle grandi città che si ritiravano nelle campagne per una vita più tranquilla comprando dei terreni, iniziarono ad investire nella coltivazione di avocado vedendo come nelle zone limitrofe chi possedesse terreni li avesse destinati a questa tipologia di coltivazione in cambio di cospicui profitti.

Molti ex allevatori di bestiame o di produzione per mangimi di bestiame comprarono terreni sui quali investire nell’industria dell’avocado.

Nel 1998 la coltivazione di avocado sembrava essere un trend in forte ascesa come ottimo investimento sul quale puntare soprattutto perché in un anno il valore di un acro del terreno per la coltivazione di avocado era salito del 27%.  Mentre i frutteti della Contea di San Diego, un terzo del raccolto per lo Stato, venivano distrutti per fare spazio a nuove case.

In questo modo, la riserva di avocado, ossia l’offerta, si stava riducendo, mentre la domanda pro capite per questo frutto sarebbe cresciuta, con grossi vantaggi per i produttori.

La incredibile crescita appena descritta nella produzione di avocado veniva tutelata dal Governo Stati Uniti, che protesse la California dalla concorrenza dei competitor stranieri, soprattutto dal Messico, al fine di evitare che si imponessero sul mercato.

 MESSICO: LA SUPER POTENZA DELL’AVOCADO

La nascita dell’industria dell’avocado ha radici nel territorio del Messico.

Luogo di crescita ideale per l’avocado, con copiosi raccolti in grado di minare l’intera produzione americana.

Per tale motivo, per anni il Governo Statunitense tenette chiusi i confini all’importazione di avocado messicano per molto tempo.

Nel 1993, con la firma del contratto NAFTA da parte di Stati Uniti, Canada e Messico, venne sancito il libero scambio di beni aprendo il mercato e i propri confini ad una nuova ondata di scambi e commerci.

Tutti i coltivatori di avocado del territorio statunitense furono contrari alla stipula del NAFTA, in quanto ne percepivano la minaccia sapendo come fosse più conveniente e facile importare avocado dal Messico piuttosto che aiutare la produzione locale. Inoltre, i produttori statunitensi sapevano che la produzione messicana fosse 10 o 15 volte superiore la loro e li avrebbe letteralmente schiacciati.

Con l’apertura graduale del mercato americano degli Stati Uniti agli avocado messicani dal 2007, le previsioni di una totale disfatta del mercato locale vennero contraddetti, in quanto l’ondata messicana risollevò il mercato degli USA: se prima gli avocado erano presenti solo in alcuni periodi dell’anno in quanto frutti stagionali, la produzione locale produceva solo per alcuni periodi mentre con l’arrivo dei prodotti messicani che venivano prodotti tutto l’anno vennero riempiti quei buchi temporali che l’offerta locale non era mai stata in grado di sanare.

Con l’arrivo degli avocado messicani i consumatori furono più felici perché poterono consumarli tutto l’anno e nonostante la domanda crescente, la grande fornitura da parte del Messico ne ha tenuti bassi i prezzi per molto tempo.

Solo negli USA, negli ultimi 10 anni il consumo di avocado è più che raddoppiato.

Il mercato dura tutto l’anno ed è dominato dalla produzione Messicana.

Negli Stati Uniti si consumano tra le 997 e il 1 milione e 130 mila tonnellate, e in California la produzione è circa di 130 mila tonnellate, dunque una piccola parte rispetto alla domanda richiesta e consuamata nel solo mercato degli Stati Uniti.

LA PRODUZIONE MESSICANA: IL MICHIOCAN

Con l’entrata in vigore del NAFTA, un solo stato rispettava i requisiti necessari per importare avocado nel territorio degli Stati Uniti: il Michoacan, il primo esportatore di avocado dal Messico verso gli USA.

Questo stato ha fatto la sua fortuna con la produzione e il commercio di avocado per gli stati Uniti, con un posto di lavoro su 5 legato a questa industria.

Un terzo di tutta la produzione di avocado consumata nel mondo viene generata nel Michoacan:

vengono prodotti circa un milione e 451 tonnellate di avocado ogni anno.

