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PNL & LIFE COACHING

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Per affrontare i molteplici problemi della vita di tutti i giorni, eventuali disturbi o difficoltà ci si affida spesso alla psicoterapia come rimedio, ausilio e sfogo.

Esistono tantissimi metodi e procedure con le quali gli psicoterapeuti aiutano le persone a indirizzare le loro problematicità verso un idoneo strumento terapeutico che possa aiutare a toccare le giuste corde e risolvere il problema.

Inoltre, sono innumerevoli anche le modalità attraverso le quali ci prendiamo cura di noi stessi in autonomia, alleviando le fatiche, i dolori e i pesi del vivere quotidiano.

Tra questi, la scrittura terapeutica è certamente uno dei metodi più pratici e di notevole impatto che si possano scegliere, sia come strumento indirizzato e coadiuvato da un terapista, sia come auto-rimedio personale da portare avanti per noi stessi in autonomia.

Difatti, la scrittura, attraverso diverse modalità e pratiche, è di fatto, una grande terapia nel senso che guarisce i blocchi, le paure, ed aiuta ad essere consapevoli di noi stessi.

Più volte è stato dimostrato che il mettere nero su bianco i propri pensieri ed emozioni attraverso l’atto della scrittura sia una vera e propria MEDICINA: aiuta a liberarsi, a chiarirsi le idee, a esplorare i propri lati nascosti e a superare momenti di sofferenza e di depressione. È uno strumento di supporto non indifferente per tanti attimi della nostra vita.

Scrivere diventa dunque, uno strumento terapeutico a tutti gli effetti, laddove terapeutico deriva dall’aggettivo greco ϑεραπευτικός, terapeuticos, derivante, a sua volta, dal verbo ϑεραπεύω, terapeuo, che significa curare.

Molti terapeuti e pazienti hanno testimoniato nel tempo la sua efficacia dimostrando quanto scrivere possa essere momento e pratica di sollievo e di sostegno sia nelle fasi confuse, sia in quelle dolorose dell’esistenza.

Allo stesso tempo è anche un ottimo stimolo per la mente: riattiva la memoria, rimette in moto la creatività, permette di rielaborare le proprie esperienze in una narrazione coerente, aiuta a dare un senso e una direzione alla propria vita.

Sono diversi i modi con i quali la scrittura possa essere indirizzata a strumento terapeutico tutti basati sul mettere per iscritto i processi mentali quali pensieri, dubbi, desideri, obiettivi, piani, ma anche sentimenti ed emozioni.

Mettere nero su bianco tutto ciò, senza il supporto e i consigli di un professionista, può rivelarsi controproducente a volte se non si viene ben guidati.

Difatti, per trarre dei benefici terapeutici dalla scrittura, essa deve essere “orientata”, ritualizzata e basata su direttive ben precise.

Di seguito riportiamo tutti i dettagli.

LA SCIENZA: il valore scientifico della scrittura terapeutica[1]

Secondi diversi studi scientifici è comprovata l’efficacia terapeutica della scrittura.

“Secondo Matthew Lieberman, ricercatore alla University of California Los Angeles, ricorrere a carta e penna quando ci si trova in un momento di disagio riduce l’attività dell’amigdala (la centralina emotiva del nostro cervello, che si accende per esempio quando abbiamo paura o siamo arrabbiati) e aumenta quella delle regioni prefrontali, permettendoci di padroneggiare le nostre emozioni.

Anche per questo molti psicoterapeuti spingono i loro pazienti a scrivere o a tenere una sorta di diario dei propri momenti emotivamente più intensi.

Scrivere aiuta anche a prendere coscienza della natura del problema. Un esempio è la tecnica ABC propria della psicoterapia cognitivo-comportamentale: il paziente, nel momento in cui vive un episodio emozionale disturbante, viene invitato ad appuntare quali sono le condizioni antecedenti all’episodio (A=Antecedents), le credenze associate (B=beliefs) e le conseguenze (C=consequences), cioè le reazioni emotive e i comportamenti che mette in atto a seguito di questi pensieri.

Ma ci sono altri esempi dell’uso della scrittura in psicoterapia, anche meno strutturati: il paziente può essere invitato a tenere una sorta di “diario di bordo” del suo disturbo, o a scrivere lettere immaginarie al terapeuta o ad altre persone significative della sua vita. La scrittura ha il vantaggio di fermare i pensieri che vagano confusi nella nostra mente, favorendo al contempo un distacco dalle forti emozioni. Ci sono tuttavia almeno due modalità differenti di scrivere, con un diverso significato terapeutico: la scrittura espressiva e la scrittura autobiografica.

La scrittura espressiva

Dalla fine degli anni ‘80 lo psicologo James Pennebaker, ricercatore all’Università del Texas, si è fatto promotore della scrittura espressiva, un metodo che consiste nello scrivere di getto, esternando il flusso di pensieri così come arrivano.

Questi i consigli che dà ai suoi pazienti: scrivere per 20 minuti al giorno per almeno 4 giorni consecutivi, solo di questioni personali e importanti, esplicitando i pensieri e i sentimenti più profondi, e in modo continuo, senza preoccuparsi della punteggiatura, delle ripetizioni, di errori ortografici o di cancellature. Chi vuole può indirizzare lettere a persone con cui è in conflitto, anche se non più in vita, riversando sul foglio la propria rabbia e usando, se è il caso, anche male parole: l’importante è che al termine del processo il foglio venga buttato via.

Non è utile conservarlo nemmeno per sé, poiché rileggersi potrebbe confondere invece che aiutare: ogni sentimento espresso appartiene al momento in cui viene scritto e già nel giro di poche ore potrebbe essere del tutto cambiato. Secondo lo psicologo texano, il processo può essere difficile, e a volte subito dopo si sta anche peggio, ma nelle settimane successive subentra un senso di sollievo: l’umore migliora, così come la salute e l’atteggiamento verso la vita.

I suoi studi suggeriscono addirittura che scrivere può rinforzare il sistema immunitario in persone malate di AIDS, asma e artrite reumatoide.

Perché funziona? Secondo molti esperti il valore terapeutico della scrittura espressiva è quello dell’abreazione, cioè di una scarica emozionale catartica, concetto introdotto per la prima volta da Sigmund Freud e da Josef Breuer nei loro Studi sull’isteria. Naturalmente non si tratta di una panacea, e in molti casi – per esempio di lutti importanti, divorzi o gravi traumi – è sempre meglio affiancare un percorso psicoterapeutico.