Oltre un milione di avocado al giorno della varietà Hass, che costituisce l’80 % del raccolto mondiale di avocado totali, vengono processati nelle grandi fabbriche ed impianti di lavorazione, imballaggio e confezionamento degli avocado.

La presenza di sempre più macchinari tarati per questa varietà ci fa comprendere come il loro dominio sia forte anche in futuro.

IL COSTO SANGUINOSO DEL GUADAGNO DELL’INDUSTRIA MESSICANA DELL’AVOCADO

La redditività e i profitti ottenuti dalla entrata in vigore del NAFTA e della libera circolazione degli avocado dal Messico agli USA ha avuto un costo sanguinoso in termini di vite.

L’avocado essendo molto redditizio si è ben presto trasformato in una calamita per i guadagni facili e dunque, per corruzione e la violenza nello spietato crimine organizzato messicano.

Le città la cui maggiore entrata si basa sulla produzione e commercio dell’avocado sono veri e propri campi di battaglia e teatri di guerra: con intere città che si reggono sul business degli avocado e delle armi automatiche.

Il tasso di violenza e criminalità in tali città è altissimo e vi sono spesso gruppi armati di irregolari non governativi che dirigono le grandi fabbriche e le esportazioni del commercio dell’avocado.

L’apertura dei mercati grazie alla stipula del NAFTA, è stata provvidenziale per il crimine organizzato in quanto è concisa con il periodo nel quale i vecchi cartelli che guadagnano con il narco traffico erano allo sbando.

Tali cartelli si stavano dividendo in gruppi sempre più piccoli a causa dei continui scontri e battaglie tra loro per la supremazia.

Negli anni ’90, il Cartello del golfo, che guadagnava dal traffico di droga, governava il proprio business con la corruzione, pagando mazzette ai funzionari del governo e alle forze dell’ordine.

Nel Michoacan, la prosperità del business del narco traffico andava di pari passo con quella dell’avocado e vigeva una legge non scritta secondo la quale i narcotrafficanti non toccavano la popolazione locale civile, secondo un codice di condotta che tutti i narcotrafficanti tentavano di rispettare più possibile.

Con l’introduzione dei Los Zetas, un commando di truppe armate o truppe derelitte, addestrate da consulenti israeliani, americani e francesi che vennero ingaggiate dai narco trafficanti, la violenza sulla popolazione locale crebbe a dismisura.

Il cartello del Golfo, fu il primo a reclutare questi gruppi di elitè, che abituati alle paghe basse delle forze dell’ordine e alle condizioni di rischio nelle quali lavoravano non ci pensarono due volte a essere assoldati dai ricchi narcotrafficanti che offrivano paghe 5-10 volte superiori, migliori condizioni lavorative e sostegno in caso di morte alle loro famiglie.

Tale situazione durò fino alla fine degli ’90, quando i Los Zetas formarono un proprio cartello, sperimentando una nuova ondata di affari: estorsioni e rapimenti della popolazione locale.

IL cambiamento delle organizzazioni criminali messicane consisteva non più solo nella produzione di droga destinata al narco traffico, ma anche a spremere quanti più soldi possibili dalle risorse locali disponibili, ossia delal industria dell’avocado nel nostro caso.

Con la apertura dei mercati, il libero scambio dell’accordo NAFTA, la conseguente esportazione di avocado verso gli Stati Uniti e il grosso margine di profitto all’orizzonte, le bande e i cartelli delle organizzazioni criminali hanno iniziato a vessare e fare violenze sul gruppo di piccoli produttori di avocado che erano passati dall’essere semplici produttori al guadagnare milioni grazie alla esportazione verso il suolo americano.

Con questo nuovo giro di soldi, le bande davano mazzette e tangenti ai funzionari agricoli per avere la lista dei nomi e indirizzi dei produttori e agricoltori di avocado più ricchi.

Molti produttori di avocado diventati ricchi subirono attacchi, rapimenti per riscatti milionari, torture, uccisioni e minacce da parte di cartelli e bande.

Questi attacchi dipendevafcno dal fatto che in Michoucan la maggioranza della produzione agricola di avocado avviene in terreni di meno di 10 ettari e un terreno di 10 ettari fruttava anche più di 100 mila dollari l’anno anche con i prezzi molto bassi.