La scrittura autobiografica

Un altro modo di scrivere è quello proprio degli scrittori: curato, meditato, attento ai contenuti e alla struttura del discorso. Secondo il filosofo Duccio Demetrio, fondatore e direttore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, mettere per iscritto il proprio mondo interno e la propria vicenda umana, con impegno e metodo, aiuta a sbloccarsi e porta nuova linfa al proprio cammino. Costruire una narrazione coerente, infatti, facendo attenzione alla linearità dei pensieri e ai nessi logici tra un’affermazione e l’altra, spinge ad applicare la stessa chiarezza di metodo e di obiettivi anche alla propria vita.

La scrittura autobiografica (che è metodica, non episodica) può quindi essere un valido antidoto a un momento di crisi, quando ci si sente soli, fragili e non riconosciuti. La scrittura può diventare un’autocura soprattutto tra i 40 e i 60 anni, un’età di ripensamenti, di bilanci e di riflessioni, e spesso anche di svolta. Lo stimolo di partenza può essere un lutto importante, una separazione, la perdita del lavoro: a un certo punto si avverte la necessità di rimettersi in discussione. Non è necessario saper scrivere, basta aver qualcosa da raccontare. E qualsiasi storia, anche quella apparentemente più ordinaria o monotona, ha sempre qualcosa di unico”.[2]

I PAZIENTI IDONEI ALLA SCRITTURA COME TERAPIA

In linea generale sebbene tutti i pazienti potrebbero essere potenzialmente idonei a questo tipo di terapia, bisogna escludere dalla lista qui pazienti che provano ansia o frustrazione nello scrivere per paura di esserne incapaci o perché si sentono inferiori, in quanto la terapia non solo risulterebbe vana ma arrecherebbe maggiore stress al paziente.

E sebbene il terapista possa intuire o sapere con certezza che il paziente abbia sufficienti capacità e abilità per applicarsi nella scrittura senza problemi, ma manifestasse insicurezze o malessere nel farlo, si dovrà prima agire strutturando la terapia in direzione della correzione dei sentimenti di sfiducia, bassa autostima e autoconcetto (è l‘idea o l’immagine che abbiamo di noi stessi). Una volta affrontati e risolte tali problematicità, si potrà intervenire con la scrittura terapeutica.

Un altro dato molto positivo di questa terapia è che aiuta visibilmente i pazienti che hanno difficoltà ad esprimersi verbalmente in maniera esaustiva e completa, non riuscendo a comunicare all’esterno a voce i loro pensieri, sentimenti, emozioni, frustrazioni o vicissitudini. Per tali persone scrivere risulta un ottimo modo per buttare fuori senza pressioni o turbamenti tutto ciò che solitamente viene celato internamente senza possibilità di espressione.

Scrivere i propri sentimenti, pensieri e desideri risulta uno dei modi migliori di fare ordine nella propria testa e conseguentemente nella propria vita.

Al caos della mente, con mille idee sempre in aria, subentrano idee chiare e concise attraverso la scrittura che aiuta particolarmente le persone introverse ed ermetiche.

LA SCRITTURA COME TERAPIA: il significato

Riportiamo le sagge parole di Alessandra Perotti, scrittrice e divulgatrice di successo:

“Più volte, in numerosi testi,  Duccio Demetrio, Fondatore della Libera Università dell’Autobiografia, ha sottolineato il valore della scrittura come cura, nel senso di prendersi cura della propria storia.  Quello che conta è comprendere quanto una pratica così semplice e alla portata di tutti possa apportare benessere a ciascuno di noi.

Forse la parola terapia ci fa un po’ paura. Terapeutico è ciò che aiuta e fa bene. Nessuno con un minimo di buon senso consiglierebbe mai di curare patologie conclamate con la scrittura ma ci sono anni e anni di studi che mostrano quanto scrivere possa lleviare i disagi. Pennebaker, a cui dobbiamo gli studi sulla scrittura espressiva come forma di cura, nel suo libro Il potere della scrittura mostra come scrivere di un disagio ci faccia prendere le distanze dal disagio stesso; molti disturbi psicosomatici e depressioni definite di media intensità possano trovare giovamento dalla scrittura. Importanti sono anche i risultati della medicina narrativa. Narrative Medicine. Honoring the Stories of Illness di Rita Charon, uscito negli Stati Uniti nel 2006 e in Italia nel 2019 con il titolo Medicina Narrativa. Onorare le storie dei pazienti.

“La cura inizia – scrive Rita Charon – quando i pazienti parlano dei sintomi o della paura di essere malati, prima con se stessi, poi con i propri cari, infine con i professionisti della salute. La sofferenza non deve essere espressa solo nel trattamento dei traumi ma anche nella medicina di tutti i giorni. Le storie pubblicate dai pazienti, o patografie, lo mostrano bene: la malattia si manifesta nel corpo, nelle relazioni, nel Sé. È necessario raccontare il dolore per sottrarsi al suo dominio”.

QUANDO APPLICARE LA SCRITTURA TERAPEUTICA

Una volta appurato lo stato di abilità e non sofferenza nell’applicare la scrittura quale metodo terapeutico, si deve adattare al caso specifico del paziente il contesto di riferimento.

Le situazioni in cui si opta più spesso per un terapia basata sulla scrittura sono le seguenti:

  • Gestione di sentimenti negativi riguardo eventi del passato.
  • Ricordi traumatici.
  • Disturbo Post Traumatico da Stress.
  • Abusi sessuali.
  • Elaborazione di un lutto.
  • Accettazione di cambiamenti del proprio ruolo e del ciclo vitale.
  • Necessità di guardare i problemi in prospettiva.
  • Necessità di miglioramento dell’autostima.
  • Prevenzione delle ricadute (sia nel caso delle dipendenze sia nel caso di disturbi come ansia e depressione).

Oltre ai casi sopracitati, tutti riguardanti la psicologia clinica, ossia quella basata su una diagnosi vera e propria, la scrittura può rivelarsi uno strumento terapeutico anche nei percorsi di coaching e crescita personale.

la scrittura può rivelarsi la strategia migliore soprattutto nei casi nei quali si mira a definire i propri obiettivi ed elaborare un piano d’azione per raggiungerli.

Avere davanti ai propri occhi, per scritto, ciò che si vuole realizzare e pensare a come riuscirci è anche una strategia motivazionale che permette di concentrarsi al meglio sui propri obiettivi.

SCRITTURA TERAPEUTICA: come applicarla con il terapista

Ci sono numerose modalità per applicare la scrittura creativa nel concreto del proprio quotidiano e spesso viene adoperata per raggiungere obiettivi molto precisi.

Essa comprende diverse attività raggruppabili in tre categorie: lettere, frasi o messaggi e diari.

1)La lettera è piuttosto diffusa in psicoterapia e consiste nel chiedere al paziente di scrivere una lettera a se stesso, a qualcun altro o persino ad un sintomo. Nella lettera, il paziente deve esprimere tutto quello che pensa o prova e durante la seduta psicologica potrà discuterne col terapeuta.