Nel 2006, Enrique Calderon, il presidente del momento decise di agire contro i cartelli al fine di annientarli attraverso una invasione interna del Michoacan, uccidendo e arrestando i capi dei cartelli, che però sopravvissero, dividendosi in bande criminali più piccole.

Con il commercio della droga arrestato e con i guadagni ormai compromessi da tale mossa governativa, le bande puntarono sull’estorsione come fonte di guadagno primario.

I Los Zetas iniziarono a uccidere e imbrogliare i loro alleati locali che ribellandosi fondarono un nuovo gruppo: la Familia Michoacana, un gruppo nazionalista di rivolta nato come controffensiva al Los Zetas.

La familia MIchoacana si considerava essere un gruppo composto da veri messicani, attaccati alla loro terra, al contrario dei Los Zetas visti come mercenari e assassini.

I componenti della Familia Michoacana venivano considerati dei liberatori della patria dai residenti locali, proprio perché combattevano i Los Zetas, ma presto divennero aguzzini di primo livello che si sostituirono ai Los Zetas e che puntavano a spremere la popolazione e le risorse locali sempre di più.

Se non bastasse, in quel periodo, il guacamole prese piede nella cultura americana come spuntino leggero, gustoso e immancabile soprattutto se consumato con patatine davanti ad una partita di football.

Nondimeno, attraverso la pubblicità del periodo si arrivò a consumare guacamole finanche al super bowl, e ancora oggi oltre il 6 % delle importazioni di avocado dal Messico sono destinate al consumo per questo evento durante quel singolo we.

Nel solo 2009, da stime del governo Messicano le bande criminali hanno ricavato oltre 150 milioni di dollari dall’industria dell’avocado. Lo stato del Michoacan, detenne il numero più elevato di rapimenti e di richieste di pizzo nei confronti dei produttori di avocado.

Nel 2010 la Familia Michoacana si divise ancora, con il nuovo gruppo scissionista chiamato i Cavalieri Templari che basò il suo guadagno sulle estorsioni all’industria dell’avocado.

Passarono dall’estorcere soldi tramite i rapimenti e minacce o tramite il pizzo ai produttori e agricolturi di avocado, al voler detenere il controllo totale dell’industria e del mercato.

Iniziarono a stabilire delle quote per i coltivatori, incendiare magazzini e camion per obbligare i produttori ad accettare tali quote.

Raggiunto il massimo potere, i cavalieri Templari controllarono tutto il territorio e attuarono tantissimi abusi di ogni tipo sulla popolazione locale.

Con l’aumento della produzione la rovinarono appositamente, la diminuirono per evitare il crollo dei prezzi, come fossero un OPEC dell’industria dell’avocado.

Nel 2011, le esportazioni di avocado dal Michoacan hanno sfiorato gli 800 milioni di dollari e i cartelli iniziarono a rapire i parenti dei coltivatori più ricchi.

Per difendersi dai Cavalieri Templari la popolazione locale fondò una banda di difesa chiamata Auto Defenza, un movimento di auto difesa, per barricare le città con mura e difese e perquisendo le persone in entrate alla città al fine di difendere i campi di avocado e le famiglie di agricoltori.

IL problema, come sempre, fu che in questa banda entrarono anche i cirminali, che volevano distruggere i Cavalieri Templari solo per prendere il loro posto nel controllo del business dell’avocado.

La popolazione locale, venne decimata, perché i locali con armi improvvisate di fortuna provarono a farsi giustizia da soli.

I soldi derivanti dal business degli avocado dominano la vita politica,sociale, ed economica e la milizia del gruppo di Auto Defenza ha un buon rapporto con il governo federale in tutto il Michoacan.

Il vero potere non era nelle mani del Governo federale ma nelle mani dei ricchi agricolturi che hanno istituito nel tempo milizie personali per la propria auto difesa e quella della popolazione locale controllando di fatto i governi locali.

Le auto defenzas furono integrate nella polizia di stato (gli sono state date autopattuglie come simbolo del potere, armi e divise di ordinanza) solo per dire che siano sotto il controllo dello stato.