2)Come altro metodo, si utilizzano frasi e messaggi quasi sempre rivolti a se stessi in cui si cerca di porre l’attenzione sulle proprie qualità fondamentali per automotivarsi ed evitare di scontrarsi con i soliti ostacoli. In questo caso, al paziente viene chiesto di scrivere dei post-it e di posizionarli in un luogo visibile, oppure gli viene suggerito di mettere nel proprio portafogli una frase, un biglietto che possa aiutarlo a ritrovare la carica e la motivazione nel momento del bisogno.

3)Infine, vengono spesso utilizzati in terapia i diari. Questa attività prevede che il paziente affronti ogni giorno un argomento scelto con cura. In questo modo, il paziente può vedere con i suoi occhi l’evoluzione del suo problema, i suoi miglioramenti e i suoi cambiamenti. Tuttavia, affinché il diario si riveli utile, non basta mettere su carta i propri pensieri, bensì è necessario analizzarne il contenuto con il terapeuta. Solo in questo modo sarà possibile sfruttare al massimo le potenzialità del diario ma ciò non toglie che il paziente possa provare un certo sollievo già nello scrivere il proprio diario personale.

SCRITTURA TERAPEUTICA: come applicarla da soli in autonomia

In caso si voglia provare a scrivere in modo terapuetico da soli in autonomia senza l’aiuto di un terapista vi sono dei validi esercizi o metodi che possono essere applicati con forte giovamento

Di seguito alcuni esercizi utili che riportiamo come esempi[3]:

  • Inizia in modo semplice: annota il tuo stato d’animo, giorno per giorno, come pratica di alleggerimento mentale. Registra come stai. Questa scrittura la puoi praticare senza aver bisogno di particolari guide.
  • Prova a cimentarti con il diario, puoi scrivere il diario dei pensieri e delle emozioni. Oppure un vero e proprio diario cronologico di ciò che ti accade.
  • Quando hai bisogno di fare un’analisi di te, di porre le basi per un cambiamento puoi cimentarti anche con le lettere in particolare con la lettera a se stessi. Le lettere rappresentano una modalità molto efficace di scrittura terapeutica anche nell’ambito delle relazioni.
  • Ci sono ferme di scrittura molto profonde che sono precedute da un momento di introspezione, raccoglimento, meditazione. Riservati uno spazio per te, ritrova calma, osserva quello che passa nella tua mente e come ti senti. Poi scrivi.
  • E se te la senti fai un passo oltre e prova a scrivere la tua storia, a intraprendere un vero e proprio percorso autobiografico.

COLTIVARE L’ABITUDINE ALLA SCRITTURA TERAPETUTICA: come fare[4]

Riportiamo le sagge parole della scrittrice Alessandra Perrotti:

“La scrittura è considerata anche una forma di meditazione per la capacità di condurci in profondità. Scrivere calma la mente, permette di dare forma e nome ai pensieri portando chiarezza di visione.

Se è così importante come potremmo fare per farla diventare un’abitudine quotidiana?

  • Scegli un tempo: prova ad individuare un’ora al giorno (ma anche meno) da dedicare alla scrittura. Magari il mattino presto o la sera prima di dormire.
  • Scegli un luogo: un luogo che sia tuo o almeno in cui tu possa scrivere indisturbato. Non dico la stanza tutta per sé di Virgina Woolf o la camera studio di Emily Dickinson ma un angolo in cui tu possa sentirti in pace e tranquillità.
  • Scegli gli strumenti: questa è una scrittura che andrebbe praticata a mano per cui scegli un bel quaderno, diario o agenda e una penna o una matita che ti consentano di scrivere senza sforzo. Io uso la penna stilografica proprio per questo. Però se senti di trovarti più a tuo agio scrivendo al pc, va bene. Ciò che conta è che tu ti possa dedicare questa parentesi tutta per te”.

Ed ancora, la scrittrice afferma che eista una “settimana della scrittura terapeutica Di che cosa si tratta? Ecco che cosa suggerisco il lunedì:

Scrittura mattutina

Introducete la scrittura con un’annotazione sul tempo atmosferico, osservate il cielo o il panorama dalla vostra finestra. Descrivete il vostro stato d’animo e perché, secondo voi, vi sentite così.

Scrittura pomeridiana

Prendete nota di una frase o una parola che avete sentito e vi ha colpito o che non volete dimenticare. Oppure descrivete un pensiero che è passato nella vostra mente dal momento del risveglio fino all’esercizio di scrittura. Precisate che tipo di sensazioni ha generato in voi quel pensiero.

Scrittura serale

Com’è andata la giornata? Che cosa pensate sia accaduto oggi d’importante o degno di essere ricordato?

SCRITTURA TERAPEUTICA: i benefici [5]

“Scrivere per guarire significa affidarsi alla scrittura come percorso di supporto, di conforto, di compagnia costante. La scrittura è un rifugio in cui possiamo isolarci quando ne abbiamo bisogno ma, come ho detto tante volte, è anche un ponte che ci guida nel mondo e all’incontro con gli altri.

Vediamo però insieme alcuni dei principali benefici della scrittura terapeutica.

  • La scrittura è una forma di autoanalisi. Non sostituisce le sedute dall’analista, quando sono consigliate e necessarie, ma permette – come del resto molti psicoterapeuti sostengono – di essere un utile supporto per terapie in atto. Ci sono situazioni invece in cui la scrittura ci aiuta in caso di piccoli o medi malesseri. Accade quando abbiamo bisogno di spazio-pensiero, di riflessione, quando avvertiamo la necessità di portare chiarezza o anche solo confessare qualcosa che ci pesa.
  • Scrivendo si genera un effetto di “rinascita” proprio perché portiamo sempre più consapevolezza nella nostra vita.
  • Scrivere ci permette di arrivare in profondità, è una delle vie attraverso cui raggiungiamo la nostra memoria involontaria, il nostro inconscio.
  • La scrittura ci porta comprensione di ciò che non è sempre subito percepibile nel quotidiano, aprendo porte inimmaginabili e lasciandoci guardare oltre.
  • La scrittura è popolare e democratica: scrivere è semplice, non richiede l’utilizzo di mezzi o strumenti particolari.
  • La scrittura rende onore alla memoria. Scrivere di ciò che è accaduto significa salvarne la memoria.
  • Scrivere ci permette di creare un quadro d’insieme di tanti frammenti che vagano sparsi nella nostra mente, spesso confusi o disordinati, non chiari o definiti.
  • La scrittura è strumento di educazione. Auspico davvero – e in molti casi già avviene – che la scrittura di sé, il diario, le lettere siano portati nelle scuole a partire dalle primarie, in modo che i bambini sentano come naturale conoscersi attraverso la scrittura, descriversi, trovare le parole per esprimere, compatibilmente con l’età, il proprio sentire.
  • Costa meno di una seduta dall’analista. Intendiamoci non sostituisce l’analista ma – a parte che molti psicologi e psichiatri utilizzano ogni giorno la scrittura con i loro pazienti – può supportare una terapia in atto, può essere una fase iniziale; a volte, come in molti casi pratici che ho potuto verificare, è persino risolutiva: casi in cui abbiamo bisogno di portare chiarezza, di comprendere, di confessarci.
  • Possiamo praticarla tutti senza particolari abilità legate alla lingua, alla conoscenza della grammatica.
  • Semplicità dei supporti e degli strumenti: qualcuno mi chiede quali supporti utilizzare per praticarla. Non richiede mezzi o organizzazioni particolari, carta e penna, un luogo tranquillo (ma a volte anche affollato) va bene quando sentiamo il bisogno di scrivere, di esprimerci.
  • Come detto consiglio sempre la scrittura a mano poi si può passare al pc per raccogliere i testi scritti e salvarli. Se no basta un’agenda, un quaderno, un diario, quello che vi piace. La carta è silenziosa, accogliente, discreta: accoglierà le vostre confessioni come un’amica fedele e le custodirà. Insieme alla penna che scorre si prenderà cura dei vostri pensieri, magari anche delle lacrime ma vi sarà supporto incredibile per alleviare dolore e paura.  Oltre a quelli appena citati possiamo vedere anche altri aspetti in cui emerge chiaro il ruolo della scrittura terapeutica.

 

 

 

[1] di Marta Erba (Medico e psicoterapeuta del Centro Medico Santagostino)

[2] di Marta Erba (Medico e psicoterapeuta del Centro Medico Santagostino)

[3] Alessandra Perrotti- alessandraperrotti.com

[4] Alessandra Perrotti- alessandraperrotti.com

[5] Alessandra Perrotti- alessandraperrotti.com

Una mente performante è di certo uno dei motori più importanti per affrontare le giornate lavorative al meglio.

Solo mantenendo la concentrazione, trovando un focus e non lasciandosi distrarre da questioni non attinenti alla vicenda di cui ci stiamo occupando, si evitano stress e preoccupazioni inutili che andrebbero a sovraccaricare il nostro sistema psico-fisico.

Per ottenere una mente concentrata, attiva e ben focalizzata la si può allenare attraverso un Allenamento Mentale composto da dei veri e propri esercizi mentali o tecniche.

In questo articolo parleremo di alcune tecniche, esercizi e modus operandi virtuosi che si possono applicare nell’allenamento mentale di tutti i giorni, per gestire al meglio gli impegni, scadenze, problemi e per mantenere performance elevate con la massima concentrazione e focus.

Gli esercizi in questione sono ripresi dalla disciplina della PNL (Programmazione Neuro Linguistica) che consiste in una teoria con le relative tecniche mentali per migliorare le prestazioni in campo lavorativo, sportivo, nella vita quotidiana e per il proprio benessere psichico.

Quello che non va dimenticato mai è che la mente al pari del corpo può essere allenata per incrementare le prestazioni al fine di raggiungere i propri obiettivi in maniera più lineare, efficace ed efficiente.

Tutti gli esercizi e tecniche per l’allenamento mentale della PNL, al pari degli esercizi di un qualsiasi workout necessitano di costanza, regolarità, progressività, pazienza e determinazione per ottenere nel tempo dei risultati tangibili.

Per poter allenare la mente al successo in qualsiasi ambito si vogliano utilizzare le tecniche di cui parleremo ed affrontare qualsivoglia problema, evento o prova da superare; bisogna costruire degli schemi mentali pre-competizione (pre-prova o pre-evento) in modo da entrare in uno stato mentale ben focalizzato in automatico ogni volta che si necessita di concentrazione immediata e costante.

Di seguito maggiori dettagli.

LA PNL

La PNL, i cui capisaldi possono essere riportati riportando le parole dei suoi due capostipiti (Richard Bandler e John Grinder) può essere definita così: “Non si vincola ad alcuna teoria, ma possiede lo status di un modello, un insieme di procedure la cui misura di valore è l’unità e non la verità. La PNL presenta strumenti specifici che possono essere utilizzati efficacemente in qualsiasi interazione umana”.

Con tali parole si ribadisce il concetto che la PNL non sia al pari della religione, un diktat sterile proselitista al quale appoggiarsi e seguire in maniere cieca, bensì, una vera e propria raccolta di procedure con degli strumenti specifici che mirano a supportare le persone nella loro quotidianità.

 LE REGOLE PER APPROCCIARSI AD UN ALLENAMENTO MENTALE

Di seguito sono presentate alcune regole o esercizi fondamentali per poter effettuare un allenamento mentale in maniera efficace e redditizia:

  • PERIODO: è importante mettere in pratica gli esercizi e le tecniche per un periodo più o meno lungo.
  • COSTANZA: bisogna effettuare queste esercitazioni in maniera costante e quotidiana.
  • ALLENAMENTO CORPO-MENTE: allenatevi sia fisicamente e sia mentalmente per ottenere un duplice risultato combinato.
  • STEP BY STEP: allenarsi su un solo aspetto (o limite) per volta utilizzando una determinata tecnica.
  • NIENTE GUIDIZI AFFRETTATI: non giudicare prematuramente il risultato ottenuto nelle prime esercitazioni, come per l’allenamento fisico è necessario del tempo per verificare i miglioramenti.
  • NIENTE TERMINI E GUIDIZI NEGATIVI: evitare di utilizzare termini negativi per esprimere il risultato finale delle esercitazioni e non demoralizzarsi alle prime prove.
  • NIENTE FORZATURE: è bene non forzate le tecniche e le esercitazioni in modo da sentirsi liberi di allenarvi mentalmente in modo da rendere il processo divertente e rilassante evitando di creare stress ulteriore.
  • CONDIVISIONE: molto utile è condividere con un amico l’allenamento mentale, lo sviluppo di un determinato aspetto, esercitandovi insieme per motivarvi l’uno con l’altro.
  • VERSATILITA’: è fondamentale utilizzare la stessa tecnica ed esercitazione su diversi aspetti tecnici, utilizzando le tecniche di visualizzazione dell’obiettivo e dell’ancoraggio. (La tecnica di visualizzazione, chiamata anche visualizzazione creativa, è “una tecnica che consiste nell’immaginare o visualizzare delle cose o delle situazioni nella propria mente per provocarne la materializzazione e l’accadimento nella realtà. La tecnica di ancoraggio consiste nel produrre uno stimolo in risposta ad uno stato d’animo proprio di un’esperienza passata. Come risultato, quello stato d’animo viene “ancorato” e portato al presente).
  • FOCUS CHE CONTANO: per avere motivazioni costanti bisogna focalizzarsi e allenarsi mentalmente su aspetti che sono importanti per la propria attività, più sono importanti e maggiori risultati si otterranno alla fine di un periodo di allenamento mentale.
  • VARIETA’: come per l’allenamento fisico, è importante provare varie tecniche, varie esercitazioni e applicarle a diversi aspetti che si ritendono importanti, avendo dunque, maggiori stimoli mentali e migliori risultati finali. Mai fossilizzarsi.