Come regione degli avocado, la proclamazione del potere delle auto defezas sono ancora oggi un vero e proprio resoconto del fallimento delle autorità governative federali.

Il Michoacam rimane tutt’oggi uno dei posti più pericolosi del Messico.

 CHILE: l’IMPATTO DELL’AVOCADO SULLE RISORSE IDRICHE

In Chile, in molti paesini e villaggi vicini a corsi d’acqua, fiumi, canali e sorgenti la situazione idrica è catastrofica.

Se prima del 2008 la popolazione locale riusciva ad accedere ad acqua potabile senza problemi da queste fonti, dopo il 2008 fino ad oggi, la popolazione è costretta ad affidarsi ad autobotti di fortuna che arrivano di tanto in tanto sporadicamente, senza vere garanzie.

L’acqua di molti canali e fiumi è stata prosciugata a casa delle coltivazioni di avocado che si trovano intorno a tali villaggi.

Nel Cile centrale la siccità è letteralmente esplosa negli ultimi 10 anni per colpa della produzione di avocado, che richiesti in quantità maggiori ogni anno per tutto l’anno necessitano sempre di più di acqua e terreni per la coltivazione.

La coltivazione dell’avocado è così fondamentale per la economia e l’agricoltura del Chile, tanto da superare le esigenze di acqua potabile della popolazione locale e avere la priorità sulle vita degli stessi Chileni.

L’ACQUA: IL PROBLEMA DELLA GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE NELLA PRODUZIONE DELL’AVOCADO

L’acqua rimane un problema importante nel processo produttivo dell’avocado: occorrono circa 68 litri per produrre un solo avocado.

Per tale motivo, l’acqua rimane la risorsa più importante nella guerra al controllo del business dell’avocado.

Tornando al territorio del Cile la provincia di Petorca è la zona dove si produce la maggiore produzione di avocado.

L’accesso alle risorse idriche in Cile è molto dispotico: viene concesso per la produzione dell’avocado ma non alla popolazioni locali.

In Cile il sistema dei diritti dell’acqua deriva dalle idee degli economisti cileni che negli anni ’70 studiavano negli USA nella Università di Chiacago seguendo le idee del Guru e Professore di economia Milton Freedaman, resposnabile delle teorie sul Mercato libero negli Stati Uniti.

Tali idee furono riportate in patria da tali economisti e applicate al sistema di gestione dell’acqua potabile facendole diventare leggi, e nel 1981, con l’avallo del Presidente Pinochet, l’acqua è stata privatizzata.

il modello economico ha implementato la privatizzazione di molte risorse naturali cilene allo scopo di renderne più efficiente la gestione, ma senza la giusta supervisione dello Stato,  privati cittadini e aziende non hanno avuto spazio a causa di ricchi speculatori che si sono accaparrati le risorse idriche migliori.

Sebbene l’avocado non sia di origine cilena, il territorio isolato del Cile ha permesso che la produzione di frutta rimanesse al sicuro dalle malattie esterne.

Tuttavia, l’ente Americano limitava le importazioni di avocado cileno ancora prima del NAFTA.

A metà anni ’90 il Cile aumentò la produzione ed esportazione dell’avocado verso gli Stati Uniti  e le conseguenti richieste per l’accesso alle risorse idriche aumentarono vertigionasamente, soprattutto nelle zone di Ligua e Petrorca.

Molti coltivatori che desideravano più acqua di quella di cui avevano diritto, si appropriarono illegalmente con canali e pozzi segreti delle risorse idriche che deviavano l’acqua dai fiumi verso le piantagioni.

Grazie a quell’acqua sottratta illegalmente e l’apertura del mercato americano, la produzione di avocado in Cile decollò da 50 mila tonnellate a 250 mila tonnellate in soli 10 anni.

Il modello agro industriale ha depredato significativamente e illegalmente e indiscriminatamente tutto il territorio e le risorse idriche portando i due principali fiumi a prosciugarsi completamente, privando la popolazione povera locale l’accesso all’acqua.

Drammatico è stato l’ompatto delle coltivazioni di avocado su tutto il territorio, sulle risorse e sulla popolazione locale. Viene data priorità alla produzione di avocado.