Gli esercizi appena menzionati sono solo alcuni delle numerose regole che si possono utilizzare per approcciarsi all’allenamento mentale nel migliore dei modi possibili, provando sulla propria pelle come queste tecniche ed esercitazioni siano effettivamente positive per corpo e mente.

Molto importante nell’iter di allenamento mentale è sicuramente il Momento pre-gara, pre- competizione, pre-evento o pre-performance.

In tale momento della competizione sicuramente un aspetto fondamentale è dato dal Riscaldamento Mentale.

Un corretto approccio alla gara è importantissimo in quanto un momento pre-performance negativo compromette tutta la performance futura. Per questo, evitare interferenze esterne che non creino ulteriore tensione e annebbino la mente è fondamentale.

 LA TECNICA DEL RISCALDAMENTO MENTALE

Parte  fondamentale di qualunque allenamento mentale è la tecnica del “Riscaldamento Mentale” del momento pre-gara, ossia l’entrata in uno stato mentale e meditativo di concentrazione pre-performance (che sia una prestazione fisica per una gara o una prestazione lavorativa), nel quale la mente direziona la concentrazione focalizzandosi su diversi aspetti importanti della performance da sostenere, i quali di solito consistono in:

  • Obiettivo: è fondamentale che nella fase pre-competizione, ossia nel momento in cui ci si trova nella fase di riscaldamento mentale, si abbia un chiaro e ben fissato obiettivo da raggiungere, esprimendolo in maniera positiva. Non avere idee chiare prima della competizione su quello che può essere l’obiettivo finale ci preclude tutta la performance, mentre saperlo, ci permette di capire meglio come poterlo raggiungere.
  • Modalità: una volta presa consapevolezza dell’obiettivo da raggiungere è di vitale importanza capire come raggiungerlo. Ad esempio, dobbiamo sapere “a che ritmo” poter correre una gara di corsa per raggiungere il traguardo finale. Dunque, diventa importante nella fase di riscaldamento mentale prefiggersi una tattica di gara efficace.
  • L’atteggiamento: nella fase del riscaldamento mentale si deve analizzare la propria condizione fisica, verificando il proprio stato d’animo per capire come viene percepito quel momento pre-competizione, quali sono le sensazioni e le emozioni che prendono il sopravvento in quegli attimi pre-gara o pre-performance. La consapevolezza della propria condizione sul momento presente è di fondamentale importanza per ottenere una peak performance (una prestazione nella quale ci si esprime al di sopra del proprio livello abituale). Inoltre, questo atteggiamento è importante nei riguardi dei propri compagni, colleghi o amici, del gruppo con cui si condivide l’esperienza sportiva/lavorativa/organizzativa.
  • Analisi del luogo: importante diventa anche l’analisi del luogo ove effettuare la propria performance includendo il planning dell’evento, eventuali dead line, o per una gara/competizione la partenza, l’arrivo e in generale, tutti gli elementi importanti da non trascurare. Tutto ciò permette di mantenere un maggior controllo e una maggiore consapevolezza delle attività da affrontare dopo la prima fase di riscaldamento mentale.

Oltre ai punti suddetti sui quali concentrarsi durante il riscaldamento mentale, è fondamentale trovare sempre il momento, il luogo, la condizione psico-fisica e lo stato mentale adatti a praticare questa tecnica mentale per potersi preparare al meglio all’evento o allo scopo prefissato.

Diventa necessario quindi, che il riscaldamento mentale venga fatto prima della performance in un luogo rilassante e in uno stato d’animo di serenità e tranquillità.

 STATO D’ANIMO E CARICA PSICOLOGICA: la tecnica di Caricamento Psicologico

Fondamentale per una preparazione adeguata pre-evento/performance è la carica psicologica con cui ci presentiamo all’evento, la quale può influenzare in modo negativo o positivo la situazione.

Lo stato d’animo, di concentrazione e carica psicologica con cui affrontiamo il momento precedente alla performance, gara o evento ci indica il livello di preparazione con il quale stiamo affrontando la situazione.

Secondo alcuni studi avere una carica psicologica di livello medio o intermedio sia più idoneo per ottenere una peak performance, piuttosto che avere livelli troppo carichi o scarichi.

Difatti, sia l’essere poco motivati, scarichi, poco concentrati o affranti o l’essere troppo carichi, nervosi o esaltati fa disperdere energia e non permette in entrambi i casi di avere le condizioni mentali e fisiche appropriate per affrontare le sfide.

Secondo gli esperti di PNL sono necessarie queste azioni/attività pre-competizione per caricarsi psicologicamente in maniera idonea ad affrontare la prova:

  • Ricordi: immaginare, visualizzare delle ottime prestazioni svolte in passato permette alla nostra mente e al nostro corpo di caricarsi in maniera positiva per l’evento, di farvi sentire in uno stato di grazia già vissuto che sentite vostro.
  • Stato mentale: a seguito del primo punto, ci si trova in uno stato di preparazione alla gara ottimale, totalmente associati ed immersi nella attività che si sta svolgendo, sia mentalmente, sia fisicamente.
  • Visualizzazione: per rendere ancora più efficace questo stato di preparazione si può racchiudere questo momento in una immagine positiva, oppure come molti campioni fanno, in una parola da ripetersi come un mantra, o un gesto fisico che richiami alla mente questo stato di grazia.
  • Pratica: una volta trovato il proprio stato mentale e carica psicologica ideali, è bene  immergersi completamente nel momento presente, nell’azione che si deve svolgere, nell’evento e soprattutto, immaginandosi nel frattempo nell’atto di svolgere quella specifica azione e ritrovando così, il proprio equilibrio psico-fisico.

LA POSITIVITA’: la tecnica di Sviluppo degli Obiettivi Positivi

Oltre alle due tecniche di Riscaldamento Mentale pre gara e di Carica Psicologica, vi è nel processo di allenamento mentale, la tecnica di Definizione e Sviluppo Di Obiettivi Positivi, che consiste nel definire gli obiettivi in maniera corretta e nello svolgere azioni programmate e concrete che realizzino l’obiettivo prefissato.