Non per tutti i produttori la produzione di avocado garantisce loro la vita e il sostentamento.

Difatti, molti produttori del fondo valle sono stati schiacciati dai più grandi e potenti e lasciati soli sono stati costretti a chiudere per via della mancanza dell’acqua. I pozzi e i canali a loro destinati sono stati prosciugati a causa della depredazione dei produttori più grandi.

I piccoli produttori non possono permettersi di pagare per l’accesso all’acqua e non essendo in grado di produrre  sono costretti a vendere la loro terra ai coltivatori più grandi.

Il terreno cileno non si presta benissimo alla coltivazione di avocado, in quanto rimane troppo secco, l’unico modo per garantire che l’avocado cresca bene è quello di crescerlo in collina portando la giusta quantità di acqua che necessita.

Per tale motivo, l’accesso alle risorse idriche si è trasformato nel punto cardine della lotta continua per il controllo del potere di questo business.

Oggi in Cile si sono oltre 30 mila ettari destinati alla produzione di Avocado Hass.

Dopo il Perù il Cile è il più grande esportatore di avocado verso l’Europa e verso la Cina.

La Cina di recente, soprattutto per la classe media, ha sviluppato una passione per gli avocado importandoli principalmente dal Cile, con un incremento di 1000 volte negli ultimi 7 anni.

La produzione di avocado garantisce certamente la stabilità economica MA NON PUO’ ANDARE A DISCAPITO DELLO SFTUTTAMENTO DELLE RISORSE AMBIENTALI CON RIPERCUSSIONI SU AMBIENTE E POPOLAZIONE LOCALE.

CALIFORNIA: IL PROBLEMA DELL’ACQUA

Anche in California, alcuni piccoli coltivatori californiani temono per l’accesso alle risorse idriche e temono che in futuro dovranno cedere la loro fetta di mercato (di un mercato che hanno loro stessi fondato negli anni ’70) ai produttori più grandi del Messico del Cile.

Il business degli avocado è stato minacciato dalle enormi stagioni di siccità degli ultimi 10 anni che hanno portato le risorse idriche a prosciugarsi enormemente.

CONCLUSIONI

Non esistono soluzioni semplici per il mercato degli avocado: criminalità, risorse idriche sotto attacco e poco controllate e disastri ambientali sono all’ordine del giorno.

Sta a noi consumatori capire come aiutare il mercato attraverso la richiesto di certificazioni per avocado equosolidali.

[1] Rotten: la guerra degli avocado- Netflix Documtario

 

Nella stagione primaverile si riscopre il piacere del mangiare sano e gustoso.

Numerosi sono i prodotti che si possono mangiare in questa stagione dal gusto delizioso e dalle benefiche proprietà per la salute.

I cibi sfiziosi della primavera, sani, gustosi, bene si adattando alle diete tipiche di questa stagione cosiddette light; atte prettamente a purificare, disintossicare e riequilibrare l’organismo.

Il nostro umore e il nostro appetito crescono in concomitanza dell’allungamento delle giornate e per evitare che questa crescita porti a mangiare sregolato o a fare sgarri non salutari, si possono sfruttare gli innumerevoli frutti e ortaggi di stagione che bene si prestano come spuntini sani, leggeri e gustosi senza appesantire l’organismo e senza buttare all’aria gli sforzi della gettonata dieta detox portata avanti per superare la temuta prova costume.

I primi calori, le fresche brezze, i profumi e le essenze dei fiori che la primavera porta con sé sono tipici di questo periodo, come tipici sono gli alimenti di stagione che aiutano non solo la salute, ma anche le tasche.

Difatti, acquistare gli alimenti di stagione impedisce al rincaro dei prezzi di gravare sul portafoglio e di poter risparmiare comprando prodotti freschi, di stagione e a prezzi calmierati.

Di seguito riportiamo spunti e curiosità sugli alimenti tipici di stagione e i loro relativi benefici.