Secondo tale tecnica si definiscono i seguenti step strategici:

  • OBIETTIVI REALI E MIRATI: gli obiettivi devono essere alla propria portata e si deve mirare con le proprie azioni a raggiungerli in un tempo più o meno programmato.
  • OBIETTIVI POSITIVI: gli obiettivi devono essere definiti in termini positivi.
  • OBIETTIVI SPECIFICI: più si dichiarano dettagli specifici del proprio obiettivo, migliore sarà il risultato finale.
  • RISULTATO ECOLOGICO: si definisce ecologico in quanto il raggiungimento del proprio risultato non deve danneggiare nessuno, sia l’ambiente, sia avversari, sia compagni o esterni.
  • AGIRE E NON PENSARE: nel momento in cui si abbia un obiettivo in mente, non bisogna pensarci troppo, bisogna buttarsi a capofitto nella propria avventura, esperienza e nella programmazione della preparazione che conduce al raggiungimento dell’obiettivo.

Come ogni tecnica, come ogni esercitazione che si rispetti anche queste tecniche di allenamento mentale devono essere provate molteplici volte e solo in questo modo possiamo sperimentare il loro vero valore aggiunto nel raggiungimento dei propri scopi.

Nella vita ci sono poche cose che non si possono comprare, e alcune di queste sono le emozioni e i sentimenti.

Certamente un sentimento potente, che può cambiare il corso della nostra vita è la GRATIDUTINE.

Questa influente emozione ci porta a vivere meglio ed apprezzare l’essenza stessa di ciò che abbiamo e di ciò che siamo.

In un mondo fatto di continua ed asfissiante ricerca del “di più” l’unica arma che abbiamo per essere felici e apprezzare la nostra vita è ESSERE GRATI.

Questo sentimento ci rende LIBERI dall’essere assoggettati a bisogni continui di volere sempre più cose, sempre più soldi, potere, affermazione, riconoscimento, e sempre più degli altri.

Solo attraverso la GRATITUDINE si può gioire del presente, viverlo a pieno ed evitare di desiderare sempre qualcos’altro anelando al futuro troppo incerto e non godendosi a pieno la vita nell’attimo presente.

La gratitudine, come tutte le emozioni può essere gestita o allenata, come un vero e proprio esercizio fisico in modo da insegnare a noi stessi ad autodisciplinarsi nell’essere grati alla vita ogni giorno, in modo da stabilizzare i nostri pensieri su energie positive attirando sempre di più altri pensieri carichi di positività e scacciando via le frequenze negative che attirano depressione, ansia, stress e ci impediscono di essere felici.

Un ottimo modo per esercitare questo sentimento è la cosiddetta CAMMINATA della Gratitudine ideata da Tony Robbins, il padre della PNL internazionale, saggista e life coach motivazionale, che ha pensato a questa attività come un allenamento giornaliero aiuti la propria mente a sviluppare la gratitudine.

Questo tipo di allenamento così particolare, permette soprattutto ad inizio giornata fin dalle prime ore del giorno, di ottimizzare il proprio risveglio e di assumere maggiore consapevolezza della nostra energia positiva canalizzando le giuste emozioni portatrici di benessere nella nostra AURA energetica e mentale.

DEFINIZIONE e CARATTERISTICHE

La camminata della gratitudine è un allenamento mentale che permette di prendere consapevolezza di se stessi in un’ottica positiva e motivante al fine di migliorare il nostro livello di pensieri, di canalizzare le energie positive e sintonizzarsi su pensieri ricchi di positività che migliorano il proprio umore e ci rendono felici, rilassati e spensierati.

Questo tipo di attività aiuta a manifestare una mentalità positiva, carica di entusiasmo per la vita e per i propri obiettivi e progetti personali.

La teoria alla base ella camminata della gratitudine è la Legge di Attrazione, la quale sancisce che il pensiero sia una frequenza che in caso di positività attira altri pensieri (frequenze) della stessa natura, ossia positivi, permettendo di generare un canale di positività continuo che porta esperienze positive, giovando al proprio benessere e portando soddisfazione e felicità.

Il pensiero governa le nostre azioni e se vogliamo nella nostra vita positività dobbiamo attirarla e pensare in maniera positiva, al contrario, se ci focalizziamo sulla negatività otterremo solo pensieri negativi ed esperienze di questo tipo.

La Gratitude Walk, nome originale della Camminata della Gratitudine è fonte di notevoli benefici per il proprio benessere psico-fisico poiché permette di liberarsi dai pensieri tossici, smaltire lo stress e i pensieri negativi e di migliorare l’umore donando un senso di felicità e appagamento non indifferente.

Il principio alla base di questo allenamento si fonda nella Scienza della Psicologia positiva, la quale sancisce che per portare avanti il proprio cammino di luce dobbiamo liberarci dalle sensazioni, energie e pensieri negativi per focalizzarci invece sugli aspetti positivi che la vita ci offre per vivere al meglio i momenti e le esperienze che la vita ci porta, attirando verso di noi solo il meglio e il positivo.

BENEFICI

Svariati sono i benefici che la camminata della Gratitudine apporta sia a livello fisico che psichico:

  • Miglioramento della qualità del sonno
  • Miglioramento della circolazione sanguigna
  • Miglioramento dell’umore

COME SI FA

Per eseguire la Gratitude Walk non esiste un metodo più giusto o sbagliato come afferma lo stesso Tony Robbins.

Conta solamente lo stato d’animo con il quale portiamo avanti la camminata, il modo con cui la affrontiamo ed esprimiamo la nostra gratitudine verso noi stessi, la vita e verso gli altri.

Il segreto consiste nel concentrarsi sull’essere grato e presente in quel momento con tutta la nostra essenza esprimendo la propria gratitudine a pieno, indipendentemente se in silenzio a voce alta, da soli o in compagnia.

Un ottimo modo per sentirsi grati a pieno è guardarsi intorno, focalizzarsi sugli elementi della natura che ci circondano, apprezzandone la bellezza e il loro ruolo nel mondo.

Se è vero che focalizzarsi sul positivo è importante, lo è ancora di più ripensare alle proprie esperienze negative in senso POSITIVO, individuarle come tasselli della propria vita che seppur all’apparenza negativi ci hanno insegnato qualcosa e ci hanno portato e crescere, migliorarci e capire chi siamo davvero; perché se è vero che le nostre azioni positive ci rendono felici, è vero anche, che dalle esperienze negative impariamo ad apprezzare veramente il positivo, perché ci rendiamo conto di quanto sia raro essere felici e in pace con se stessi.

Solamente attraverso l’accettazione dei propri lati bui e delle proprie esperienze negative potremo trovare la luce e vederne il lato positivo anche su qualcosa che alla apparenza lati buoni non ne ha.

Queste linee guida sono semplici ma preziosi consigli che se applicati ogni giorno potranno certamente giovare al vostro umore e insegnarvi ad apprezzare il presente vivendolo con felicità.

Raggiungere il successo è certamente uno degli obiettivi più richiesti da ognuno di noi.