ALIMENTI DI STAGIONE

Un primo elenco di frutti di stagione potrebbe essere il seguente:

  • albicocche
  • 
amarene
  • asparagi
  • asparagi selvatici (veri asparagi selvatici oppure getti giovani di luppolo, rovo ecc.)
  • barba di frate
  • bietole
  • carciofi (gli ultimi)
  • carciofini da conservare
  • cavolfiori
  • cavoli cappucci
  • cicoria da taglio
  • ciliegie
  • cime di rapa
  • cipolle bianche
  • cipollotti
  • cornetti
  • coste
  • crescione
  • erbette
  • fagiolini
  • fave
  • finocchi
  • fragole
  • indivia
  • insalatine primaverili (lattughino, pasqualina, cicorino, raperonzolo ecc.)
  • kiwi italiani
  • lattughe (romana, da taglio, riccia, rossa, gentile, a cappuccio)
  • mandarini
  • nespole giapponesi
  • patate novelle
  • piselli
  • porri
  • prataioli o champignon
  • radicchi rossi
  • radici amare
  • rape
  • ravanelli
  • scorzonera – scorzobianca
  • sedano di Verona
  • spinaci
  • taccole
  • tarassaco o soffione o dente di leone
  • tartufi
  • valerianella o songino o gallinella
  • verze
  • zucchine

Se nel primo periodo della primavera porteremo nei piatti alcuni alimenti presenti in inverno, altri sapori più tipici della primavera saranno i protagonisti della seconda parte del trimestre.

LA FRUTTA PRIMAVERILE

Con l’uscita dall’inverno si potrà approfittare ancora di kiwimele e pere, preparando frullati e macedonie arricchite dagli ultimi mandarini e mandaranci.

Ottime spremute di arance tardive possono essere preparate per sostenere le difese naturali nel periodo delicato del cambio di stagione.

Arriva anche il tanto atteso momento dei frutti rossi per la gioia degli occhi e del palato è: si comincia dalle fragole, incaricate di dare ufficialmente il via alla primavera, per proseguire, nel mese di aprile e maggio, con le ciliegie.

La specialità delle fragole e ciliegie al naturale è che conservano intatte le ottime proprietà che le contraddistinguono, dalla ricchezza di vitamine e minerali rivitalizzanti all’azione diuretica e depurativa che aiuta a rimettersi in forma dopo la stagione fredda.

A questo proposito a primavera è una buona idea mettere nel carrello anche frutti esotici come ananas, avocado e mango.

L’ananas è un alleato della buona circolazione e delle gambe leggere, l’avocado è molto nutriente, energetico e salutare, ottimo per colazioni primaverili sane e sostanziose.

Il mango, fresco e ricco di minerali e potassio, aiuta ad affrontare meglio i primi caldi che ci trovano spesso impreparati. Per arricchire la dieta di potassio aggiungiamo alla lista della spesa anche le banane.

Andando incontro all’estate, tra maggio e giugno, si consiglia di consumare le prime varietà di albicocche e pesche precoci, le nespole del Giappone e i primi meloni.

Un vero toccasana sono tutti i frutti di colore giallo e arancione, idratanti e ricchi di betacarotene, per preparare la pelle ai primi bagni di sole.

Riassumendo, l’elenco dei frutti disponibili a primavera comprende:

  • Kiwi
  • Mele
  • Pere
  • Mandarini
  • Mandaranci
  • Arance
  • Fragole
  • Ciliegie
  • Ananas
  • Avocado
  • Mango
  • Banane
  • Pesche
  • Albicocche
  • Nespole
  • Melone

LA VERDURA PRIMAVERILE

Da marzo a maggio, gli asparagi sono la verdura primaverile per eccellenza, immancabili nei menù di Pasqua e perfetti per torte di sfoglia, primi piatti, insalate, ma anche polpette e burger vegetariani, zuppe e creme.

Gli asparagi si contraddisguono per e poche calorie, tante fibre e potassio e sono ottimi per chi cerca un ingrediente saporito per una dieta snellente.

Gli agretti sono gli altri protagonisti della stagione: poco calorici e depurativi sono anche gli agretti, protagonisti, insieme agli asparagi, dei mesi di marzo, aprile e maggio.

Chiamati a seconda delle zone anche barba di frate o lischi, gli agretti sono perfetti come contorno, in frittata, per primi piatti di pasta o di riso.