Per ottenere dei risultati occorre tuttavia, una organizzazione mentale non indifferente, in quanto, l’unico modo per realizzare i propri obiettivi è focalizzare la mente in maniera positiva su di essi e organizzare una struttura mentale a sostegno degli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Tale struttura mentale coincide con una impalcatura composta da abitudini, pensieri, azioni e comportamenti che necessitano di essere organizzati e catalogati all’interno di un processo mentale di raggiungimento dell’obiettivo stesso.

Tale processo mentale può essere paragonato ad un percorso lungo il quale la nostra impalcatura mentale corrisponde al mezzo e l’obiettivo alla meta, e al fine di raggiungere l’obiettivo, è importante avere il migliore mezzo, ossia la migliore impalcatura mentale.

La domanda che sorge spontanea è: come poter ottenere una impalcatura mentale efficiente?

Innanzitutto, capiamo cosa sia un’impalcatura mentale: essa corrisponde ad una vera e propria costruzione all’interno della nostra mente: immaginiamo una libreria con scaffali vuoti, all’interno dei quali possiamo inserire vari libri. Questi libri non sono altro che dei topic mentali composti da:

  • Pensieri: idee semplici che si formano di continuo all’interno della mente, molto mutevoli e in continuo sviluppo ed evoluzione.
  • Abitudini: pensieri radicati che vengono declinati in comportamenti di routine ripetuti nel tempo.
  • Comportamenti: le azioni che svolgiamo su impulso di una idea o pensiero.
  • Credenze: idee complesse e radicate profondamente all’interno della struttura mentale, non facilmente modificabili e spesso associate a comportamenti specifici e ripetuti nel tempo.

Ogni topic mentale è un tassello della impalcatura mentale che si va a costruire in relazione ad uno specifico bisogno: ad esempio l’impalcatura mentale “mangiare” è una struttura che si crea in relazione al bisogno di nutrirsi, così come quella del “dormire” si crea in relazione al bisogno di riposo.

Ogni impalcatura mentale può essere efficace o meno a seconda dei tasselli che la costituiscono e dunque, se per esempio nella impalcatura mentale “mangiare” ci fossero delle credenze, abitudini o pensieri relativi all’ impalcatura “allenamento” il cervello non potrebbe soddisfare il bisogno di nutrirsi, inducendo il corpo ad effettuare azioni appartenenti ad un diverso ambito (iniziando a correre invece di mangiare in questo caso).

Per tale motivo, è fondamentale scegliere correttamente i tasselli che compongono l’impalcatura mentale che vogliamo costruire. Difatti, nel caso dell’impalcatura necessaria a raggiungere degli obiettivi, è importante inserire dei tasselli efficaci al fine suddetto.

Quali sono questi tasselli vincenti per il successo?

È importante capire che l’impalcatura mentale che vogliamo costruire per raggiungere un determinato scopo deve avere i giusti tasselli:

  • VISUALIZZAZIONE: il nostro focus per essere raggiunto deve essere visualizzato. Una buona regola è quella di scriverlo, disegnarlo, visualizzarlo in altre persone, oggetti, aspetti della vita, comportanti, il più possibile, in modo da sintonizzare la nostra frequenza d’onda di pensiero con quella dell’obiettivo stesso.
  • PENSIERI POSITIVI: fondamentale per raggiungere l’obiettivo è avere pensieri positivi che permettano di vedere in ottica propositiva le varie fasi della vita anche situazioni di per sé negative.
  • CREDERE NELLA REALIZZAZIONE: credere in ciò che facciamo è il primo punto essenziale, se non crediamo che riusciremo a raggiungere l’obiettivo non lo raggiungeremo mai. Dobbiamo essere i primi fautori del nostro destino e per questo dobbiamo investire il nostro credo su di esso se vogliamo risultati.
  • ATTEGGIAMENTI POROPOSITIVI: essere attivi, dinamici, intraprendenti e sempre in movimento stimolando la mente e il corpo con continui nuovi stimoli e novità permette non solo di rimanere sempre sulla retta via, ma anche, di scoprire nuovi percorsi, facilitazioni, nuove vie, nuovi strumenti, che possono aiutarci a raggiungere meglio e in minor tempo l’obiettivo.
  • PROBLEM SOLVING: gli obiettivi non sono facili da raggiungere ma se si prova a trovare sempre soluzioni ai problemi, si sviluppa la capacità di problem solving che permette di avere sempre attitudine al successo e permette di faticare di meno nell’ottenimento dello scopo prefissato.
  • ORGANIZZAZIONE: nessun obiettivo si potrà mai raggiungere senza una vera e propria organizzazione mentale: occorre eseguire dei passaggi ben strutturati per fissare il percorso da seguire per il raggiungimento dello scopo:
    1. FARE UN BRAIN STORMING: buttare giù diverse idee su quali obiettivi vogliamo scegliere come nostro FOCUS.
    2. FISSARE IL FOCUS: definire bene l’obiettivo e descrivere in concreto che cosa vogliamo fare definendone i dettagli.
    3. FISSARE UNA STRATEGIA: decidere e strutturare come si vuole ottenere l’obiettivo.
    4. ESPLICITARE IL MOTIVO: capire ed esplicitare la motivazione che ci spinge a desiderare quello scopo. E ’importante capire il perché si desidera tanto una cosa. Senza la vera e giusta motivazione nessuno obiettivo sarà raggiunto.
  • DICLIPLINA: se desideriamo raggiungere la meta bisogna esercitare le 4 Grandi doti: costanza, disciplina, pazienza e resilienza. Senza di esse, l’obiettivo potrebbe anche essere raggiunto e poi perso. Solamente il connubio di queste qualità permetterà di ottenere il successo duraturo nel tempo.
  • AGIRE: per arrivare alla meta non occorre solo pensare ma anche fissare nell’impalcature delle azioni che aiuteranno il raggiungimento stesso. Bisogna quindi AGIRE nel concreto con ogni mezzo, azione e modalità per avvicinarsi giorno dopo giorno all’obiettivo stesso (se ad esempio il nostro obiettivo è dimagrire non basterà pensare di dimagrire, ma ci si dovrà attivare iniziando a mangiare sano, comprando prodotti sani, iniziando un percorso con il nutrizionista, iscrivendosi ad un corso o facendo allenamento in maniera costante, ci si dovrà circondare di persone e hobby salutari, si leggeranno libri e altro sull’argomento e così via).
  • NETWORK: nella vita non siamo soli, bisogna sempre costruire un network di persone affini, con interessi comuni, che possano supportarci, stimolarci, spronarci e aiutarci al raggiungimento dei nostri obiettivi. La diversità arricchisce ma sempre se compatibile con la nostra struttura di credenze e obiettivi, persone troppo diverse da noi, con vizi, abitudini o credenze opposte o non affini al nostro obiettivo rischiamo di portarci fuori strada e di farci deviare dal percorso. La rete di relazioni è importante per fare in modo che il nostro mondo interiore sia connesso con quello esterno e che i due ambiti siano allineati ed in equilibrio. La loro collusione inevitabilmente porterebbe alla fine del nostro percorso.