Durante il mese di marzo ottimi sono i finocchi, da mangiare crudi in un’insalata di lattuga primaverile, insieme alle carote, disponibili tutto l’anno e sempre utili al benessere con la loro dose di fibre e vitamine.

Per le insalate, ricordiamo di aggiungere ai nostri piatti primaverili i ravanelli. Pochissime calorie, vitamine del gruppo B, vitamina C, i ravanelli sono un vero affare per chi vuole mantenersi in forma.

Come le altre verdure amare, i ravanelli hanno spiccate virtù antinfiammatorie e contribuiscono all’efficienza del sistema immunitario.

Come tutte le altre verdure amare, ricordiamo che è anche periodo di mammole, varietà di carciofi adatta a tante ricette gustose.

Per contorni e non solo, arrivano le patate novelle e alcune varietà di funghi primaverili.

Nel mondo dei legumi è il momento perfetto per le fave e per i piselli freschi, in attesa, andando verso l’estate, di mettere in insalata i fagiolini.

Poco calorici nella media dei legumi, piselli, fave e fagiolini saziano senza appesantire, l’ideale nella bella stagione.

Infine, primavera significa anche fiori di zucca e a giugno le prime zucchine di stagione, insieme ai pomodorini precoci e ai primi cetrioli.

Nella lista delle verdure primaverili inseriremo quindi:

  • Asparagi
  • Agretti
  • Finocchi
  • Lattuga
  • Carote
  • Ravanelli
  • Mammole
  • Patate novelle
  • Funghi primaverili
  • Fave
  • Piselli
  • Fagiolini
  • Fiori di zucca
  • Zucchine
  • Pomodorini
  • Cetrioli

LO STUDIO DELL’ISTITUTO AUXIOLIGICO ITALIANO[1]

Riportiamo un interessanre studio riportato dall’Istituto Auxiologico: Auxologico è una Fondazione no profit riconosciuta come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) dal 1972, con 17 strutture ospedaliere, diagnostiche e poliambulatoriali in Italia.

Auxologico è una comunità di medici, ricercatori, tecnici, personale sanitario e amministrativo di oltre 2600 persone che ogni giorno mettono a disposizione il proprio impegno e la propria professionalità per la cura della persona.

La mission di Auxologico è mettere a disposizione le cure sanitarie più aggiornate, efficaci e personalizzate, trasferendo i progressi della ricerca scientifica all’attività diagnostica e ospedaliera.

“I cibi consumati nella giusta stagione apportano la maggior quantità di vitamine e sostanze nutritive. In questo articolo scopriremo quali sono i prodotti tipici della primavera con cui arricchire la nostra alimentazione.

QUALE FRUTTA CONSUMARE?

Se a marzo “resistono” arance, kiwi, limoni, mandarini, mele, e pere, ad aprile largo alle fragole e alle nespole, a maggio deliziamoci con le ciliegie (e le fragole e nespole che resistono), quindi a giugno ci coloriamo di arancione con le albicocchepesche, e susine.

Chi dice primavera, dice anche fragole. La fragola è a basso contenuto calorico, ricco di vitamine C, A, B e B9 così come in potassio e antiossidanti.

Per renderlo un alimento salutare, tuttavia, bisogna fare attenzione a non nasconderlo sotto una nuvola di panna montata o zucchero bianco. Puoi assaggiare la macedonia di fragole, con un po’ di limone, o semplicemente al naturale per apprezzare la sua vera dolcezza.

L’allergia alle fragole è una delle più diffuse tra i bambini: attenzione quindi al calendario dello svezzamento per i più piccoli. La fragola infatti è ricca di istamina, una sostanza che, se rilasciata in quantità eccessiva, può essere responsabile di reazioni cutanee, pruriti e altre fastidiose manifestazioni a livello respiratorio e gastrointestinale.

Allergie alla frutta

LE VERDURE DI PRIMAVERA

E per quanto riguarda la verdura disponibile nella stagione primaverile? Il nostro menù dice addio ad alcuni alimenti, ma si arricchisce con altri, tipici di questa stagione, altrettanto gustosi:

  • asparagi;
  • ravanelli;
  • carciofi;
  • spinaci;
  • finocchi;
  • rucola.

Tra i must della primavera, i protagonisti sono decisamente sono gli asparagi. Gli asparagi, bianchi, verdi o viola, sono un vero tesoro di salute. Ricco di vitamina B9, vitamina K, ferro, rame e fosforo, l’asparago è un’ottima fonte di antiossidanti ed è noto per la sua azione diuretica.

Per sfruttare al meglio le sue qualità nutrizionali ti suggeriamo di cucinarli al vapore.

Attenzione al consumo per chi soffre di colon irritabile (IBS , gonfiore intestinale): l’asparago è una verdura particolarmente fermentativa.

Un altro ortaggio stagionale molto abbondante in primavera è il ravanello. Piccolo, croccante e succoso ha molti  punti di forza. È ricco di vitamina C, potassio, fibre e zolfo. Ottimi nelle zuppein insalata o anche frullati.

Si possono anche sfruttare come snack spezza-fame se si sta attenti ai Kg di troppo!

Non dimentichiamo di mangiare carciofi, spinaci, finocchi e rucola (i più rigogliosi a maggio).

Alimentazione d’inverno

IL PESCE IN PRIMAVERA

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, anche i pesci, come frutta e verdura, hanno le loro stagioni. Oltre al merluzzo e al nasello, la primavera è anche la stagione dello sgombro.

Questo piccolo pesce ha carne grassa e gustosa, è un’ottima fonte di vitamine B e D, di selenio, ferro e in particolare di omega-3, un acido grasso essenziale cioè da assumere esclusivamente con la dieta dato che il nostro corpo non è in grado di produrlo. Buono per il cuore e le arterie, lo sgombro è, inoltre, un pesce poco costoso utile da inserire spesso nei nostri menu settimanali! Acquistato fresco, basta grigliarlo o infornarlo in cartoccio con aromi e limone per apprezzare tutto il suo sapore.

È frequente vedere comparire in pescheria a primavera (tra marzo e giugno):

  • granchi;
  • leccia;
  • gallinella;
  • scorfano rosso.

LA CARNE DI STAGIONE

Le carni bianche aprono la stagione di primavera; il coniglio, in particolare, è facilmente digeribile, contiene molte proteine, soltanto il 5% di grassi e soprattutto poco colesterolo (circa 60 mg per 100 g di coniglio).

Agnelloanatrapollo e tacchino sono altre carni di stagione da prediligere, lago dunque alle carni bianche e magre.

I FORMAGGI IN PRIMAVERA

La primavera è sicuramente il momento migliore dei formaggi ovini e caprini per la particolare ricchezza del latte da cui sono prodotti (latte di pecora e capra). Prediligere i freschi o quelli poco stagionati.

Particolarmente saporiti quelli a breve stagionatura (pochi mesi) avvolti nel fieno fresco  dei pascoli di montagna in modo da arricchirli con gli aromi e i profumi di montagna.

I LEGUMI

La Primavera è la stagione ideale per gustarsi i primi legumi freschi (e non secchi, in latta o brik o surgelati).

Via libera dunque a questi preziosi alimenti ricchi di proteine e poveri di grassi soprattutto: piselli, e fave sono assolutamente da provare divertendosi a sbaccellarli dal loro baccello. Ottimi scottati al vapore e da aggiungere alle insalate o da inserire nelle zuppe.

piselli sono un buon modo per assumere proteine, vitaminesali minerali fibre utili alla regolarità intestinale. I baccelli freschi di piselli (molto ricchi in sali minerali), si possono conservare e riutilizzare come ingrediente in passati e vellutate da cucinare con verdure di stagione.

Le fave sono ideali nei menu di primavera anche per il loro elevato contenuto in ferro. Quelle più giovani (verde chiaro) sono ottime da mangiare anche crude, mentre generalmente si consumano cotte/stufate. Sono però controindicate per chi è affetto da favismo, una patologia genetica che determina l’assenza di un enzima capace di metabolizzare alcune sostanze presenti in questo legume, quindi attenzione.

Anche le fave ci aiutano a non sprecare; da provare le scorze di fave spadellate.

Infine, primavera significa anche giornate più lunghe e clima mite, non dimenticare di mantenersi attivi con una bella camminata.

[1] https://www.auxologico.it/

Pin It