 Ovviamente, costruire impalcature efficaci non è facile, bisogna esercitarsi, bisogna praticare iniziando a costruire queste strutture per obiettivi semplici, quali ad esempio: fare 20 minuti di camminata al giorno, non dimenticare oggetti specifici, iniziare il giovedì una disciplina o hobby da sempre rimandato, bere 2 tisane al giorno e via simili. Una volta che si riuscirà a rispettare la struttura e raggiungere piccoli obiettivi, si potrà applicare la medesima struttura anche ad obiettivi più grandi.

La PNL, (programmazione Neuro Linguistica) è una disciplina mentale che è stata oggetto di molti studi, corsi, seminati negli ultimi 30 anni proprio per gli effetti benefici e molto evidenti che ha portato in coloro che la avevano approcciata. Può essere spiegata secondo questo schema che riportiamo dall’articolo di Pnlpedia:

Modellamento: Modellare è un processo volto a identificare le strategie comportamentali utilizzate da una persona per erogare uno specifico comportamento ritenuto eccellente per poterlo replicare.Queste strategie comportamentali includono le strategie (sequenza specifica di rappresentazioni interne ed esterne che guida ad un risultato specifico), le convinzioni, i valori e la fisiologia. In altre parole modellare è il processo d’identificazione della differenza che fa la differenza tra una performance di successo e una mediocre. Durante questo processo, il modellatore codifica le strategie comportamentali essenziali in una serie di step, in questo modo ne permette la ripetizione. A questo punto il modellatore testa la strategia comportamentale “implementandola” su se stesso o sugli altri e ne verifica la validità. Nel caso in cui la strategia comportamentale porta allo stesso risultato, ossia alla performance eccellente, il modellamento è stato svolto con successo. Il modellatore può quindi disegnare un corso di formazione sulla strategia comportamentale e insegnarla agli altri o, addirittura, formare altri formatori che la insegneranno agli altri.

L’esempio di Milton H. Erickson: questo lavoro di modellamento è stato svolto dai Meta Kids su numerosi terapisti, uno fra tutti Milton H. Erickson.

 I Meta Kids hanno passato almeno 6 settimane con Milton H. Erickson intervistandolo, seguendolo durante le sessioni di terapia, leggendo la trascrizione o guardando le registrazioni delle sue sessioni di terapia.

L’obiettivo di questa fase era quello d’identificare come Milton H. Erickson:

  • utilizzava il suo linguaggio verbale, para verbale e non verbale;
  • le sue convinzioni: ciò che credeva essere assolutamente vero relativamente a se stesso, gli altri e l’universo;
  • i suoi valori: ciò che egli riteneva importante;
  • le strategie: la sequenza di immagini, suoni e sensazioni interne ed esterne che guidavano il terapista ad ottenere le sue performance di successo.

Durante il modellamento hanno per esempio notato che Milton H. Erickson per creare la trance utilizzava delle frasi (pattern) specifiche.

Esempi di questi frasi utilizzate da Milton H. Erickson includono:

  • “rilassarsi è importante”;
  • “il rilassamento può iniziare ora o tra un istante”.

I Meta Kids hanno identificato un quasi un centinaio di pattern utilizzati da Milton H. Erickson, alcuni dei quali sono stati scartati perché ritenuti superflui. Altri pattern invece sono stati trascritti in quello che oggi si chiama il Milton Model, una tecnica di comunicazione che viene generalmente insegnata in un corso PNL Practitioner. Questo modello serve a creare la trance nel cliente e a suggestionarlo. Purtroppo questo aspetto del modellamento è oggigiorno andato un po’ in secondo piano. Di conseguenza lo sviluppo di nuovi pattern dell’eccellenza è rallentato rispetto agli anni di pieno sviluppo della programmazione neuro linguistica.

La PNL è applicare le strategie che sono state modellate

Oggigiorno il concetto di PNL, quello che è sulla lingua della maggior parte delle persone, si è spostato dal modellamento, all’applicare le strategie che sono state modellate. Richard Bandler relativamente a questo aspetto sostiene che:

La PNL è un’attitudine e una metodologia, non la scia di tecniche che si lascia alle spalle.

Richard Bandler fa quindi ancora riferimento al modellamento (metodologia) e all’attitudine. Per attitudine si riferisce ai presupposti della PNL. Tra queste persone troviamo ancora lo stesso Richard Bandler e Robert Dilts.La maggior parte delle persone che modellano, sono generalmente i partecipanti ai corsi PNL Master Practitioner. In alcuni di questi corsi infatti, l’esame per ottenere la certificazione è un progetto di modellamento di un comportamento eccellente. Al giorno d’oggi quindi, la PNL è per lo più l’applicare i pattern e i modelli che sono stati modellati o creati nel tempo.

Questi pattern e modelli sono fra le altre cose applicati:

  • su se stessi per migliorare le proprie performance e raggiungere gli obiettivi;
  • nel coaching e nella terapia, per supportare il proprio cliente;
  • nella gestione della salute;
  • nella comunicazione con gli altri per creare migliori relazioni;
  • nella formazione, per facilitare l’apprendimento;
  • nella vendita e nel marketing con uno scopo persuasivo.

PNL (Programmazione Neuro Linguistica): che cos’è?

“La programmazione neuro linguistica è:

  • lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva;
  • lo studio dell’eccellenza umana;
  • una tecnologia che studia come le persone organizzano il loro modo di pensare, le loro emozioni, il loro linguaggio e i loro comportamenti per ottenere i risultati che ottengono;
  • una tecnologia per modellare le differenze che fanno la differenza tra i risultati ottenuti da una persona comune e quelli ottenuti dai geni in quell’attività”.

Secondo il suo Ideatore, Richard Bandler, che negli anni ’70 ha ideato il termine e la disciplina la definisce così all’interno dell’Oxford English Dictionary:

  • “La PNL è un modello di comunicazione interpersonale focalizzato primariamente sulla relazione tra schemi di comportamento di successo e la struttura dell’esperienza soggettiva che li genera;
  • La PNL è una terapia alternativa che si pone l’obiettivo di educare le persone alla conoscenza di sé, alla comunicazione efficace, al cambiamento degli schemi mentali e dei comportamenti emotivi”.

Nei prossimi articoli chiariremo meglio i concetti e ne spiegheremo le diverse sfaccettature.

  Credit to: https://pnlpedia.com/

 

 

 

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